2014

Chi aveva detto Cagliari poco zemaniano?

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Con l’attuale dato difensivo il Cagliari ha grosse chance di retrocedere in Serie B. Ecco la grande sfida di Zeman

Ci risiamo. Inesorabilmente. Negli sprazzi di bellezza come nella rovina. Con una tendenza preoccupante: gli attimi di grande calcio sono sempre meno mentre aumentano le dimostrazioni di totale inconsistenza. Il Cagliari di Zeman è riuscito nell’impresa di resuscitare un Chievo mai così inconsistente – in trasferta finora aveva realizzato tre gol, soltanto ieri ne ha siglati due – sotto il profilo offensivo.

DATI DA RETROCESSIONE – Il Cagliari ha subito 26 reti in 14 partite, alla media di 1.85 a gara: confermando questa tendenza nell’arco dell’intero torneo si ritroverebbe a fine stagione con il dato di 71 gol incassati. Per intenderci: le tre squadre che l’anno scorso sono retrocesse in serie cadetta – Catania, Bologna e Livorno – alla voce gol subiti si sono rispettivamente attestate a quota 66, 58 e 77. Con 71 reti al passivo non ci si salva: è vero, la scorsa Serie A ci ha fornito il caso del Sassuolo salvo dopo che la sua porta è stata violata in ben 72 occasioni, ma appunto si tratta di esempi isolati. Negli ultimi cinque campionati di Serie A nessun’altra realtà è riuscita nell’intento di permanere nella massima serie con l’attuale media difensiva dei sardi. La sensazione forte peraltro è che la tenuta complessiva del Cagliari vada a peggiorare: 14 dei 26 gol incassati sono arrivati nelle ultime cinque gare (12 nelle nove precedenti), segnale inequivocabile di una certa (ulteriore) perdita di equilibrio e fiducia.

E POI C’E’ L’ATTACCO – Nella classica dicotomia zemaniana, soltanto con lui accade infatti di narrare delle gesta di due squadre differenti seppur ne alleni una sola, ecco una fase offensiva che nulla ha da spartire con le sue colleghe di classifica: 20 reti all’attivo, come il Genoa terzo e più della Sampdoria quarta. Ed un modello calcistico che sa esaltarsi e trovare strade infinite soltanto nella metà campo avversaria. Il punto è: funziona? La risposta è negativa. Per squadre del livello del Cagliari incappare nella giornata storta sotto il profilo dell’inventiva e della velocità d’azione ci può stare, il problema però resta secolare: all’ordine del giorno è immancabilmente previsto il balletto difensivo. Alberto Paloschi non segnava dalla quarta giornata di campionato e come per magia ha ritrovato ieri la via del gol al cospetto di un Cagliari fragile e remissivo, a tanti altri capiterà lo stesso. Se finisse qui la creatura di Zeman avrebbe conseguito il settimo miglior attacco della Serie A, la penultima difesa e – attualmente terzultima – la retrocessione in Serie B.

OLTRE I NUMERI – Di fatto non compensata la pesante partenza di Astori, si è ritrovato in difficoltà anche Rossettini che invece nelle ultime stagioni aveva raggiunto una sua dimensione al fianco dell’attuale difensore della Roma. Il tutto, ma non lo ripetiamo all’infinito, amplificato dal particolare quanto proverbiale impianto calcistico zemaniano. Migliore il livello sugli esterni – dove troviamo un terzino esperto come Pisano, il buon Avelar visto in questi mesi, il suo prototipo di esterno (Balzano) e quel giovane in rampa di lancio sorprendentemente ignorato dal boemo (Murru) – ma manca un portiere che oggi possa garantire affidabilità. Problemi strutturali che invece – nella dimensione dell’obiettivo salvezza – non sussistono negli altri comparti: poco da dire su un attacco che può annoverare i vari Sau, Ibarbo, Cossu ed il lanciato Farias, la mediana deve rintracciare le giuste coordinate per esaltare le qualità di Ekdal. Il centrocampista svedese si sta completando e può diventare una chiave delle ambizioni rossoblu: chi vi scrive, zemaniano di ferro un tempo e vacillante oggi, ora si aspetta altro. La grande sfida di Zdenek Zeman – innovatore per eccellenza – è quella di dimostrarsi non superato dai tempi.

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