2014

Cassano: se la vita è una lotteria

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Antonio non si è fatto accettare nemmeno a Parma: ecco perchè

SE LA VITA E’ UNA LOTTERIA – Se la vita è una lotteria, allora io devo essere uno di quei tizi che la sera dell’estrazione si ricordano di aver smarrito il biglietto vincente in una toilette dell’autogrill mentre provavano a scrivere il numero della ex a lettere cubitali sui muri, accompagnato magari dalla dicitura “Matteo trans, da te in 24 ore”.

SE IL BIGLIETTO E’ VINCENTE – La casistica mondiale degli sfigati che ho avuto la sfortuna di incontrare nel mio percorso terreno su questo infame pianeta la cui sostenibilità dai più viene calpestata a getto continuo, mi ha però insegnato che esiste una duplice tipologia di miracolati. Gente che insomma, non ha mai comprato in vita sua un biglietto della lotteria vincente, ma è sempre riuscita a cavarsela perché il tizio che in ricevitoria davanti a loro era lì per farlo, non aveva abbastanza resto da cambiare con i tagliandi di Antonella Clerici e la “Prova del Cuoco”. Sono quelli che alla ricevitoria della vita solitamente ci vanno soltanto per comprarsi le sigarette (di solito le Merit, per i più borderline le PollMon Blu) e, non si sa come, si ritrovano tra le mani un biglietto per un’esistenza senza troppi sacrifici, una marea di soldi, una compagna di tragitto come Kate Upton o più semplicemente un lasciapassare a una vita terrena senza letture di Fabio Volo.

SE LE CATEGORIE SONO DUE – Le categorie sono, come vi accennavo, essenzialmente due:

 – I cretini. Costoro sono miracolati per definizione. Non sanno dove si trovano, non sanno chi sono, non conoscono il significato della parola “sfiga”, non avendo minimamente idea di cosa rappresenti. Li trovi la mattina al bar a fare colazione con cornetto e cappuccino come se niente fosse pure se lo spread ha superato i 700 punti e la BCE ha tagliato i tassi d’interesse italiani per un numero di anni che, calcolato su due piedi, equivale a quello che occorrerà alle scimmie per dominare il mondo. Oppure li trovi al supermercato a fare la fila per comprare le lattine di Coca-Cola col proprio nome. Sono quelli che il biglietto vincente ce l’hanno, ma non lo sanno che è vincente, perché mentre la Clerici dava i numerini giusti loro erano sintonizzati su “Jersey Shore”.

– Antonio Cassano.  Dai più conosciuto anche come Antonio Cassano. E’ miracolato in quanto dotato del miglior talento che un essere umano privo di cultura e conoscenza delle cose di mondo possa avere: saper tirare due calci ad un pallone. Costui un biglietto vincente ce l’ha da quanto è nato: è quello che gli è servito per sfuggire ad una vita di stenti e delinquenza senza lavorare nemmeno un giorno nella sua vita. Sa di avere il tagliando magico ed anzi se ne crogiola a spese di chi non ce l’ha.

SE IL BIGLIETTO CE L’HA CASSANO – Cassano era il compagno di classe che, tanto per capirci, non studiava mai, arrivava in classe sempre con due ore di ritardo, mandava a defecare i prof in 56 diversi dialetti dell’interland barese, ma si faceva passare i compiti dal compagno secchione, minacciandolo di fargli trovare una testa di maiale nel letto se parlava, poi ti obbligava a suggerirgli durante le interrogazioni, prendeva 8 (mentre te prendevi 4 ed un calcio nel sedere perché un biglietto della lotteria non ce l’hai mai avuto nemmeno quando li regalavano) ed alla fine, invece di ringraziarti, ti tagliava le gomme del motorino, ti sputava nello zaino e per finire si limonava pure la tua ragazza. Anche se lui aveva l’acne e te no.

SE CASSANO E’ UN INGRATO – Cassano insomma è l’ingratitudine concretata: è quel genere di essere umano la cui capacità di sapertelo spingere delicatamente nel popò sarà sempre direttamente proporzionale alla tua capacità di saperlo perdonare.  Non vorrei partire a questo punto con il solito pippotto del calciatore ingrato che ha avuto tanto dalla vita e che non ha saputo ricambiare la fortuna ricevuta, perché bambini miei, se non l’avete ancora capito, non è scritto da nessuna parte che chi riceve debba dare. E’ scritto invece che chi non riceve una mazza debba dare tutto, ma quelle si chiamano “tasse” e ne parleremo un’altra volta.

SE… MAGARI, “SE”… Dopo una strada disseminata di insulti e orecchiette alle cime di rapa, Cassano ha avuto la fortuna di incontrare lungo il cammino ancora qualcuno in grado di porgere l’altra guancia. E sì che la guancia di Ghirardi è pure grossa e, fosse un culatello, sarebbe in grado di sfamare le prossime quattro generazioni di italiani. A Parma Antonio ha trovato una casa, un minimo di accoglienza e pure un po’ di grano (che anche se sei ricco abbastanza, non ti fa mai schifo). La famiglia ce l’aveva già, ma di sicuro da quelle parti avrebbe trovato pure quella se avesse voluto. Insomma, a Parma Cassano poteva essere trattato come Gesù, pure se Gesù Cristo il Parma ce l’aveva già in squadra sotto le mentite spoglie di un brasiliano con passaporto italiano che parla come Amanda Lear.

SE A PARMA NON LA PRENDONO BENE – Tutto bene quel che finisce bene? Manco per il piffero. Cassano se ne voleva tornare alla Sampdoria, lì dove un po’ di anni fa aveva chiamato “vecchio di merda” il presidente: roba da poco insomma, cose da riderci su, scordiamoci il passato siamo di Genova paisà. Non gli bastava farlo capire, doveva dirlo a chiare lettere in tv, doveva farlo scrivere alla moglie su Twitter, doveva mettere manifesti elettorali per tutte le strade di Parma in cui prometteva la restituzione dell’IMU se fosse tornato alla Sampdoria. Si fosse scritto in fronte: “Vi darei fuoco vivi, anche se mi avete dato da mangiare”, probabilmente avrebbe fatto meno danni. Ma Cassano si sa, è un tipo un po’ plateale: prende a calci le bandierine, fa le corna all’arbitro, dice che ha avuto più di mille donne e ti butta nel sacchetto dell’umido con la stessa facilità con cui Taribo West anni fa cambiava colore alle treccine e spacciatore la notte.

SE NON AVESSE MAI VINTO – Chiamatemi invidioso, ma io il biglietto vincente della lotteria me lo sarei tenuto  stretto questa volta, invece Cassano ha preferito strapparlo in faccia a chi gliel’aveva pagato. Lui la lotteria l’ha vinta, è tutto il resto che ha perso. 

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