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Conferenza stampa Spalletti: «Con Sarri gara di alto livello. Insigne e Fabian ci saranno»
Luciano Spalletti, allenatore del Napoli, ha presentato in conferenza stampa la sfida con la Lazio. Le sue parole
In conferenza stampa, Luciano Spalletti ha presentato la gara tra Napoli e Lazio di domani.
TURNOVER – «Va bene ciò che si dice, ma facciamo delle precisazioni. Ho a disposizione una rosa di un certo livello e questo già si è visto a inizio stagione. E’ chiaro che da queste risposte si darà un’impronta al cammino che vogliamo fare. Noi però non dobbiamo dimostrare niente, dobbiamo solo pensare a lavorare seriamente giorno dopo giorno. Dobbiamo essere superiori a ciò che s’è proposto la volta precedente, senza farci condizionare dalle voci. E’ chiaro che se andiamo lì a Mosca, sapendo bene il contesto, e prendiamo una situazione sfavorevole dopo 30 secondi, il primo che deve riflettere sono io. Bisogna capire ciò che arriva ai singoli calciatori, è più importante a volte un silenzio per ritrovare la strada giusta».
MARADONA – «Maradona è sempre nei pensieri dei calciatori, che vorrebbero ripercorrerne la carriera. In ritiro in una cena sono venute fuori anche le canzoni di Diego. In sintesi io dico che non importa capire se è stato un buon esempio o meno, ma è importante il vuoto che ha lasciato, il senso di smarrimento che nel calcio mai si era visto così forte. Ed è riduttivo parlare solo di storia del calcio, ci ho giocato contro e ne ho ammirato la grandezza. Per capire la sua anima va ascoltato quando cantava forse più che visto in campo. E poi sapeva far diventare grandi anche gli altri».
PRESE IN GIRO DELLO SPARTAK – «Vedo questa passione nel voler farmi cambiare, ma io non ci tengo e me lo dice anche mia madre. In Russia ci sono stato, ci sono persone vere che hanno un comportamento serio. Ci sono società serie e poi c’è lo Spartak che può fare quello che gli pare. A chi non mi saluta correttamente ad inizio partita dico che le offese si fanno di persona e non sui social. Si fa come si ho fatto io, di persona, ma interessa ad alcuni per dire che sono nervoso o altro, mentre nessuno dice che i giocatori dell’Inter dopo la partita mi hanno abbracciato nonostante si parlasse di confusione nello spogliatoio. Quello non è interessato a nessuno».
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INSIGNE E FABIAN – «Sono a disposizione, hanno svolto l’intera seduta con i compagni con grande intensità e sono pronti per partire dall’inizio».
CAMBIAMENTI – «Il mio sguardo va sempre al di là e se guardiamo le squadre forti europee sanno adattarsi alle varie fasi di una partita, cambiando anche diverse volte. Già l’utilizzo di uno o un altro lo determina, così come cambia tanto in una fase di costruzione a 3 o a 4. C’è il rovescio della medaglia nello smarrire sicurezze ed è un equilibrio sottile, ma avere più soluzioni porta a più vantaggi».
ASSENZA OSIMHEN – «E’ un giocatore unico. Deve solo affinare la tecnica ma poi le altre cose ce l’ha tutte, difficile trovare attaccanti come lui. Mertens tecnicamente e nel posizionamento non sbaglia, ma se deve fare uno strappo di 70 metri o saltare di testa è diverso. Si perdono delle caratteristiche, se ne prendono altre, ma alla fine conta essere al top in campo. Petagna ne ha altre ancora, siamo assortiti bene. Continuiamo a lavorare come facciamo».
SARRI – «Difficile affrontarlo, qui l’hanno visto come uno che organizza il gioco collettivo, tenendo la squadra corta, con la sensazione che possa sempre fare male. Loro stanno anche bene per come si sono mostrati in settimana. Sarà una gara di alto livello».
CAMBIO MODULO – «Se affronto un discorso del genere è perché lo ritengo un vantaggio, cambiare modulo può dare qualcosa in più, le distanze che cambiano sono poche. Secondo me bisogna lavorarci più in profondità, ma rimane un vantaggio».
ALZARE L’ESTERNO CONTRO IL CENTROCAMPO LAZIALE – «E’ una cosa corretta quella che lei dice, che era quello che intendevo un po’ anche io. Se ci dà il suo assenso, va bene».
MERTENS PUNTA – «Non ha tanti problemi nella confidenza con la porta, è uno di quelli che sa fare il ruolo del falso attaccante. A volte c’è, a volte no, ma sa farsi trovare pronto. Mi sono divertito quando ho avuto un attaccante con caratteristiche diverse. Il centrale difensivo ti dirà sempre che preferisce marcare quello più visibile e grosso e che gli piace meno marcare invece quello piccolino. Poi chiaro che cambiano le caratteristiche: quello grosso quando pressi bene te la controlla e partono tutti, sono situazioni diverse e tutte e due redditizie se le fai funzionare».