2014

Comproprietà, la formula made in Italy a rischio estinzione: i pro e i contro

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Al momento sono ben 164 le comproprietà vigenti in Serie A, tra queste, 92 scadranno il prossimo giugno

ALL’ITALIANA – A noi italiani piacciono le cose fatte a modo nostro. Forse un po’ per naturale necessità di riconoscimento, forse un po’ per bisogno di affermare la nostra identità. Talvolta ci piace inventare delle formule magiche, delle soluzioni che possono anche risolvere certi problemi, ma che ne creano altrettanti in quantità sicuramente maggiore. Prendiamo la legge elettorale ad esempio: dopo il fallimento del Porcellum, anziché puntare su sistemi già collaudati, come quello francese o spagnolo, che erano lì, a portata di mano, si è voluto proporre un modello tutto nuovo, l’Italicum. Altra invenzione tutta nostra è la compartecipazione, formuletta che ha spalancato gli orizzonti ad un nuovo modo di fare mercato in Italia. Come spesso accade però, con il passare del tempo, ci si accorge che questa nuova modalità non è poi così speciale come si era preventivato. Così è successo anche alla comproprietà che adesso potrebbe definitivamente scomparire dalla scena del calciomercato. 

I PRO E I CONTRO – Quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi delle compartecipazioni? Innanzitutto partiamo col dire che, ad inizio calciomercato, mentre le società nostrane sono impegnate nel risolvere la comproprietà di tizio o caio, i club europei nel frattempo si stanno già dando da fare per assicurarsi i vari Neymar o simili. Spesso i grandi affari sono quelli che si mettono a segno nei primi giorni di mercato, durante i quali le società italiane sono indaffarate a risolvere le comproprietà. Nel calciomercato vince chi si muove più in fretta e per i direttori sportivi sarebbe buona cosa cominciare a progettare acquisti e cessioni con dovuto anticipo. Abolire le compartecipazioni equivarrebbe inoltre a snellire un sistema già complesso di per sé. Si profila dunque una maggiore chiarezza e linearità in un mercato che ha visto spesso società italiane protagoniste di “operazioni fantasma“. Inoltre, i club farebbero un notevole passo avanti in termini di pulizia dei bilanci. Il fenomeno della compartecipazione, che inizialmente ha riscosso grande successo proprio perché consentiva una sostanziale flessibilità, ha degenerato negli ultimi anni. Al momento sono ben 164 le comproprietà vigenti in Serie A, tra queste, 92 scadranno il prossimo giugno. Circa 100 invece quelle presenti nella cadetteria. Con l’abolizione della compartecipazione, a risentirne è sicuramente la spettacolarità, caratteristica propria di un calciomercato che sta delineandosi sempre più come fenomeno mediatico. La risoluzione a buste chiuse crea più suspense, ma anche più incertezza e impossibilità di programmazione. Alle comproprietà va però riconosciuto il pregio di permettere alle squadre di far crescere i propri talenti in serie minori, parcheggiando temporaneamente i giocatori, in attesa che questi si facciano le ossa. Un modo per aggirare l’ostacolo, con la scomparsa delle comproprietà, sarebbe quello di allestire un campionato per le riserve e i giovani promettenti. Questo sarebbe sicuramente un metodo vincente per far crescere i giocatori all’interno del proprio ambiente, senza dover ricorrere all’uso delle compartecipazioni, Barcellona docet.  

DAL DIRITTO ALL’OBBLIGO – Il diritto di riscatto funziona un po’ come quegli slogan pubblicitari che recitano: «Soddisfatti, o rimborsati». Già, perché se un calciatore delude le aspettative, c’è sempre spazio per il ripensamento. L’obbligo di riscatto invece non dovrebbe permettere dietrofront. Il condizionale è d’obbligo perché ancora nessuna normativa particolare tutela questo aspetto. Più che obbligo di riscatto dunque si dovrebbe parlare di dovere morale. Insomma, non sarà certo una scelta facile quella che spetta all’assemblea di A e alla FIGC. Certo è che se questa ipotesi dovesse concretizzarsi, sarebbe davvero una svolta per il nostro calciomercato che potrà finalmente uniformarsi al più esteso sistema europeo.

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