Serie A

Paolo Casarin: «Lo chiamano step on foot, ma non tutti i pestoni sono falli. Il calcio è un gioco duro, bisogna valutare la volontarietà. Marinelli ha sbagliato con Conceiçao per un motivo»

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Le parole di Paolo Casarin, ex arbitro e designatore arbitrale in Serie A, sugli errori in queste prime giornate di campionato

Paolo Casarin è stato un grande arbitro di Serie A del secolo scorso. Da anni fa il commentatore dei suoi colleghi sul Corriere della Sera e su Radio 1. Oggi interviene sulle tante polemiche di questi giorni in un’intervista a La Gazzetta dello Sport.

I “PESTONCINI”«Quando il pallone è a terra e un calciatore va a contrasto o a duello in maniera plausibile, possibile e normale, chiamasi dinamica del calcio. É gioco del calcio».
STEP ON FOOD«Il calcio deve tornare ad avere due cardini fondamentali: l’involontarietà e la sicurezza dei giocatori. Ora, dopo anni di silenzio, sono tornati a considerare lo “step and foot” perché piace dirlo in inglese. Pestone. Però frega gli arbitri, il pestone. Rischia di diventare un bel rebus per tutti. Per questo dico che se c’è la cosiddetta involontarietà va tenuta in considerazione… Non tutti i contrasti devono essere ritenuti falli… Il calcio è un gioco duro. Durissimo. Nel quale l’intervento deve essere punito se sai di poter far male, non quando non sai. E la decisione deve spettare a chi è in campo, solo e unicamente, perché percepisce velocità e tutto ciò che comporta. Se ne esce con l’autodisciplina del giocatore: perché bisogna pensare che un movimento può togliere il lavoro a un altro giocatore. E poi c’è un altro tema che mi preme far affiorare. Le scarpe dei giocatori. Tempo fa ho avuto la possibilità di vedere da vicino gli scarpini che calzano i calciatori di oggi: leggerissimi, sottili. Un tempo le scarpe avevano più struttura, erano maggiormente protettive. Oggi sono troppo leggere. Non tutelano, non proteggono, sono inadeguate agli urti, ai contrasti».
LA SIMULAZIONE DI CONCEICAO «Intanto i giocatori devono smetterla di fare i furbacchioni. La prima cosa è proprio evitare di prendere in giro. Poi quel giallo di Marinelli è un eccesso assoluto. Ma sa anche perché? Per il semplice fatto che Marinelli era a 20-21 metri dal fatto: ma come fai a giudicare da quella distanza? L’arbitraggio buono, la visione perfetta, avviene se ti trovi a sei, sette, massimo otto metri. Da là non poteva giudicare».

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