2015
Conte, i segreti dell’addio alla Juventus
In uscita il libro che svela alcuni retroscena sull’attuale ct azzurro
Il mondo di Antonio Conte è complesso, caratterizzato da molte sfaccettature, ma soprattutto in continua evoluzione. Lo ha provato a raccontare il giornalista Alessandro Alciato in un libro, “Metodo Conte“, in uscita oggi. Il collega di Sky ha raccontato, ad esempio, le sfuriate rimaste segrete, i trucchi motivazioni e i retroscena dietro alle dimissioni alla Juventus, senza dimenticare il dolore per la vicenda sul calcioscommesse e le tensioni con il club bianconero dell’attuale commissario tecnico della Nazionale.
LA FURIA – Nel primo capitolo, ad esempio, viene tirato in ballo Gianluigi Buffon. Ecco uno stralcio: «17 maggio 2014, metà mattina, centro sportivo di Vinovo. Nel quartier generale della squadra, alla periferia di Torino, sembravano tutti felici. I giocatori, già campioni d’Italia nonostante la Serie A dovesse ancora finire. […] L’allenatore, così così. Contento ma non troppo tranquillo: lui voleva di più. La prima riga della classifica del campionato, cioè l’unica che nella sua testa contasse veramente, recitava: Juventus 99 punti. Novantanove, un’enormità. Il giorno successivo si sarebbe giocata l’ultima partita della stagione, in casa contro il Cagliari, e Conte rimuginava. […] “Dobbiamo entrare nella storia, più di 100 punti in Italia non li ha mai conquistati nessuno. E pure in Europa…” […] Quindi, quello Juventus-Cagliari non poteva essere preso sottogamba». Mentre Conte è seduto in sala video con gli altri giocatori, entra Buffon con Marotta: «Mister, scusi un istante, il direttore vuole fare chiarezza sulla questione dei premi da pagare alla squadra, dopo la vittoria dello scudetto». Non l’avesse mai detto, Buffon. In quei cinquanta metri quadrati si è scatenato l’inferno. Una furia di improperi rabbiosi, all’apparenza non giustificata dal momento. Conte si è messo a urlare, posseduto dal demonio di una possibile sconfitta o, ancora peggio, di una probabile pancia piena: «Mi avete rotto! Rotto, capito? E adesso andate tutti fuori dalle palle. Fuori, non voglio più vedervi. Fuori, ho detto!». «Ma, mister…». «Zitto Gigi, da quella bocca non deve più uscire una parola. Non me lo far ripetere. Proprio da te non me lo sarei mai aspettato. I premi… Ma pensa te, ’sti stronzi […] Gigi, tu sei il capitano. E non capisci niente di niente, anzi diciamolo proprio, tu non capisci un cazzo. Sei una delusione, una sconfitta appena apri la bocca. Tu come tutti questi altri deficienti».
LA SVOLTA – Nel febbraio 2014, invece, dopo il pareggio in rimonta del Verona, Conte mette la squadra difronte alle proprie responsabilità: «Alzi la mano chi pensa di vincere lo scudetto». Quei momenti sono stati ricordati da Giorgio Chiellini: «Ho pensato che grazie al nostro allenatore non avremmo più commesso errori come quello di Verona. Era chiaro che avremmo rivinto lo scudetto. A quel punto il gruppo era tutto dalla sua parte, e Conte ne aveva appena avuta una prova tangibile». Non riusciva a farsi una ragione, ad esempio, anche del perché la Juventus stesse perdendo contro il Milan: «Contro quelli! Non capisco come non riusciamo a vincere contro quelli! E giocano pure male».
DIVORZIO E TENSIONI – Ancora molto caldo è il tema relativo all’addio di Conte alla Juventus e alla sua nomina a commissario tecnico della Nazionale. Sono stati ricostruiti i motivi alla base del divorzio: il mancato acquisto di Juan Guillermo Cuadrado, le mancate rassicurazioni sulle conferme di Arturo Vidal e Paul Pogba, la tournée pre-campionato e i dissapori con l’ufficio stampa e in particolare con Claudio Albanese, responsabile della comunicazione, che Conte considerava incompatibile con la propria permanenza. «Non uso giri di parole, con la Juventus ci sono grosse difficoltà. Conte è una persona molto forte di carattere, si sente vessato dal suo ex club anche sotto certi aspetti economici, quindi direi che il recupero del rapporto con la Juventus è molto difficile. Poi anche Allegri ci ha messo del suo, quando ha detto che gli stage richiesti da Conte non andavano fatti», ha confermato il presidente federale Carlo Tavecchio. Il momento di maggiore tensione è stato quello dell’infortunio di Claudio Marchisio a Sofia alla vigilia della gara contro la Bulgaria: «Quelli sono stati momenti tesissimi. I più tesi da quando Conte è arrivato in Nazionale. Non era sereno, si sentiva vilipeso. Siamo stati insieme tutta la sera nell’albergo, era arrabbiato, la tensione aveva raggiunto livelli di guardia. […] “Presidente, c’è un disegno contro di me”. “Antonio, questo non è vero. Certo è che si è creata una situazione rocambolesca”. “C’è sempre la Juventus di mezzo, mi remano contro”, concluse il ct», ha raccontato Tavecchio.