2017
Chiesa si racconta: «Io leader? No, devo meritarmi il posto ogni settimana»
Da scommessa di Paulo Sousa a certezza per Stefano Pioli, Federico Chiesa racconta la sua rapida ascesa alla Fiorentina
Il 20 agosto 2016 debutta in serie A allo Stadium contro la Juventus. Il 18 novembre 2017 firma il nuovo contratto da un milione e mezzo di euro sino al 2022, diventando il simbolo e il leader della nuova Fiorentina. L’ascesa di Federico Chiesa è irresistibile e non intende arrestarsi. Da scommessa di Paulo Sousa a certezza di Stefano Pioli, il giovane esterno viola si racconta sulle colonne del Corriere della Sera, iniziando dagli esordi alla Settignanese: «Comincerei dalla Settignanese, dove ho iniziato. Non avevo un gran fisico e mi mandavano con i più piccoli, qualche volta mi sono scoraggiato. Devo ringraziare mio padre e mia mamma Francesca, che mi hanno sempre sostenuto, scegliendo le parole giuste al momento giusto». Il rapporto con Sousa, l’allenatore che più ha creduto in lui e che l’ha lanciato nel calcio dei grandi: «Mi ha fatto esordire alla prima giornata sul campo della Juventus, che a Firenze non è una partita come le altre. Un’esperienza indimenticabile e un atto di grande fiducia. E pensare che ero già contento di essere entrato nell’elenco dei convocati. Difficile raccontare cosa ho provato. Di sicuro non lo scorderò mai»
Ma Federico Chiesa non si sente arrivato, anzi, secondo quanto dice il papà Enrico dovrà ancora percorrere parecchia strada: «Giocatore vero ancora no. Sa cosa dice mio padre? Che diventi giocatore quando hai trecento partite in serie A. Io ho appena tagliato il traguardo delle cinquanta con la Fiorentina» Ma Chiesa non si fa distrarre dalle aspettative che il popolo viola nutre in lui: «Sono uno stimolo. La mia filosofia è la stessa del giorno in cui sono andato a Moena: dare l’anima a ogni allenamento. Lei dice che sono diventato uno dei leader. Io la vedo in maniera diversa: ogni settimana devo dimostrare che merito una maglia da titolare. Il lunedì, nessuno deve sentirsi sicuro del posto»
Come per Bernardeschi ( Mi dispiace che sia andato via, ci sentiamo ancora. Non gioca tantissimo, ma è contento e si impegna allo spasimo. Sono pronto a scommettere che diventerà un grande campione), anche Chiesa è nel mirino dei top club italiani ed europei, ma lui risponde così: «Piacere a così tante squadre mi rende orgoglioso. Ma ho firmato sino al 2022 perché anche la Fiorentina è un top club. Cosa significa la maglia viola? Un onore e un orgoglio. Sono nato a Genova però Firenze è casa mia. E sono contento di giocare nella squadra che, insieme ai miei genitori, ha creduto in me» Parentesi sugli idoli e giocatori preferiti: «Da ragazzino era Kakà, un modello dentro e fuori dal campo. A casa abbiamo un corridoio con le maglie di tutti i campioni, la sua però ci manca. Il mio giocatore preferito è Griezmann dell’Atletico Madrid. E poi Di Maria. Mi piace il calcio internazionale, soprattutto il Manchester City di Guardiola: gioca il calcio più bello d’Europa»
Chiusura sulla Nazionale e sulla mancanza del calcio italiano di lanciare i giovani: «Io sono l’esempio contrario. Ringrazio Sousa e la Fiorentina che mi hanno dato fiducia. So che non ho fatto niente e sento che il vero Chiesa ancora non si è visto. Devo migliorare la fase difensiva e la gestione della palla. Nazionale? É un legame forte. Dalla Under 19 sino alla 21, ogni volta una grande emozione. Quando arriverà, se arriverà, cercherò di farmi trovare pronto»