Editoriale
Cinquanta giorni ai Mondiali: solo il Portogallo può battere il Portogallo
Una cinquantina di giorni ai Mondiali in Qatar: il Portogallo può essere la grande favorita se riuscirà a liberarsi dell’equivoco CR7
Chiuso l’antipasto dedicato alla Nations League, l’attenzione si focalizzerà settimana dopo settimana verso i Mondiali d’autunno in Qatar che scatteranno tra meno di due mesi. Tra le formazioni più attese c’è senza dubbio il Portogallo, beffato incredibilmente dalla Spagna che sarà dunque la quarta semifinalista della competizione continentale insieme a Italia, Croazia e Olanda.
Il Commissario Tecnico Fernando Santos ha a disposizione una sconfinata vastità di talento, leggere per credere i nomi a partire da una difesa che sugli esterni avrà Cancelo e Nuno Mendes, difficile trovare di meglio tra le rivali. La fisicità di Ruben Dias e la sagacia di Danilo per sigillare il reparto centralmente, mentre a centrocampo ecco la sostanza di William Carvalho e Ruben Neves in alternativa al palleggio di Vitinha. Là davanti, poi, una batteria di fenomeni da far paura: Bruno Fernandes, Bernardo Silva e Diogo Jota i trequartisti “titolari” alle spalle di Cristiano Ronaldo. Senza considerare le variabili Leao e Joao Felix che sarebbero stelle intoccabili in quasi tutte le altre nazionali.
Talento alla mano, non ci sarebbe partita per nessuno. Eppure il Portogallo rischia di incartarsi su se stesso, e non sarebbe la prima volta nella sua storia. Criticatissimo per le sue scelte Fernando Santos, compresa quella di concedere troppa fiducia a un CR7 in versione decadente come ampiamente dimostrato nel duello di Nations League con la Spagna: l’asso del Manchester United ha sbagliato gol a ripetizione e vanificato numerose occasioni per mancanza di forza, brillantezza e lucidità. Eppure è rimasto in campo per 90 minuti e oltre, con il milanista e l’attaccante dell’Atletico a marcire lungamente seduti. E così la zampata di Morata nel finale è stata la classifica beffa per chi aveva dominato e, talvolta, gigioneggiato.
La sensazione, fortissima, è che se il CT lusitano riuscirà a ritagliare un ruolo da “dodicesimo (o tredicesimo) uomo al numero 7 più famoso al mondo, la sua squadra possa davvero spiccare il volo definitivo. In fondo, basterebbe anche solo seguire l’esempio di Ten Hag.