Bisogna saper vendere: la cessione di Bacca è un gioiellino - Calcio News 24
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2017

Bisogna saper vendere: la cessione di Bacca è un gioiellino

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Cessione Bacca al Villarreal, l’ennesimo colpo di calciomercato firmato da Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli. L’addio al Milan del colombiano non è una situazione win-win ma ci si avvicina abbastanza

Spesso si giudica il calciomercato dagli affari in entrata, dal nome altisonante che regge la maglietta davanti ai flash dei fotografi. In pochi, però, danno uno sguardo al gate di un aeroporto, alle partenze verso lidi più o meno conosciuti, agli armadietti svuotati. Il Milan di quest’anno è un esempio: straordinario il trasferimento di Bonucci, bellissimo l’affare Conti, ma non sono gli unici grandi colpi di Fassone e Mirabelli. Bisogna guardare alle cessioni per rendersi conto del lavoro immane dei due dirigenti. Prima De Sciglio alla Juventus, poi, soprattutto, Carlos Bacca al Villarreal. Non è un capolavoro perché i capolavori sono altra cosa, ma dal punto di vista della costruzione del nuovo Milan è di certo uno degli affari migliori possibili. “Cessione Bacca” è stato uno dei thread più ripetuti negli ultimi giorni e ora pare essere realtà, con somma gioia dei tifosi del Milan. Ma come è possibile che il centravanti killer accolto con gioia due anni fa, adesso sia solo un pacco da sbolognare? I motivi sono molteplici, i fan rossoneri li hanno evidentemente capiti quasi subito. Al contrario della vecchia dirigenza, che, con una lungimiranza pari a zero, lo acquistò in pompa magna sottoponendogli un contratto-monstre fino al giugno del 2020.

Cessione Bacca: un affare “tattico”

L’affare Bacca è uno dei pochi a poter essere definito tale sia in entrata sia in uscita. Quando arrivò sembrava la panacea per l’attacco del Milan. Iniziò benissimo la stagione e risultò essere uno dei centravanti più mortiferi nel rapporto tra tiri in porta e gol. Poi, però, è cambiato tutto. Il tira e molla nel calciomercato estivo 2016 e i primi segnali al termine della stagione precedente: mai decisivo nelle partite importanti, molto spesso abulico e indolente, poco propenso al pressing e al gioco grintoso. Il 2016-17 ha palesato tutti i suoi limiti tecnici. Dopo la tripletta al Torino dell’agosto 2016 è diventato un corpo estraneo: nel gioco di Montella fatto di passaggi corti e punte che devono saper tenere il pallone, lui era quello che non saltava mai di testa e sbagliava gli appoggi elementari a pochi metri. Non che in un’estate si passi da campioni a brocchi, per l’amor del cielo, ma è il segnale di come un cambio di allenatore possa mutare definitivamente l’utilità di un giocatore nell’economia della squadra. Con Montella, Bacca è diventato il decimo chiamato in extremis per il calcetto, il cugino che ogni tanto tira fuori la magia ma che essenzialmente è un pesce fuor d’acqua. A tutto questo si unisce un caratterino non proprio irreprensibile: troppe scenate con Montella, soprattutto quando il tecnico napoletano aveva ragione da vendere. Non ha mai dato l’idea di essere un uomo squadra, per questo la cessione al Villarreal è un colpaccio. Non è propriamente una situazione win-win perché Fassone e Mirabelli hanno strappato solo il diritto e non l’obbligo di riscatto. Il rischio di vederlo di nuovo a Milanello nel 2018 è tangibile, ma per ora il nuovo Milan può essere costruito senza l’assillo di un centravanti statico, che in due anni ha segnato meno reti decisive di Locatelli.

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