2015

Caso Parma, la presa di posizione della Lega Serie A

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Lungo comunicato inerente alla vicenda del club emiliano

Lungo comunicato della Lega di Serie A in merito al caso-Parma, rispondendo alle accuse di una presunta carenza nei controlli preventivi e successivi, nonché confermando lo scenario in caso di un ritiro anticipato del Parma dal campionato di Serie A. Di seguito la prima parte della nota ufficiale:  «Un sistema che, per decisione degli organi di controllo della Federazione, nega – come ha negato al Parma – la licenza per la partecipazione all’Europa League per il mancato versamento di alcune ritenute fiscali afferenti cosiddetti “incentivi all’esodo” dovuti a calciatori non più tesserati non può certo definirsi privo di efficaci strumenti di monitoraggio e controllo sull’operato delle società. Del pari non può dirsi “carente” un sistema che verifica ogni scadenza prevista dalle norme attualmente in vigore per le obbligazioni assunte dalle società con i propri tesserati (stipendi, ritenute fiscali, contributi previdenziali) e che sanziona disciplinarmente ogni eventuale mancato adempimento. Il sistema di controllo ha accertato, alla fine dello scorso mese di giugno, la sussistenza delle condizioni per l’ammissione del Parma FC al campionato 2014/2015, a cominciare dalla corresponsione degli emolumenti ai tesserati e relativo versamento delle ritenute fiscali e previdenziali a tutto il mese di aprile 2014, fino all’assenza di debiti da campagna trasferimenti al 30 giugno 2014. Successivamente (1 ottobre 2014) la Co.Vi.So.C. ha ulteriormente verificato l’assenza di debiti retributivi, fiscali o previdenziali del Parma nei confronti dei propri tesserati a tutto il 30 giugno 2014».

LA VICENDA – La seconda parte del comunicato riguarda la presunta inazione delle istituzioni sportive: «Federazione e Lega applicano rigorosamente le norme esistenti ed, eventualmente, si fanno promotrici di modifiche regolamentari per l’immediato futuro. Il sistema italiano è uno dei più efficienti in Europa, al punto che altre Leghe e Federazioni vi si sono ispirate negli ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda la garanzia del regolare pagamento delle obbligazioni derivanti dalla campagna trasferimenti in ambito nazionale. In pratica, nel nostro sistema, nessun trasferimento nazionale, regolato in stanza di compensazione presso la Lega, può essere autorizzato dalla Lega stessa se i sottostanti impegni economico-finanziari non sono stati interamente adempiuti o garantiti con cessioni di crediti televisivi, fideiussioni bancarie o assicurative rilasciate da istituti con rating ai massimi livelli di mercato. Questo sistema ha consentito di superare i casi di default di società calcistiche verificatisi nel corso degli anni, facendo sì che nessun club creditore risultasse danneggiato, né direttamente né indirettamente. Per quanto riguarda gli emolumenti dei tesserati, va invece rilevato che il loro pagamento non transita per la Lega e che, pertanto, non può esserci alcun meccanismo di surroga di quest’ultima nell’adempimento delle società. Al di là del fatto che meccanismi di subentro della Lega o della Federazione nel pagamento degli stipendi dei tesserati non sono previsti in alcun paese europeo, va comunque rilevato che nel sistema italiano non è ipotizzabile una compensazione dei debiti delle società per emolumenti con i proventi dei diritti televisivi venduti centralmente dalla Lega Serie A, atteso che questi ultimi vengono in realtà fatturati alle emittenti licenziatarie direttamente dalle società calcistiche».

A TAVOLINO – Infine, la presa di posizione finale: «Sul piano più strettamente sportivo, da oltre vent’anni l’ordinamento della FIGC regola nello stesso modo il caso, che ovviamente tutti si augurano non si verifichi mai, del ritiro di una società in corso di Campionato: qualora tale circostanza si manifesti nel girone di andata, tutte le gare in precedenza disputate non hanno valore per la classifica, che viene formata senza tenere conto dei risultati delle gare della società rinunciataria; se, invece, il ritiro interviene nel girone di ritorno, tutte le restanti gare sono considerate perse a tavolino. La regola fu introdotta all’unanimità dal Consiglio federale nel 1993/1994, dopo che l’Arezzo, nella stagione precedente, era stato escluso dal Campionato di C1 dopo avere disputato 27 partite, tutte annullate. Peraltro, anche in un sistema collaudato come quello dei controlli economicofinanziari sulle società di calcio vigente in Italia, il processo di revisione e adeguamento delle norme alle mutate esigenze prosegue in maniera incessante. L’abolizione del sistema delle “compartecipazioni” dei diritti alle prestazioni degli atleti, il rafforzamento dei controlli sui debiti da operazioni internazionali di trasferimento dei calciatori, la riduzione del numero dei calciatori in rosa, il definitivo allineamento delle regole italiane a quelle del “Fair Play Finanziario” recentemente introdotto dall’UEFA sono decisioni già prese. L’introduzione di nuovi indici di valutazione della consistenza patrimoniale, del livello di indebitamento e dell’incidenza di stipendi e ammortamenti sui ricavi dei club, nonché l’adozione – anche in Italia – di un sistema di vaglio preventivo dei requisiti delle nuove proprietà dei club, sul modello del cosiddetto “fit and proper person test” da poco varato dalla Premier League inglese, costituiscono invece le prossime misure allo studio. Nella piena consapevolezza del quadro normativo appena esposto e delle eccezionali criticità in atto, la Lega Serie A si è immediatamente resa disponibile a partecipare al tavolo di crisi aperto dalla FIGC all’indomani della presentazione, il 18 febbraio scorso, dell’istanza di fallimento della società da parte della Procura di Parma».

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