2009

Cichero, il Montero del Venezuela

Pubblicato

su

Gabriel Alejandro Cichero Konarek nasce a Caracas in Venezuela il 25 Aprile del 1984.

Sin da piccolo dimostra di avere il calcio nel sangue; a poco più di quatto anni, infatti, già  corre felice nelle giovanili del Centro àtalo Venezolano, club professionistico di Caracas, giocando per giunta insieme a ragazzi più grandi, ma senza dimostrare disagio alcuno. Del resto non poteva essere altrimenti visto che in famiglia il calcio è come il pane quotidiano. Il padre di Gabriel, infatti, è Luigi Mauro Cichero, nazionale olimpico a Mosca nel 1980 (prima e unica partecipazione alle Olimpiadi, nel torneo calcistico, da parte del Venezuela); e come se non bastasse il fratello maggiore, Alejandro Enrique, ne aveva ricalcato le orme, avviandosi brillantemente verso il professionismo.

La mamma, Jessica Konarek, figlia di un emigrante polacco, arrivato in Venezuela per errore dopo la seconda guerra mondiale (avrebbe dovuto sbarcare in Brasile, la terra del calcio), ne aveva affidato l’educazione calcistica al marito Josè Ramilo, ex giocatore uruguayano di Danubio e Defensor che inizia a seguirne i primi passi come calciatore. Il ragazzino promette bene, alla sua prima partita “ufficiale”, però, preso dall’eccessiva tensione si rende protagonista di una divertentissima performance: entrato all’inizio del secondo tempo, il piccolo Gabriel non aveva capito che le squadre avevano invertito gli schieramenti in campo, così appena presa la palla dribbla i suo compagni puntando la porta sbagliata alla ricerca del gol, o per meglio dire dell’autogol, che fortunatamente non realizza.

I primi passi da professionista li muove in Uruguay, con la maglia del Montevideo Wanderers, dove si afferma come giovane di belle speranze. Fisico da corazziere, 1,84 cm per 80 kg, Cichero diventa, infatti, uno dei prospetti più interessanti del calcio venezuelano, ricordando per alcune caratteristiche Daniel Passarella, il capitano della nazionale argentina vincitrice della Coppa del Mondo nel 1978.

Paco Casal, navigato procuratore sportivo uruguaiano lo convince ad entrare nella sua scuderia di talenti. Lo prende in consegna Pato Aguilera, responsabile del gruppo dei giovani della società  gestita da Casal. L’ex calciatore genoano, ormai osservatore di professione, non fa fatica ad ammettere che nel futuro di Cichero non può non esserci la prima squadra dei Wanderers.

Tuttavia l’Uruguay è solo il primo passo nei piani del difensore: Ã?«Il mio obiettivo è quello di andare poi in Europa, soprattutto Italia e SpagnaÃ?», dichiara l’ambizioso calciatore. E del resto la scelta di entrare nel parco assistiti del miglior esportatore di calciatori uruguaiani non è affatto una casualità .

Le ottime stagioni nella massima serie uruguaiana lo portano nel giro della nazionale del suo paese, con la quale, nonostante la giovane età , inizia a fare le prime esperienze internazionali, giocando insieme al fratello maggiore.

Gli osservatori del Cagliari, società  che ha sempre pescato bene in Uruguay, iniziano a seguirlo per valutarne il potenziale in vista di un possibile trasferimento in Sardegna. Più veloce di tutti, però, si muove il Lecce, che brucia, tra le altre, anche la concorrenza degli inglesi del Derby County e convince il difensore a vestire i colori giallorossi.

A volerlo a tutti i costi è Guido Angelozzi, neo direttore sportivo dei salentini arrivato proprio nel dicembre del 2005 per affiancare Regalia in una situazione drammaticamente spaventosa che aveva già  visto succedersi prima Gregucci e poi Baldini sulla panchina del Lecce. Il primo banco di prova per i neodirigenti è la sessione invernale di calciomercato 2005-06. Baldini, ormai sulla graticola, chiede l’acquisto di giocatori validi e motivati per risalire la china, e invece le uniche operazioni concluse in tutta fretta a gennaio, sono gli arrivi, in una squadra che urge di innesti di valore, del difensore tunisino Karim Saidi, prelevato dal Feyenoord e dello stesso Cichero.

I due acquisti sono calciatori tutti da scoprire, due scommesse insomma, che si spera possano ripercorrere la strada di altri stranieri giunti al Lecce negli anni precedenti, in sordina e senza squilli di tromba, e poi esplosi più o meno fragorosamente come Sesa, Lima e Juarez.

Se per Saidi la squadra di provenienza dà  confortevoli rassicurazioni, il contemporaneo annuncio dell’acquisto di Cichero invece suscita più di qualche perplessità  negli ambienti del tifo leccese, del resto il difensore era sconosciuto ai più, e se si è a caccia di rinforzi per puntellare una squadra che galleggia tra le zone basse della serie A italiana, difficilmente ci si affida ad un venezuelano. Cichero, però, calcisticamente è cresciuto in Uruguay, in un campionato che al Lecce aveva già  regalato le inaspettate soddisfazioni di Chevantà³n e Giacomazzi, e tanto basta a placare i primi malumori dei tifosi.

L’ingaggio del giovane difensore sudamericano da parte del Lecce, con la formula del prestito con diritto di riscatto, passa per lo più inosservato in Italia. Lo stesso, però, non si può certo dire in Venezuela. L’arrivo nel nostro campionato del giovane Gabriel, infatti, ha una certa risonanza nel suo paese, dove il calcio di casa nostra è seguitissimo. Il perchè è di facile intuizione. Cichero, è il primo calciatore venezuelano, dalla riapertura delle frontiere, a giocare nella nostra serie A. Un vero e proprio successo per il movimento calcistico di un paese che non brilla di certo per la ricchezza di talenti d’esportazione.

A volerla dire tutta Miguel àngel Mea Vitali, prima ancora di Cichero, era stato il primo venezuelano (i natali di Paciocco e la naturalizzazione di Margiotta non contano!) ad arrivare in Italia dal 1980, ma (fortunatamente per i tifosi laziali) non ha mai messo piede in serie A, lasciando pertanto gli onori di cotanta responsabilità  al neo leccese.

Le prime parole ai giornalisti italiani sono di rassicurazione, nonostante la precaria situazione di classifica Cichero, infatti, dichiara insieme a Saidi: Ã?«à? vero, il Lecce in questo momento non naviga in acque tranquille, ma siamo pronti anche noi a dare il massimo per ottenere questa salvezzaÃ?», e poi Ã?«”¦ il Lecce avrà  ampie possibilità  di farcela. Il campionato è ancora lungoÃ?».

Con la compagine giallorossa fa il suo esordio in serie A contro il Cagliari alla 25^ Giornata, quando il neo allenatore Rizzo lo fa entrare al posto di Rullo sulla corsia mancina. Cichero, infatti, si disimpegna egregiamente sia come centrale, sia come laterale sinistro, dove riesce a far valere nella progressione tutta la sua prestanza fisica.

Alla fine del campionato racimola solo 4 presenze, tra cui una partendo da titolare contro la Reggina in casa la domenica successiva, con una chicca da maniaci delle statistiche: con lui in campo, il Lecce non perde mai. Tuttavia il suo apporto alla (disperata) causa leccese non basta ad evitare, nonostante le promesse iniziali, un’amara retrocessione.

La sfortunata esperienza italica ebbe peròÃ? anche dei risvolti sentimentali. La famiglia Cichero, infatti, èÃ? originaria della Liguria, di Genova per la precisione. Così Gabriel quando il Lecce incontra in trasferta la Sampdoria, all’ultima giornata di campionato, ha modo non solo di scoprire la città  di origine del padre, ma anche di conoscere la cugina che non aveva mai visto se non in fotografia, dando vita così ad un siparietto stile “Carramba che sorpresa!”.

Al termine del prestito i dirigenti leccesi, con la squadra in serie B, ovviamente non riscattano il giocatore, il quale, con la coda tra le gambe, ritorna in Uruguay, di nuovo tra le fila del Montevideo Wanderers.

Nel 2007 si trasferisce nuovamente in Europa. Questa volta però il suo approdo non è in un campionato di prima fascia, ma all’FC Vihren Sandanski, modesto club militante nella massima serie in Bulgaria!!! Facile intuire come l’ingaggio lo dovesse ai buoni uffici del fratello, che già  da un anno giocava nel Campionato bulgaro con il Litex LoveÃ?. Con il Sandanski, scende in campo una sola volta, prima di mollare tutto e ritornare in patria, al Deportivo Italia, team che dal 1948, anno della sua fondazione, rappresenta la nutrita comunità  di immigrati italiani in Venezuela.

Dopo un solo anno con gli “Azules” Cichero approda negli States, concedendosi un’esperienza nella Major League Soccer con la maglia dei New York Red Bull, con i quali arriva fino alla finale del campionato, persa 1-3 contro i Columbus Crew di Frankie Hejduk e Guillermo Barros Schelotto. Finale alla quale assiste, suo malgrado, dalla panchina. Chiusa la stagione i Red Bull, dopo le prove non proprio convincenti, lo “tagliano” e nessuna squadra lo sceglie nel Waiver Draft.

A dicembre del 2008 ritorna così in Venezuela, sempre al Deportivo Italia, che lo gira nuovamente in prestito, questa volta al Caracas Fàºtbol Club la squadra della sua città  natale, dove tuttora gioca insieme al fratello, calcando anche il palcoscenico della Coppa Libertadores, dopo la recente vittoria del Campionato di Clausura e della Coppa venezuelana.

La sua carriera in nazionale dopo gli ottimi esordi non ha brillato un gran che, tant’è che ad oggi “il fratello di Alejandro, lui sì vera e propria colonna del Venezuela, ancora non è riuscito a ritagliarsi stabilmente un suo spazio con la Seleccià³n, raccogliendo appena 16 presenze e un gol.

Del resto con la maglia dei “vinotintos” Cichero junior più che per le sue prestazioni è ricordato per una violenta rissa, che lo ha visto protagonista insieme ai suoi compagni, in occasione di una partita amichevole giocata contro Panama. Al gol del pari di Maldonado al 92Ã?°, infatti, il portiere panamense Jaime Penedo (intravisto a Cagliari nel 2005-06) si lascia andare ad una scomposta reazione proprio nei confronti di Cichero (reo probabilmente di qualche parolina di scherno) che da il là  poi ad una vera e propria caccia all’uomo che lascia esterrefatti le migliaia di spettatori assiepati sugli spalti.

Cichero appena ebbe l’occasione di potersi trasferire in Italia non si fece certo pregare. Come tanti giovani calciatori, infatti, Gabriel considerava il nostro campionato come, parole sue, “il più difficile al mondo”. Affermarsi in un torneo tanto prestigioso, per giunta nel paese d’origine del padre, sarebbe stata una grandissima soddisfazione per lui. Per questo motivo non sono difficili da capire le motivazioni che lo spinsero a fare il passo più lungo della gamba.

Alla prova del campo, infatti, il coefficiente di difficoltà  della nostra serie A risultò essere decisamente fuori dalla portata del ragazzone di Caracas, il quale, tempo mezza stagione, dovette abbandonare il sogno di emulare le gesta del suo idolo Paolo Montero, mandando in fumo i buoni propositi dichiarati al suo arrivo: Ã?«In Uruguay mi chiamano il “Montero del Venezuela”, dicono che ricordo il campione della Juve, spero di dimostrarlo anche in ItaliaÃ?».

Dopo il flop leccese Cichero ha pagato per diverso tempo la scelta di presentarsi nel nostro campionato, per giunta in una squadra che per la difficile situazione di classifica in cui versava non aveva tempo per svezzarlo. Proprio per questo motivo la sua carriera sembrava doversi avviare verso ingloriose prospettive. Fortunatamente, però, la sua giovane età  gli ha permesso di rimettersi (relativamente) in carreggiata, e chissà  che il futuro non gli riservi piacevoli sorprese.

Exit mobile version