Cartolina da Parigi con firma argentina - Calcio News 24
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2013

Cartolina da Parigi con firma argentina

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Un criterio comunemente riconosciuto dall’opinione pubblica è quello di individuare un fuoriclasse in un calciatore che sappia fare la differenza in partite di alto livello: grande tra i grandi, dunque brillare nelle massime competizioni internazionali, dove si concentra il più alto numero di campioni. Per Ezequiel Lavezzi la Champions League sembra essere luogo d’appartenenza.

LAVEZZI DECISIVO IN CHAMPIONS – La prima esperienza del Pocho nella competizione per club più accreditata a livello mondiale risale alla passata stagione – l’ultima delle cinque disputate con la maglia del Napoli – con risultati subito eccellenti: Lavezzi devastante nel girone eliminatorio più competitivo, in termini di ranking Uefa, della nuova formula della Champions League a gironi. Le prestazioni dell’attaccante furono esaltanti sia nella doppia sfida al Manchester City che in quella casalinga contro il Villarreal, dove le sue accelerazioni terrorizzarono le difese avversarie. Apoteosi nella gara d’andata degli ottavi di finale: avversario quel Chelsea poi laureatosi campione d’Europa, Lavezzi sfornò quella che rimane probabilmente la partita simbolo della sua vita partenopea. Una doppietta che fece letteralmente esplodere il San Paolo e l’intero popolo napoletano, salvo poi ritornare amaramente sulla Terra dopo la debacle londinese che precluse alla squadra di Mazzarri un cammino glorioso.

IL SALTO AL PSG: ATTESO AL VARCO, NON HA FALLITO – I detrattori del Pocho – quelli che lo hanno accusato, a volte non a torto, di essere poco proficuo in fase conclusiva – lo hanno sempre considerato un attaccante non in grado di affermarsi in un top club a livello europeo. Ed è qui che si palesa l’errore. Ezequiel Lavezzi, trasferitosi dal Napoli al Paris Saint Germain dopo una cessione da 30 milioni di euro, ha trascinato il club francese in Champions League addirittura più di quanto sia riuscito al fenomeno Ibrahimovic: sette presenze per entrambi, due gol per lo svedese e ben cinque per l’argentino, ad un solo timbro dal record europeo di Pauleta con la maglia del Psg. Decisivo nel girone eliminatorio con la doppietta sul campo della Dinamo Kiev ed il gol al Porto realizzati nelle ultime due giornate, reti che hanno sancito qualificazione e primo posto. Ancor più pesanti i due gol messi a segno negli ottavi di finale contro il Valencia: uno al Mestalla e l’altro al ritorno con la squadra priva del suo riferimento – Zlatan Ibrahimovic espulso nella gara d’andata – reti che spediscono il Psg ai quarti di finale e lo collocano al terzo posto della classifica cannonieri della massima competizione europea, per intenderci alla pari con Messi e alle spalle dei soli Cristiano Ronaldo e Burak Yilmaz.

RIMPIANTO A NAPOLI – In quest’annata la squadra di Mazzarri non disputa la Champions League e la società ha ritenuto di poter sostituire l’illustre partenza dell’argentino confermando Pandev e lanciando il gioiello di casa Lorenzo Insigne: la scelta ad oggi si è rivelata fallimentare. Impressionante il debito sotto il profilo delle prestazioni – sia il macedone che il campano non riescono mai a dare il cambio di passo alla squadra né a rivelarsi redditizi in fase di assist, quando si spegne la luce di Hamsik e Cavani non c’è traccia di Napoli – ma a sorprendere negativamente è l’apporto deficitario sotto il profilo realizzativo, aspetto sempre imputato a Lavezzi: due gol per Pandev e quattro per Insigne, il misero bottino di sei gol in due a dieci giornate dal termine del campionato testimonia un’attuale inadeguatezza. Dose rincarata dalle debolissime prestazioni in campo europeo: l’argentino come detto fu in grado di fare la differenza in Champions League, nessuna traccia dei due sostituti nell’attuale edizione dell’Europa League, reale criticità della stagione partenopea. Il talento di Insigne può crescere e maturare, chiaro, è altrettanto vero che la società si è vista svanire sotto gli occhi l’investimento effettuato sulla promessa Edu Vargas, ma la scelta di non rimpiazzare la partenza di un campione oramai affermato – dal valore di ben 30 milioni di euro – con l’approdo di un fuoriclasse di immutato livello giustifica solo la volontà di fare cassa e rinforzare un bilancio già in virtuoso attivo. 

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