2012

Chievo, Pellissier: “Ci salveremo anche senza rigori”

Pubblicato

su

CHIEVO VERONA PELLISSIER – Non è il momento per deprimersi, ma bisogna guardare avanti per conquistare l’obiettivo salvezza: è questo il motto di Sergio Pellissier. «Quando perdi e sei così in basso in classifica è normale che la situazione preoccupi. Stiamo lavorando per uscirne. Per fortuna la classifica è corta e sono tutte lì a lottare per lo stesso obiettivo», ha dichiarato il capitano del Chievo Verona nell’intervista rilasciata a L’Arena.

Nessuna angoscia?

«Io non mi preoccupo per la classifica in se ma per il fatto che se non riesci a vincere cala il morale, ti deprimi. Invece devi essere positivo, pensare che puoi vincere con tutti e perdere con tutti».

Siete a due punti dall’ultima…

«Però il problema non riguarda solo noi. Ci sono anche squadre tipo Genoa e Sampdoria sul fondo. È un anno complicato e devi pensare che puoi salvarti anche nelle ultime tre, quattro partite».

Ma quest’estate pareva che gli obiettivi fossero altri.

«Noi siamo sempre partiti con l’idea di salvarci. Magari mister Di Carlo aveva alzato un po’ l’asta ma l’aveva fatto solo per spronare la squadra a migliorarsi, come si dovrebbe fare ogni anno. I punti non sono così importanti, a patto che si rispetti il traguardo».

Pensare in grande fa male?

«A volte sì. Noi dobbiamo sempre pensare, anno dopo anno, a salvarci il prima possibile. Se poi a gennaio sei a posto puoi anche inseguire lo scudetto…Ma mai fare il passo più lungo della gamba. Rischi brutte figure. La A non è mai semplice».

Come si svolta? Qual è il primo ingrediente?

«Noi dobbiamo sempre giocare da squadra. Quando si gioca da singolo il risultato non arriva. A volte pensiamo di poter risolvere le partite da soli. Sbagliato. Qui non ci sono fenomeni. Se si vince si vince tutti insieme».

Magari non siete neppure tanto fortunati: rigori sbagliati, altri non dati, a Catania un palo clamoroso.

«Le squadre migliori sono quelle che in periodo come questo, pur in difficoltà, riescono comunque a portare a casa qualcosa. Noi invece dobbiamo essere ancora più bravi e ancora più attenti del solito perché appena commettiamo un errore veniamo puniti».

Manca ancora il guizzo, quello che negli anni passati vi permetteva il salto di qualità. Mancala vittoria su una big o il colpo fuori casa.

«È una fase così. Soprattutto in trasferta non riusciamo a portare a casa punti. A volte ti capita di fare punti anche giocando malissimo, a noi ancora non succede».

E al Cibali?

«Abbiamo subito un Catania forte, che fa bene soprattutto in casa. Abbiamo avuto qualche occasione senza riuscire a sfruttarla. Poi, dopo il 2-0, si è acceso l’orgoglio e abbiamo avuto tre, o quattro palle-gol clamorose. Forse, avessimo cambiato marcia prima, le cose sarebbero andate diversamente».

Un risveglio tardivo?

«È che quando partiamo con l’idea di difenderci e ripartire capita che ci abbassiamo troppo, stiamo troppo chiusi. Come col Milan. Invece bisogna cercare di creare di più,come facciamo in casa».

Questione tattica o di testa?

«Di testa credo. Se fuori continui a perdere e magari pensi a strappare almeno un punto, è normale che giochi un po’ contratto. Allora il gol preferisci cercare di non prenderlo che farlo. E ti abbassi, ti copri troppo».

Il modulo allora non c’entra.

«No. Il mister cerca sempre di farci attaccare, ci dice sempre di non aver paura. Ma quando i risultati non arrivano capita di essere un po’ bloccati».

E di avere però la difesa più battuta della Serie A.

«Dispiace perché prendiamo gol in qualsiasi modo, soprattutto sulle palle inattive. Lì dovremmo essere più attenti. Ma basterebbe fare comunque un gol in più degli altri. Anche prenderne due ma riuscire a farne tre. Invece noi fatichiamo sia a evitarli che a farli».

Appunto. Anche gli attaccanti stentano: Pellissier si sente sul banco degli imputati?

«Noi siamo abituati a stare sul banco degli imputati. Eva anche bene così. L’importante è lavorare per la squadra. Non

stiamo facendo quei gol che servono per vincere ma non ci arrendiamo. Bisogna lavorare sul campo, correggere gli errori. Se riesci a farlo alla prima occasione utile ti galvanizzi e porti a casa anche i punti».

Intanto domenica c’è il Siena, ennesima sfida da non fallire.

«Non c’è ancora niente di decisivo. È uno scontro salvezza ma non si decide oggi chi retrocede e chi no. Sicuramente dovremo affrontarla nel modo giusto. Dovessimo vincere varrebbe non tre ma sei punti. Vogliamo assolutamente trasformare la sconfitta di Catania in segnali positivi. Giochiamo in casa e vogliamo assolutamente rifarci».

Gli episodi favorevoli e sfavorevoli, si dice, alla lunga si bilanciano. Però a voi, in particolare a Pellissier, a Catania come a Napoli, mancano un paio di rigori.

«Le cose si bilanciano col Chievo ma non con Pellissier. Pellissier non avrà mai cose a favore. Ormai è scontato. Pazienza. Sbagliano gli arbitri e sbagliamo noi. Riusciremo a salvarci comunque. Anche se ci vogliono mettere i bastoni tra le ruote».

Ha parlato con l’arbitro o con Legrottaglie dell’ultimo episodio?

«Nicola sa benissimo di avermi toccato. Me l’ha detto anche a fine partita. Il problema è degli arbitri che credono sempre che io mi butti. Va bene così, inutile stare a protestare. Altre volte l’abbiamo fatto, tipo con l’Udinese, e abbiamo preso gol. Pensiamo più a noi e freghiamocene di tutto quello che ci circonda. Alla fine nessuno ti dà una mano, soprattutto se si tratta del Chievo, che è una piccola».

Comunque fiducia massima: sarà salvezza.

«Assolutamente. Più mi attaccano più io… riattacco. E Pellissier si salva sicuro, al cento per cento».

Exit mobile version