2012

Checco e Danielino, due facce di una medaglia pesante

Pubblicato

su

Afferra il presente e affidati al domani il meno possibile.” Zdenek Zeman deve aver appeso nella sua camera da letto questa citazione del noto poeta Orazio, stando almeno a quanto si è visto nelle ultime partite ufficiali della Roma.

Il passato, e soprattutto il presente che il tecnico boemo sta afferrando con una presa sempre più salda è rappresentato da Francesco Totti: la storia dell’ultimo ventennio del calcio nella sponda giallorossa della Capitale, il giocatore che con il 10 sulle spalle e la fascia da capitano sul braccio sinistro non ha mai perso l’amore e la dedizione nei confronti della squadra della sua città, anche quando i suoi vecchi allenatori decidevano di lasciarlo in panchina anche per una partita intera, scatenando le ire e ricevendo gli insulti del popolo che osanna il proprio leader. Il futuro, a cui Orazio fa riferimento, nella considerazione del calcio romanista corrisponde all’imponente figura di Daniele De Rossi, il ragazzo che in giallorosso è diventato uomo e simbolo di una fede, tanto da ricevere il titolo di Capitan Futuro.

E proprio nella serata che consacra, forse definitivamente, la Roma di Zeman versione 2.0, con la vittoria sulla Fiorentina di un altro simbolo giallorosso degli Anni 2000 come Vincenzo Montella, le due facce della medaglia romanista sono state lontane più che mai. Francesco Totti ha sfoderato, sotto ogni aspetto, una prestazione che dalle parti della Capitale non si vedeva dall’anno dello scudetto conquistato con Capello in panchina e con Batistuta e lo stesso Montella nel tridente completato dal Pupone: corsa in lungo e in largo per tutto il campo, pressing nei confronti dei difensori avversari, tocchi magici per servire i compagni e soprattutto la doppietta, che porta Totti a quota 221 gol in campionato, una cifra spaventosa ma che rende ampiamente giustizia a un campione di tale portata. Daniele De Rossi, invece, continua a sprofondare in un baratro, che di settimana in settimana si fa sempre più profondo: tornava dalle tre giornate di squalifica rimediate dopo il doppio ceffone rifilato a Mauri durante il derby, ma Zeman lo manda in panchina, schierandolo solo a mezz’ora dalla fine, un tempo che il centrocampista non riesce a sfruttare, forse a causa del tormento interiore che rischia di divorarlo per tutto il tempo che trascorrerà nella squadra della sua città e del suo cuore.

Totti continua a volare e a far capire che il gioco di Zeman lo esalta e che il boemo è l’uomo giusto per allungargli la carriera, nonostante tutto i chilometri che è costretto a percorrere durante ogni singola partita; De Rossi fa capire che sono finiti i tempi in cui Luis Enrique lo riteneva un giocatore insostituibile, con tanto di statistiche pronte a dargli ragione, e che forse sarebbe il caso di cambiare aria, in barba alle promesse fatte dopo aver posto la firma su un contratto faraonico. Due facce di una medaglia che ora si fa sempre più corposo e colorito da un lato, mentre inizia a sbiadirsi dall’altro, un lato sempre più pallido, quasi sbiadito, e che già a gennaio potrebbe definitivamente sparire.

Exit mobile version