2015
Che fatica a scrivere di Luis Suarez
Rubrica 10 e lode: appuntamento con Luis Suarez, tormentato fuoriclasse di Barcellona ed Uruguay
Nel raccontare Luis Suarez onestamente non si sa da dove partire: imbocchi una strada ma immediatamente pensi sia quella sbagliata, poi la cambi, stravolgi il sentiero che avevi in mente ma ritorni inevitabilmente al punto originario. Univoco: con lui non sai che pesci prendere. Talento o cannibale, macchina da gol o rissaiolo?
I FATTACCI DI UN PERSONAGGIO BORDERLINE – Accadimenti di due generi essenziali: gli episodi di presunto razzismo che lo hanno coinvolto ai tempi della Premier League in relazione all’attuale calciatore della Juventus Patrice Evra ed i tre morsi che hanno caratterizzato la sua carriera dal 2010 ad oggi. Ma andiamo con ordine nel tentativo di raccontare la storia di un calciatore oggettivamente borderline. E’ il 15 ottobre del 2011 quando secondo la Federazione inglese Suarez – nella sfida tra Liverpool e Manchester United – insultò ripetutamente Evra per questioni meramente razziali: poi la storica mancata stretta di mano dell’11 febbraio 2012 come simbolo di una vicenda dai connotati oramai irrisolti. I tre morsi testimoni della sua rabbia repressa hanno fatto il resto: nel 2010 ai tempi dell’Ajax toccò ad Otman Bakkal del Psv, due anni fa alla colonna del Chelsea Branislav Ivanovic e nella scorsa estate nell’indimenticabile scenario di Brasile 2014 al nostro Giorgio Chiellini, proprio nel giorno in cui la spedizione azzurra si accingeva a salutare tristemente quanto anticipatamente il Mondiale sudamericano.
CALCIATORE FUORI DAL COMUNE – Fattacci che non hanno scoraggiato il Barcellona ad investire ben 88 milioni di euro per garantirsene le prestazioni: un rischio? Ne parleremo a breve. Non prima di aver tirato le somme di quel che ad oggi è il calciatore Luis Suarez: rapporto con il gol a dir poco amichevole, 238 reti in 396 gare a livello di club, una Scarpa d’oro con il Liverpool, primatista all-time nella storia dei cannonieri dell’Uruguay, talento oggettivamente troppo sopra alla media. El Pistolero segna in ogni modo grazie ad una varietà di soluzioni che lo rende a tutti gli effetti un centravanti atipico: una via di mezzo tra uno spietato numero 9 ed un fuoriclasse con la 10 sulle spalle. Eppure ecco il dato incredibile: ad oggi ha vinto soltanto una Coppa America, da protagonista assoluto (eletto miglior calciatore della manifestazione), con il suo Uruguay nel 2011 mettendo in riga l’Argentina di Messi ed il Brasile di un allora diciannovenne Neymar. Messi e Neymar, sì, questi nomi gli suoneranno comuni.
LA VOLTA BUONA – Per vincere tutto quel che non ha ancora vinto ha scelto di trasferirsi al Barcellona dei due fenomeni appena citati per andare a comporre quel che di fatto è un tridente – perfettamente affiatato, mai una scena di insofferenza e considerato il livello dei singoli non era scontato – dal valore probabilmente mai riscontrato nella storia del calcio: già unire gli sconfinati talenti di Messi e Neymar è operazione che scomoda mostri sacri del calibro di Maradona e Pelè, mescolando il tutto poi con una bocca da fuoco dello spessore di Suarez il piatto è servito. E fa oggettivamente impressione: il Barcellona – che ama rischiare nella scelta dei suoi allenatori – ha appena passeggiato sui campi dei campioni d’Inghilterra prima e di Francia poi, umiliando Manchester City e Psg (doppietta strepitosa dell’uruguaiano) dinanzi ai rispettivi tifosi. In patria comanda la classifica davanti al Real Madrid e viene da domandarsi: chi potrà fermarli? Chi riuscirà ad arginare in Liga come in Champions League lo strapotere tecnico del Barcellona? E’ la volta buona, Luis. Se incontri la Juventus però ricorda di Evra e Chiellini. E vacci piano.