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Come far passare il brivido di paura del Napoli di Garcia: 6 punti in 2 gare
Più che il tema limitato al solo turno infrasettimanale, occuperà l’agenda da qui alla sosta di ottobre. Perché un Napoli…
Più che il tema limitato al solo turno infrasettimanale, occuperà l’agenda da qui alla sosta di ottobre. Perché un Napoli che ha già 7 punti dall’Inter e un’Inter che ha tutto per fare un filotto di vittorie consecutive comporta per i campioni d’Italia la necessità di una risposta immediata, senza se e senza ma. A meno di voler accettare di abdicare praticamente subito e volgere il grosso delle motivazioni al percorso in Europa, dove la squadra ha conquistato 3 punti alla prima gara e se riuscissero nell’impresa contro il Real Madrid al Maradona incanalerebbero la qualificazione agli ottavi in maniera fortissima. Offrendo, così, un sospetto più che legittimo per le squadre che arrivano da un dominio così netto e prolungato come quello dello scorso campionato: che non si abbiano più le energie fisiche e mentali per esercitare un’egemonia di lunga durata, ma che la qualità della squadra e lo status dei suoi assi può portare a grandi imprese singole e in Europa.
Naturalmente è ancora troppo presto per una valutazione di questo genere, in un senso o nell’altro. E prima dell’esame Ancelotti c’è da pensare a questa settimana, con Udinese in casa e Lecce fuori. Sono 6 punti obbligatori, per scalare posizioni in classifica e offrire una continuità che serva a cacciare via brutti pensieri anche attorno alla direzione tecnica. Lo scrive oggi Sebastiano Vernazza su La Gazzetta dello Sport: «Garcia ha smantellato il gioco di Spalletti senza ancora mostrare il suo e nelle ultime due giornate ha sostituito Kvaratskheila, due volte, e Osimhen, una, come se volesse spedire dei messaggi al gruppo, sul genere “qui comando io e nessuno è intoccabile”. I tifosi sono disorientati, la città si interroga. De Laurentiis ha scritto che la squadra gli è piaciuta in un tweet che pare una trollata, una presa in giro. Lo scudetto era di maggio, l’altro ieri, ma sembra una vita fa».
Per certi versi sembra di rivivere il post secondo scudetto del 1990. Era un altro Napoli, c’era Maradona e le sue bizze successive al Mondiale, si viveva il clima da fine di un’epoca. Situazioni diverse, ovviamente, ma classifica ugualmente preoccupante, dopo 5 giornate quel Napoli era già lontano dalla vetta e finì settimo, appaiato alla Juve di Maifredi. Il brivido di paura che si prova adesso è che un ciclo al vertice – da Sarri in poi il Napoli frequenta le zone alte – possa svanire per avere osato cambiare il massimo artefice. Bastano due vittorie, giusto due vittorie, per rimettersi al passo e allontanare i fantasmi che sempre di più stanno occupando le prime pagine dei giornali accanto all’immagine dell’allenatore francese.