Confederations Cup, l'analisi tattica di Italia-Giappone - Calcio News 24
Connettiti con noi

2013

Confederations Cup, l’analisi tattica di Italia-Giappone

Pubblicato

su

Gli azzurri hanno vinto, ma per 75 minuti sono stati vittima della reattività ed il palleggio giapponese

CONFEDERATIONS CUP ITALIA GIAPPONE – La semifinale. L’unica, forse, nota positiva di Italia-Giappone per gli azzurri è questa: il superamento del girone dona nuova linfa vitale alla spedizione nostrana e permette di arrivare con maggior tranquillità al big match di Domenica con i padroni di casa del Brasile, ma il gioco offerto dagli asiatici di Zaccheroni ha letteralmente disarmato un’Italia brutta e, per lunghi tratti, stanca. 

I primi 40 minuti sono un incubo per gli azzurri ed il merito è tutto di Alberto Zaccheroni che, da attento tattico quale è, annulla ogni iniziativa azzurra con un mix di velocità e tecnica: il cambiamento più radicale nel Giappone, a dire il vero, è stato visto proprio sulla qualità del gioco. Gli undici di Zac hanno affiancato al ritmo e alla velocità un palleggio pulito e spettacolare, partito spesso e volentieri dal fronte sinistro: Nagatomo e Kagawa (migliore in campo), da quella parte, hanno letteralmente surclassato 
l’asse Maggio-Aquilani (sostituito poi da Abate e Giovinco). La colonia Samurai in Europa (8 degli 11 titolari, nel match di ieri, sono tesserati per club europei) ha, probabilmente, il merito della crescita tecnico-tattica della Nazionale: per grandi linee, infatti, il gioco corale mostrato dal Giappone somiglia a quello visto in molti dei maggiori campionati europei (Bundes su tutti). Dall’altra parte, Pirlo è fuori fase: il pressing degli avversari è alto e il giocatore della Juventus non riesce a tenere il ritmo. A pagarne, così, è l’intero undici: in particolare Balotelli, nonostante un movimento costante e tanta buona volontà, viene controllato bene dalla difesa giapponese e, a parte un cross insidioso, non riesce a pungere. 

A 5 minuti dalla fine della prima frazione, quindi, il risultato è 2-0 Giappone ma è proprio in quel momento che la partita subisce un primo capovolgimento: De Rossi, su corner di Pirlo, sovrasta tutti e con tutta la grinta che lo contraddistingue regala all’Italia la rete che accorcia le distanze. La Nazionale di un Prandelli particolarmente vivace prende fiducia e, al minuto 44, colpisce un palo con Giaccherini. Si va al riposo e, nei primi 5 minuti della seconda frazione, l’Italia passa in vantaggio: nessun capovolgimento tattico, solo tanta voglia e una giusta dose di fortuna: quanto basta per propiziare un autogol di Uchida e capitalizzare un rigore “generoso”. Sul 3-2 azzurri, proprio quando sembrava archiviata la pratica Giappone, la squadra asiatica esce nuovamente fuori e l’Italia subisce una seconda fase di affanni: i ragazzi di Zaccheroni ricominciano a correre e i nostri, soprattutto in fase difensiva, tornano a ballare. La difesa è spaesata e l’asse Kagawa-Honda-Okazaki non perde occasione per punire: il 3-3 arriva proprio da Okazaki, che su punizione di Endo stacca Montolivo e riporta tutto in parità. L’Italia continua a soffrire, c’è poco da fare: gli azzurri non sono una squadra che riesce ad appendersi sulla giocata del singolo (Pirlo a centrocampo e Balotelli davanti, spesso), hanno bisogno di un sostegno e quando questo manca è l’intero meccanismo a pagarne. Il Giappone, in totale controllo del match, colpisce in un’azione palo e traversa mentre, qualche minuto dopo, Marchisio lancia De Rossi che pesca al centro Giovinco: è un 4-3 rocambolesco, immeritato, ma regala la semifinale all’Italia.

Ora tocca al Brasile, nella sfida per il primato nel girone, ma servirà ben altro per impensierire la formazione verdeoro. Prandelli ha tre giorni per preparare al meglio l’impegno e non uscire conciati male: in Italia-Brasile c’è di mezzo l’orgoglio.