Eredivisie
Buon compleanno a… Steven Bergwijn
Oggi è il compleanno di Steven Bergwijn giocatore dell’Ajax e che oggi giocherà contro l’Az Alkamaar in Eredivisie
Oggi Steven Bergwijn compie 26 anni e li trascorrerà in campo in Ajax-Azkmaar.
La sua stagione era iniziata bene, almeno all’apparenza, perché anche dentro il 4-1 rifilato all’Heracles nella prova d’esordio e in Eredivisie non tutto l’oro era così luccicante. Ok, il risultato era sonante, ma tenendo conto che si stava affrontando una neopromossa e che la Johan Cruijff ArenA dovrebbe incutere un po’ di timore, i lancieri si erano trovati sotto e solo a un quarto d’ora dal termine Kudus aveva trovato il modo di portare in vantaggio la squadra di casa. Poi, per l’appunto, proprio Berwijn era salito in cattedra dopo qualche errore di precipitazione. E con un’azione delle sue, quando parte da lontano, si era infilato in un corridoio, era entrato in area e con grande sicurezza l’aveva piazzata d’interno sul palo più lontano. La stessa certezza nei propri mezzi al momento di sigillare definitivamente il risultato dagli 11 metri: palla da una parte, portiere dell’altro. E, notizia di giornata, solo lui e Van Wolfswinkel del Twente erano stati capaci d’infilare una doppietta nei primi 90 minuti del campionato. Ma che le cose non sarebbero andate come da speranza di una dirigenza che ha cambiato troppo la squadra negli ultimi giorni di mercato si è capito praticamente dsa subito. Fino a infilare una serie di prestazioni negative, tali da portare l’Ajax a stazionare nella parte destra della classifica. Con Bergwijn, fascia da capitano al braccio, certamente tra i meno colpevoli, già solo perché possiede un talento e un’esperienza che manca a tanti dei giovanotti di cui è infarcita la squadra.
Lo si è visto in occasione del 3-1 patito a Enschede, quando nei minuti finali si è prodigato in una corsa di recupero, onde evitare che la sconfitta assumesse proporzioni imbarazzanti. Del resto, Steven è uno abituato a vivere situazioni non facili. E non ci riferiamo all’anno scorso, quando i campioni d’Olanda si sono trovati con un pugno di mosche in mano, unica delle big a non vincere nulla. Semmai, alla sua fallimentare esperienza nel Tottenham, dove vi arrivò da giocatore che si affermato nel Psv, vincendo e segnando quanto basta per nutrire l’ambizione di emergere in Premier League, Tra l’altro, ironia di una sorte che non sospettava di dover vivere, si era presentato proprio come anti-ajacide ai suoi nuovi tifosi: «Intanto è stato bello vederlo l’anno scorso battere l’Ajax un grande trasferimento per me, un grande club. È un onore essere qui, ho già parlato all’allenatore. Quand’ero un ragazzo ammiravo un tecnico come Mourinho e adesso giocherò per lui». Tutto bene con lo Special One, una buona partenza, i numeri dalla sua parte. Ma quando poi sulla panchina degli Spurs si è andato a sedere colui che agli inizi di carriera avevano anche battezzato «Il Mou del Salento», ovvero Antonio Conte, Bergwijn non aveva retto ed era entrato in crisi, confessando a ESPN tutto il suo disagio: «Per me è una situazione difficile perché in Nazionale gioco bene ma quando torno al club la gente mi volta le spalle. Ho bisogno di trovare una soluzione. Se dire sì all’Ajax? Non chiudo le porte».
Prima di tornare in Olanda, si è ventilata qualche opportunità legata alla Serie A. Piccole voci, in confronto a quelle di anni prima. Quando Steven Bergwijn sembrava uno dei giocatori più cercati in Italia, con molti club sulle sue tracce. Colpiti certo dai gol fatti nel Psv, ben 15 nel 2018-19 (cifra raggiunta nuovamente l’anno scorso con l’Ajax). Ma essendo lui un attaccante esterno, quel che più solleticava l’interesse erano gli assist prodotti e, soprattutto, la capacità di creare superiorità numerica.
Caratteristiche che ha affinato: con una determinazione non banale nel mettere il corpo a protezione del pallone quando si accentra e resiste all’urto dei difensori. Alle origini del suo percorso, gli addetti ai lavori lo paragonavano a un altro olandese, Arjen Robben, che agiva sulla fascia opposta. Sul piano della classe, è un accostamento che non ci sta, alla prova dei fatti. Dove, però, Steven sta crescendo è nell’esercizio della leadership. Ed è da qui che si misurerà principalmente la sua crescita, che a questo punto non dovrà più avere interruzioni, anche in nazionale, dove non ha ancora raggiunto lo status da titolare.