Chiellini: «Nel 2004 fui vicino alla Roma» - Calcio News 24
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Chiellini: «Nel 2004 fui vicino alla Roma»

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E poi rivela: «Da piccolo tifavo Milan»

JUVENTUS CHIELLINI – Si è raccontato a carte scoperte Giorgio Chiellini, che ha toccato diversi argomenti extracalcio ai microfoni de La Gazzetta dello Sport per farsi conoscere meglio. Ha parlato, ad esempio, della separazione dei suoi genitori, che sono stati bravi a non farlo pesare ai loro figli insieme ai rispettivi compagni, ma anche dei suoi studi, perché gli sarebbe piaciuto fare il chirurgo come il padre ed, invece, una volta appesi gli scarpini al chiodo resterà nel mondo del calcio: «Per fare quale mestiere non lo so, di sicuro non l’allenatore: troppo stress, troppe città da cambiare. Lo vedo come un momento cosi lontano, ma prima o poi dovrò pensarci perché mi pare più probabile che succeda a 34-35 anni piuttosto che a 38. Magari dopo un’esperienza negli Usa, per capire com’è vivere là».

VIAGGIO NEL TEMPO – Non è un grande appassionato di arte il difensore della Juventus, che non si è fatto coinvolgere nemmeno da Zebina e Capello. Ci sta provando però sua moglie… E se avesse una macchina del tempo, ecco dove si fermerebbe Chiellini: «Ai tempi dell’impero romano, per vivere da dentro un’espansione cosi. No, meglio al tempo degli antichi greci, e farei di tutto per vivere accanto a Platone. Essere lui no, mi pare troppo: poterlo studiare da vicino, capire come viveva e soprattutto come cavolo faceva a essere avanti di cosi tanti anni e ad avere una visione cosi futuristica del mondo».

LEGAMI – L’amicizia è un aspetto importante della vita per Chiellini, che ha parlato del migliore amico Valerio, ma anche di Giannichedda, «un fratello maggiore quando arrivai alla Juve. Avevo paura anche di parlare, mi insegno l’equilibrio che serve in questo mondo: “Divertimento quando puoi, sacrifici sempre. E impara a capire i momenti”. Quanto aveva ragione». Non è mai caduto in trappola, però, il difensore, quando qualcuno gli ha offerto della droga. Piuttosto poteva prendere altre strade quando si è aperta la porta della Premier League: «Poteva succedere nel 2007, e non sarebbe stata poi cosi cattiva: semplicemente, avevo la Juve nel destino, altrimenti sarei andato alla Roma nel 2004 visto che era tutto fatto».

MODELLI – Amici sì, poi gli idoli. Lo è stato ad esempio Paolo Maldini: «Quando da tifoso del Milan compravo astuccio e quaderno rossoneri era per lui e Franco Baresi. Da ragazzino per anni ho sognato la sua maglia e poi l’ho avuta un giorno a San Siro, peccato che mi e toccato scambiarla dopo aver perso 6-0, e avevo pure fatto autogol. Come ha lasciato mi ha colpito ancora di più. Il passo finale con quei fischi dei suoi tifosi è stato un brutto spettacolo eppure lui è stato bello anche quel giorno, a testa alta, come quando giocava. E come ha camminato pure dopo: in disparte, senza polemiche, senza voler apparire per forza, senza “vendersi” a nessuno per avere un ruolo. Ecco, non so come sarà il mio addio al calcio, ma spero sia pulito come il suo».

SGOMITATE – Il più forte di tutti, però, resta Zlatan Ibrahimovic, in grado di spostare gli equilibri in campo. Con lui ha sgomitato, si sono minacciati e dopo uno Juventus-Inter post-Calciopoli sono stati vicini allo scontro, ma alla fine avevano anche un buon rapporto. A proposito di strattonate, spunta il morso di Luis Suarez: «In quel momento non era questione di fare la spia, ma di andare o no agli ottavi: ero sicuro che se fosse stato espulso lui l’Uruguay non avrebbe mai passato il turno, come ho sempre pensato che con Zidane in campo, magari nel 2006 sarebbe finita in un altro modo».

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