2019

Le confessioni di Buffon: «Stavo per cadere in depressione ma poi…»

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Gigi Buffon on Fighting Back from Depression | The Players' Tribune

Gigi Buffon ha scritto una lettera a sè stesso quando aveva 17 anni: ecco la confessione choc a The Players Tribune

Gigi Buffon scrive a Gigi Buffon. È la lettera-confessione che il portiere della Juve ha scritto a sè stesso (fingendo di avere 17 anni) e pubblicata su The Players Tribune. Ecco la lettera integrale:

Caro Gianluigi diciassettenne,

Ti scrivo questa lettera stasera da uomo di 41 anni che ha vissuto tantissime cose nella vita e che ha fatto alcuni errori. Ho delle buone e cattive notizie per te.

La verità è che sono qui per parlarti della tua anima. Sì, la tua anima. Ne hai una, che tu ci creda o no.

Iniziamo con le cattive notizie. Hai 17 anni. Stai per diventare un vero calciatore come nei tuoi sogni. Credi di sapere tutto. Ma la verità, amico mio, e che non sai un cazzo.

Tra qualche giorno avrai la possibilità di esordire in Serie A con il Parma e non ne capisci abbastanza per avere paura. Dovresti essere a letto, a bere latte caldo. Ma che fai? Vai in un locale a bere una birra con il tuo amico della Primavera.

Bevi una sola birra, vero?

Ma poi esageri un po’. Pensi di essere il personaggio di un film. L’uomo forte. È così che abitualmente gestisci la pressione che non sai neanche di provare. Tra poco sarai fuori dalla discoteca a discutere con i poliziotti all’una di notte.

Vai a casa, dai. Vai a dormire.

E ti prego, non fare pipì sulla ruota della macchina della polizia. I poliziotti non lo troveranno divertente, la società non lo troverà divertente e rischierai di compromettere tutto ciò per cui hai lavorato.

È questo il tipo situazione in cui ti caccerai senza motivo. C’è un fuoco dentro di te che ti porterà a fare tanti errori. Certo, pensi di dimostrare ai tuoi compagni che sei forte e libero ma in realtà è una maschera protettiva che porti.

Tra qualche giorno ti regaleranno tre cose che sono molto allettanti ma anche molto pericolose.

Soldi, fama, e il lavoro dei tuoi sogni.

Certo, ora pensi, che cosa c’è di pericoloso in tutto ciò?

Be’, è un paradosso.

Da un lato, è vero che un portiere ha bisogno di fiducia, dev’essere senza paura. Se chiedessi a un allenatore di scegliere tra il portiere più tecnico al mondo e quello più coraggioso, ti giuro che sceglierebbe il bastardo senza paura ogni volta.

Dall’altro lato, una persona senza paura può dimenticare facilmente di avere una mente. Se vivi in modo nichilista, pensando solo al calcio, la tua anima inizierà a cambiare. Alla fine sarai così depresso che non avrai più voglia di alzarti dal letto.

Ridi pure ma succederà a te. Succederà al punto più alto della carriera quando avrai tutto ciò che potrebbe volere un uomo dalla vita. Avrai 26 anni. Sarai il portiere della Juventus e la Nazionale. Avrai soldi e rispetto. La gente ti chiamerà addirittura Superman.

Ma non sei un supereroe. Sei un uomo come gli altri. E la verità è che la pressione di questo mestiere ti può far diventare un robot. La tua routine diventa una prigione. Vai all’allenamento. Torni a casa e guardi la Tv. Vai a dormire. Fai lo stesso il giorno dopo. Vinci. Perdi. Si ripete e si ripete.

Una mattina ti alzerai dal letto e le tue gambe inizieranno a tremare fortissimo. Sarai così debole che non riuscirai a guidare la macchina.

All’inizio penserai che si tratti semplicemente di stanchezza o di un virus. Ma poi la cosa peggiorerà. Avrai solo voglia di dormire. All’allenamento ogni parata sembrerà un’impresa. Per sette mesi non riuscirai a goderti la vita.

Ora dobbiamo fare una pausa.

Perché so quello che pensi leggendo questo a 17 anni.

Ti stai dicendo, “Com’è possibile? Sono una persona felice. Sono un leader innato. Se sarò il portiere della Juventus e guadagnerò milioni, dovrò essere felice per forza. È impossibile essere depresso.”

Allora, ti devo fare una domanda importante. Perché hai deciso di dedicare la tua vita al calcio, Gigi? Ti ricordi?

E per favore, non dire solo grazie a Thomas N’Kono. Devi andare più a fondo. Devi ricordare ogni singolo dettaglio.

Sì, avevi 12 anni.

Sì, il mondiale si svolgeva in Italia.

Sì, la prima partita era Argentina-Camerun a San Siro.

Ma che facevi durante la prima partita? Chiudi gli occhi. Eri nel salotto da solo. Perché non c’erano i tuoi amici come al solito? Non ti ricordi. Tua nonna era in cucina a preparare il pranzo. E faceva così caldo che aveva chiuso tutte le finestre per rinfrescare la stanza. Era completamente buio tranne la luce gialla della televisione.

Che cosa vedi?

Vedi un nome strano. CAMERUN.

Non sai dov’è il Camerun. Non sapevi neanche che esistesse prima di questo momento. Certo, conosci l’Argentina e Maradona ma c’è qualcosa di magico nei giocatori camerunesi. Fa caldissimo sotto il sole d’estate, ma il loro portiere indossa comunque una divisa completa. Pantaloni lunghi neri. Una maglia lunga con il colletto rosa. Il suo modo di muoversi, come sta diritto, i suoi baffi fantastici. Ti conquista in modo inspiegabile.

È l’uomo più figo che tu abbia mai visto.

Il telecronista dice che si chiama Thomas N’Kono.

E poi, la magia.

C’è un calcio d’angolo per l’Argentina e Thomas esce dal mucchio e allontana la palla a 30 metri con i pugni. È questo il momento in cui capisci che cosa vuoi fare nella vita.

Non vuoi solo fare il portiere.

Vuoi fare questo tipo di portiere.

Vuoi essere selvaggio, coraggioso, libero.

Col passare dei minuti, mentre guardi la partita, diventi chi sei. La tua vita si scrive. Segna il Camerun e speri così tanto che resti in vantaggio che non ce la fai più. Salti giù dal divano. Passi tutto il secondo tempo a girare intorno al televisore. Quando viene espulso un giocatore del Camerun, non ne puoi più di ascoltare.

Per gli ultimi cinque minuti ti nascondi dietro la televisione con il volume spento.

Sbirci ogni tanto per vedere cosa sta succedendo e poi torni.

Alla fine, dai un’occhiata allo schermo e i giocatori del Camerun stanno festeggiando. Corri per strada. Altri due ragazzini del quartiere fanno la stessa cosa. Tutti urlano, “Hai visto il Camerun? Hai visto il Camerun?”

Quel giorno è nato un fuoco dentro di te. Il Camerun è un posto che esiste. Thomas N’Kono è un uomo che esiste. Farai vedere al mondo che Buffon esiste.

È per questo che sei diventato un calciatore. Non per i soldi o la fama. Per l’arte e lo stile di quest’uomo Thomas N’Kono. Grazie alla sua anima.

Dovrai ricordarti questo: i soldi e la fama non sono l’obiettivo. Se non curi l’anima, se non cerchi ispirazione fuori dal calcio, subirai un calo. Se potessi darti un consiglio, ti direi di essere più curioso del mondo attorno a te quando sei ancora giovane. Risparmierai tanto dolore a te e alla tua famiglia.

Sì, essere portiere vuol dire essere coraggioso.

Ma essere coraggioso non vuol dire essere stupido, Gigi.

Al punto più acuto della tua depressione, succederà qualcosa di strano e bello. Una mattina deciderai di spezzare la routine e andrai in un bar di Torino diverso dal solito per fare colazione. Quindi farai un’altra strada per la città e passerai davanti a un museo d’arte.

Ci sarà scritto CHAGALL sul manifesto fuori.

Hai già sentito questo nome. Ma non sai niente di arte.

Hai da fare.

Te ne devi andare.

Sei Buffon.

Ma chi è Buffon?

Chi sei veramente?

Lo sai?

È questa la parte più importante della lettera. Devi entrare in quel museo proprio quel giorno. Sarà la decisione più importante della tua vita.

Se non entrerai in quel museo e continuerai a vivere da calciatore, da Superman, continuerai a chiudere tutti i tuoi sentimenti in cantina e la tua anima sparirà.

Ma se entrerai vedrai centinaia di quadri di Chagall. La maggior parte non ti ispireranno niente. Alcuni belli, altri interessanti e altri ancora che non ti diranno proprio niente.

Ma poi vedrai un quadro in particolare che ti colpirà come un fulmine.

Si chiama La Passeggiata.

E un’immagine quasi infantile. Un uomo e una donna fanno un picnic al parco, ma è tutto magico. La donna vola via verso il cielo come un angelo ma l’uomo rimane in piedi a terra tenendola per la mano, sorridendo.

È come il sogno di un bambino.

Quest’immagine ti trasmetterà qualcosa di un altro mondo. Ti farà sentire come un bambino. La sensazione della felicità nelle cose semplici.

La sensazione di Thomas N’Kono quando respingeva la palla a 30 metri con i pugni.

La sensazione di tua nonna che ti chiama dalla cucina.

La sensazione di sederti dietro il televisore a pregare.

Invecchiando si rischia di dimenticare queste sensazioni.

Devi tornare al museo il giorno dopo. È fondamentale.

La donna della biglietteria ti guarderà storto. Ti dirà: “Ma sei venuto già ieri?”

Non importa. Entra un’altra volta. Quest’arte è la cura migliore. Quando aprirai la tua mente ti libererai di una pesantezza interiore, come la donna che viene alzata al cielo nel quadro di Chagall.

Mi ha colpito l’ironia di questo momento. A volte penso che la vita sia scritta per noi. Ti succedono così tante cose belle senza un motivo che sembrano essere legate tra loro. E questa è un esempio.

Perché quando sei un giovane giocatore del Parma farai qualcosa d’ignorante che ti segnerà. Prima di una partita importante, vorrai fare un grande gesto per dimostrare ai compagni e ai tifosi che sei un leader, che hai coraggio, che hai grande personalità.

Quindi scriverai un messaggio sulla maglia che vedesti una volta scritto sul banco di scuola.

“Scriverai ‘Boia chi molla’”.

Pensi che sia solo un modo per suonare la carica.

Non sai che è uno slogan fascista.

Questo è uno degli errori che provocheranno tanto dolore alla tua famiglia. Ma gli sbagli sono importanti perché ti ricordano che sei umano. Ti ricorderanno in continuazione che non sai un cazzo, amico mio. Questo è importante perché il mondo del calcio cercherà di convincerti che sei speciale. Ma devi ricordarti che non sei diverso dal barista o dall’elettricista di cui sei amico da una vita.

Questo pensiero ti tirerà fuori dalla depressione. Non il fatto di ricordarti che sei speciale, ma ricordando che sei uguale a tutti gli altri. Non puoi capirlo adesso a 17 anni ma ti prometto che il vero coraggio è mostrare le tue debolezze e non vergognarsene. Queste si accompagnano alle certezze che ognuno deve avere nella vita.

Meriti il dono della vita, Gigi. Come tutti. Ricordati questo.

Sei ancora troppo giovane e ingenuo per capire il modo in cui sono collegate le cose. Il mio unico rammarico è che non hai aperto la mente al mondo prima. Forse sei fatto così. A 41 anni senti ancora il fuoco dentro. Non sarai ancora pienamente soddisfatto, mi spiace dirlo. Neanche tenere la coppa del mondo in mano placherà questa sensazione. Non sarai contento finché non ci sarà una stagione in cui non prenderai nessuna rete.

Sì, forse è vero che sei sempre stato così.

Ti ricordi del primo inverno da tuo zio in montagna vicino Udine? O è un ricordo che può appartenere solo a un uomo più vecchio?

Avevi quattro anni. Aveva nevicato durante la notte. Non avevi mai visto la neve prima. Ti sei svegliato, hai guardato fuori dalla finestra e hai visto un sogno. Tutto il paese era diventato bianco.

Sei corso fuori in pigiama senza neanche sapere che cosa fosse la neve. Ma non hai esitato. Hai guardato la neve e cosa hai fatto? Hai riflettuto? Ti sei fatto qualche domanda? Sei tornato dentro a prendere il cappotto?

No, ti ci sei tuffato dentro. Senza paura.

Tua nonna gridava: “No, Gianluigi! No! No!”.

Eri bagnatissimo, ridevi.

Hai avuto la febbre per una settimana intera.

Ma non te ne fregava niente.

Nessuna esitazione. Diritto nella neve.

Sei fatto cosi.

Sei Buffon.

Farai vedere al mondo che esisti.

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