2016
Caso Totti: e se la leadership futura fosse di Strootman?
Roma – Totti, lanalisi. I risvolti presenti e futuri
Del caso Totti si è oramai detto tutto: alla nostra ricostruzione dettagliata nel pre-partita di Roma-Palermo, vanno fondamentalmente aggiunti i segnali distensivi raccolti sia nei gesti del capitano che nelle parole rilasciate da Luciano Spalletti nel post-gara. Frattura risanata? La vicenda è da analizzare in chiave presente e futura, con risvolti che variano a seconda del lasso temporale di riferimento.
PRESENTE – Lo Spalletti pensiero, articolato in lunghe ed esplicative dichiarazioni, è riassumibile in una circostanza: se consento ad un calciatore, anche se di nome fa Francesco e di cognome Totti, di convocare un’intervista per esternare tutti i suoi malumori, che esempio rendo al resto della squadra? E come ne prevengo eventuali comportamenti futuri? In una piazza complessa come lo è Roma, in passato si è spesso accusato la guida tecnica di carenza di polso: Luciano Spalletti è stato scelto dalla proprietà americana per ordinare situazioni apparentemente caotiche e di conseguenza ha scelto di comportarsi. Dando l’esempio: qui funziona così, altrimenti alla porta. Opinabile? Non certamente in termini di personalità, eccellente poi nella consapevolezza e nella calma riposta nelle spiegazioni offerte. Il presente dunque, a meno di ulteriori ma non preventivabili scossoni, non appare una salita da scalatori: la frattura può essere risanata in nome dell’obiettivo comune. Il bene della Roma. Che nel caso si traduce nella conquista del terzo posto utile per accedere al playoff della prossima Champions League.
FUTURO – Diverso. Il malumore legittimamente espresso da Francesco Totti nell’intervista concessa al TG1 sembra offrire un’unica soluzione che lo renda felice: giocare di più e sedersi ad un tavolo per discutere il rinnovo contrattuale. Circostanza che per un calciatore prossimo ai 40 anni risulta singolare: il rischio è quello di non concedersi l’epilogo che merita un genio del calcio. Totti è ad opinione personale l’attaccante più forte della storia del calcio italiano, sicuramente il più talentuoso, e nel cuore di chi ama questo sport c’è l’emozione per la sua collezione di perle: un bagaglio di diamanti disseminati su ogni campo tanto luminosi da stropicciarsi gli occhi. E’ arduo riconoscere l’istante perfetto in cui si entra sul viale del tramonto: perché è anche quello giusto per uscire di scena con l’aura che spetta ai più grandi. Ma è grandezza individuarlo: altrimenti si rischia di passare per alieni – un po’ come Totti nella recente intervista – e non regalarsi l’epilogo meritato. C’è chi afferma che, a gestire meglio il tutto, avrebbe dovuto pensarci la società: ci può stare, ma non è così immediato. Più rapido ed indolore scegliere da sé ed impadronirsi del proprio destino.
EREDITA’ – Attualmente appare complesso pensare ad un rinnovo contrattuale: più probabile che le strade di Roma e Totti (calciatore) si separino per ricongiungersi con quelle di Totti (dirigente). La domanda sorge spontanea: come si ridisegna il futuro? Quando a lasciare sono i più grandi sembra quasi di perdersi, eppure gli esempi della storia – la Juventus del post Del Piero soltanto l’ultimo – raccontano di come alcuni club siano immediatamente pronti a vincere. O a continuare a farlo. Daniele De Rossi leader lo è sempre stato: lo è per inclinazione naturale, del resto alcune caratteristiche non le acquisti sul mercato. Le hai o non le hai, lo sei, oppure no. E continuerà ad esserlo. Questa Roma però, quella di James Pallotta, ha per natura intrinseca una vocazione internazionale: quella ancora non caldeggiata dai risultati – che proprio in terreno estero vanno in tutt’altra direzione – ma dal senso di una vera e propria missione. Quella di esternalizzare il mondo Roma, di far convivere la secolare tradizione con le esigenze di un calcio moderno sempre più globale, sia dal punto di vista tecnico che commerciale: Kevin Strootman è l’anello di congiunzione. Beniamino del pubblico ma calciatore di stampo internazionale, il popolo giallorosso lo ama – testimonianza ultima ne è la standing ovation riservatagli ieri dall’Olimpico in occasione del suo ennesimo rientro in campo – perché ne ha apprezzato il valore del calciatore e la caparbietà nel ripartire e nel ripartire e nel ripartire ancora una volta per mettersi alle spalle quello che è stato un vero e proprio incubo sportivo e professionale. I punti interrogativi sulla tenuta non possono che sussistere: sarebbe folle negarli. Ma se il centrocampista olandese (classe ’90, giovane al punto giusto) dovesse offrire conferme in tal senso, è la pietra ideale della Roma che sarà. Club a cui è già grato. La sintesi più credibile, l’immagine, il volto più riassuntivo di quel che è stato e di quel che si spera sarà.