2020

Mr. Clarke, l’uomo di poche parole e la rinascita del calcio scozzese

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Per la prima volta nel Millennio la Scozia si è qualificata per la fase finale di una grande competizione: il lavoro del tecnico Steve Clarke è la copertina della rinascita

In patria lo definiscono “un uomo di poche parole”, per descrivere al meglio il carattere schivo di Steve Clarke. Il cinquantasettenne tecnico di Saltcoats è il principale artefice della rinascita del calcio scozzese che a distanza di 23 anni tornerà a disputare una grande competizione per nazionali.

Uomo riservato, si diceva, a testimoniare la necessità di rimanere lontano dai riflettori. Eppure tremendamente carismatico, uno che già quando indossava gli scarpini era il classico leader silenzioso. Non si esprimeva molto, ma quando lo faceva il suo verbo era sentenza rispettata da chiunque.

Così da giocatore, così da allenatore, con una carriera che nella prima fase si è svolta all’ombra di grandi uomini di calcio. E’ stato infatti assistente di Gullit, Mourinho, Dalglish e Zola, per citarne qualcuno. La prima occasione da capo allenatore arriva grazie al West Bromwich Albion, condotto nel 2012/13 a un memorabile ottavo posto in Premier League.

La successive esperienze negative tra Reading e Aston Villa, laddove fu assistente dell’ex compagno Di Matteo, lo allontanarono dal football inglese. Dopo un anno di astinenza, ecco la proposta del modesto Kilmarnock, club scozzese non certo di primissima fascia.

Ed è nell’ottobre 2017 che inizia la seconda vita sportiva di Steve Clark, proprio nel club per cui tifava da bambino. Con umiltà e pazienza, raccoglie una squadra in fondo alla Scottish Premier League e la porta al quinto posto. E l’anno successivo addirittura all’incredibile terzo posto che valse la qualificazione europea.

Già, quel traguardo continentale ora centrato anche con la Nazionale, che allena dal maggio 2019. Ha restituito identità a una Scozia che nel Millennio in corso aveva raccolto solo delusioni, cadendo del dimenticatoio nel calcio mondiale. Una squadra cinica e applicata, sospinta dal desiderio di cancellare una frustrazione calcistica che durava dal 1998. “From misery to happiness” come cantato a squarciagola negli spogliatoi.

Già, perché il Mondiale di Francia fu l’ultima partecipazione di rilievo della Tartan Army, la Nazionale più antica della storia insieme a quella inglese. Ed è di due anni prima, nel 1996, l’ultima presenza agli Europei. Erano gli anni di McAllister e Durie, di Hendry e McCoist, battuti a Wembley dall’Inghilterra di Gascoigne e Shearer.

Un storico derby che si ripeterà nella stessa cornice il prossimo 18 giugno. Sarà l’Inghilterra di Kane e Sancho contro la rinata Scozia di Robertson e Christie, dell’eroico portiere Marshall, di McGregor e del roccioso McTominay. Ma anche e soprattutto di un uomo di poche parole, Steve Clarke.

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