2014
Ciro Di Marzio e Salvatore Conte (Gomorra): «Vedi Napoli e poi tifa»
Gli attori Marco D’Amore e Marco Palvetti si confidano sul loro amore per il Ciuccio
Siamo alla Feltrinelli di Milano ma in realtà sembra di stare in mezzo alla curva B del San Paolo. Stasera infatti si presenta il cofanetto di ‘Gomorra – La Serie’ dove è raccolta tutta la prima stagione del prodotto che ha sconvolto la televisione nostrana e il pubblico, come si dice in questi casi, è quello delle grandi occasioni. Caloroso, partecipe, informatissimo: una vera torcida. I top-player schierati per la promozione sono due nomi da far gelare il sangue nelle vene: Ciro Di Marzio detto ‘L’Immortale’ (all’anagrafe Marco D’Amore, uno che è venuto su a pane e Toni Servillo) e Salvatore Conte, il perfido ‘villain’ che vorrebbe sterminare tutto il clan dei Savastano, mentre nella realtà è Marco Palvetti, un ragazzo di una gentilezza disarmante (ed è in queste trasformazioni radicali che si riconosce il grande attore).
Le curiosità in vista della seconda stagione di ‘Gomorra’ sono ovviamente tantissime, ma i due fanno catenaccio e non lasciano trapelare nulla trincerandosi dietro un diplomatico «Cumpà, gli sceneggiatori sono ancora al lavoro». Solo che dopo viene il nostro turno, i due Marco sono stremati dalla performance (foto ed autografi con tutti manco fossimo a Castel Volturno e fossero appena usciti dallo spogliatoio Higuain e Callejòn) ma trovano ancora il tempo di accendere (metaforicamente) un fumogeno azzurro e confidarsi sul loro amore integralista per il Ciuccio. Perché avrà pure ragione uno come Salvatore Conte quando afferma in modalità-zen che ‘L’omm che po fa a men e tutt’cose no ten paura e nient!’. Però don Salvatò, facitece ‘na cortesia: almeno il Calcio tenetelo fuori dalla vostra lista.
Dato che vi chiamate entrambi Marco – per comodità di lettura – posso rivolgermi a voi con i vostri due nomi d’arte?
«(Marco D’Amore) Vabbuò, tanto io ormai ci sono abituato… Pensa che una volta un tizio mi ha riconosciuto al bar e mi ha chiesto di posare per una foto. Al che mi sono presentato: ‘Piacere, Marco D’Amore’. Oh, ci è rimasto così male che il mio vero nome non fosse Ciro Di Marzio che alla fine la foto se l’è fatta quasi per cortesia! (ride)»
Ok, cominciamo: Ciro, tu nasci a Caserta nel 1981 e avevi all’incirca dieci anni ai tempi dell’ultimo scudetto del Napoli (calcio) e della JuveCaserta (basket). Cosa ti è rimasto di più nel cuore? Il pallone o la pallacanestro?
«(Marco D’Amore) Il calcio visto che ci ho giocato dai 5 ai 18 anni prima di fracassarmi entrambe le ginocchia: peccato, ero una specie di trequartista, uno dai piedi buoni… Allo stesso tempo il basket casertano di quegli anni mi ha stregato perché mio zio, Gaetano De Masi, ne faceva parte con incarichi dirigenziali. E di quella magnifica JuveCaserta non potrò mai scordare Enzino Esposito, Nando Gentile, l’americano ribelle Shackleford… Però guagliò, io resto uno da Curva B!»
Salvatore, anche tu hai giocato a pallone, vero?
«(Marco Palvetti) Sì, calcio in gioventù e pure rugby. Ho fatto il portiere per tredici anni in diverse società campane e il mio sogno era quello di diventare un professionista come il mio idolo Angelo Peruzzi. Poi una stagione mi sono addirittura diviso tra porta e rugby militando nella Partenpe Napoli, una società molto quotata.»
Solo che in ‘Gomorra’ – nonostante la forte napoletanità in cui il serial è immerso – ci sta poco football: qualche bandiera o gagliardietto del Napoli qua e là, ma del San Paolo (finora) neppure l’ombra…
«(Marco D’Amore) Meglio così. Per fortuna il calcio non c’entra con le vicende che raccontiamo noi. E comunque se gli sceneggiatori, nella seconda stagione, prevedessero una scena nei pressi o addirittura dentro lo stadio, perché no? Anche se io ritengo che l’emotività dello sport debba restare miglia e miglia lontana da ciò che evoca ‘Gomorra’. O perlomeno questo è il mio sogno.»
Uno come Salvatore Conte è tifoso sfegato al pari di Ciruzzo/Marco D’Amore oppure…?
«(Marco Palvetti) No, io nella vita reale simpatizzo per il Napoli ma amo anche il bel calcio in generale. Non mi fraintedere, il cuore batte comunque per Hamsik e compagni. Quando sono in tourné teatrale come in questi giorni per la commedia Nuda Proprietà, cerco sempre di sapere – tramite lo smartphone – cosa ha fatto il Napoli. Farò così anche per la trasferta contro lo Sparta Praga di giovedì sera.»
«(Marco D’Amore) Io invece il Napoli lo seguo ovunque: ho scovato club azzurri in Spagna, Turchia, Germania, Russia, ecc. In ogni posto che visito per lavoro trovo sempre un televisore e dei tifosi napoletani pronti a gustarsi la partita.»
Il Benitez di quest’anno – con tutti quei dubbi sul rinnovo del suo contratto – è un po’ “doppiogiochista” come il tuo Ciro Di Marzio?
«(Marco D’Amore) Assolutamente no: Rafa è una persona seria, serissima, dell’ambiguità del mio Ciruzzo non sa che farsene! Se non ha ancora rinnovato il contratto è solo perché, da buon tecnico lungimirante, si trova a cozzare con i progetti futuri della Società. Dici che è anche per via dei famigliari che sono rimasti a Liverpool? Vabbuò, ma quelli stanno bene là, non credo che sia quello il vero motivo…»
Almeno su una cosa dubbi non ce ne stanno: il 2014 è stato l’anno dei due Conte. Salvatore per il suo ruolo magnetico in ‘Gomorra-La Serie’ e Antonio per aver detto no alla Juventus pur di correre ad allenare la Nazionale…
«(Marco Palvetti) Effettivamente ci sta un po’ di confusione: pensa che negli ultimi tempi molti hanno cominciato a chiamarmi direttamente ‘antonioconte’, ma almeno i miei capelli sono veri! (ride) Comunque sì, è l’anno dei Conte. Anzi dei conti. Vediamo di farli per bene, ‘sti benedetti conti…»
A proposito di capelli… Ciro – a parte quello coi ricci, di nazionalità argentina e con la maglia numero 10 – quali sono i giocatori del Napoli che hai venerato come idoli?
«(Marco D’Amore) Maradona non conta in queste classifiche: lui resta un essere superiore. Però il mio eroe da ragazzo era Antonio Careca: uno dei migliori numeri 9 della storia che forse è stato perfino un po’ oscurato dal dio che gli giocava a fianco. E poi, dato che Ciro Di Marzio è un immortale, lasciami citare altri guerrieri come Bruscolotti, Bagni, De Napoli, Renica ecc. Posso aggiungere una roba un po’ polemica?»
Stai senz pensieri.
«(Marco D’Amore) A Napoli abbiamo questo brutto vizio di trattare da ‘dei in Terra’ i giocatori azzurri in attività, salvo scordarcene o sminuirli quando non giocano più o cambiano maglia: è il difetto del troppo amore, la logica del core ‘ngrato… Io mi ribello a questo modo di pensare. Gli idoli restano idoli.»
Come finisce Sampdoria-Napoli di lunedì prossimo?
«(Marco D’Amore) 1-0 per noi: goletto striminzito di Kalidou Koulibaly di testa susseguente a calcio d’angolo. Sai, Koulibaly non mi deve fa’ incazzà: è un ottimo giocatore, ma deve imparare a stare concentrato sul gioco, gara dopo gara. Non avere pause, ecco.»
La partita per cui hai “pazziato” di più?
«(Marco D’Amore) La vittoria del Napoli per 3-2 a Torino contro la Juventus del 31 ottobre 2009. Stavo in Germania, quella sera, io e altri ragazzi abbiamo sfasciato un ristorante per festeggiare. Pura epoca mazzarriana. Walter, ti rifarai dopo l’avventura all’Inter. Stai senz pensieri!»
Il cofanetto di ‘Gomorra – La Serie’ (4 dischi in DVD o blu-ray) è attualmente in vendita nei migliori negozi. E, per gli orfani della prima stagione, ci sono ben 2 ore di contenuti speciali. In parole povere, nu babbà!