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Caro Mancini: chi ha un italiano, scagli la prima pietra
Si sono ribellati un po’ tutti alla lamentela di Roberto Mancini sui club che non fanno giocare gli italiani. Non tanti i rappresentanti delle società, che tutto sommato possono tranquillamente ignorare la critica nel momento in cui ben 6 squadre sono presenti ai quarti di finale delle tre competizioni europee. Piuttosto, è dagli archivi e da chi li sa maneggiare che sono usciti fuori i tabellini di chi si è reso colpevole nel passato di utilizzo degli stranieri fino a metterne in campo undici su undici. Ed è stato gioco facile trovare nello stesso Ct, in veste di allenatore dell’Inter, uno dei massimi responsabili. Non solo, la sua squadra arrivò nell’aprile del 2016 addirittura ad affrontare l’Udinese in una gara dove di rappresentanti del nostro calcio non ce n’era neanche uno, né da una parte, né dall’altra. Effetto del calcio globale, fino all’eccesso, con 14 nazionalità in campo meno che quella del campionato di Serie A. Con il Brasile – in quel match – a fare la parte maggiore, seguito da Francia, Colombia e u nugolo di altri Stati che spaziavano dalla Svizzera al Giappone.
Oggi Roberto Beccantini, cultore di ottima memoria, sul Corriere dello Sport, dice che questo modo di agire capita a molti quando passano dall’allenare un club a dover selezionare le riserve (non giriamo attorno al termine) per colorarle di azzurro, accusando il reo di essere «nel novanta per cento dei casi, un «girotondista seriale», uno cioè che, in base allo «status» e alle convenienze, alterna i principi delle posizioni alle posizioni di principio». Del resto – a parte che anche in Inghilterra è capitata una gara senza inglesi già nel 2009 (Portsmouth-Arsenal) e che Arrigo Sacchi attaccò l’Inter colpevole di vincere un Champions con soli stranieri – si può dire che il “peccato” è stato praticato non da tutti ma da molti. Tanto che in Serie A sono state giocate 28 partite senza italiani e i club che lo hanno fatto rispondono ai nomi di Inter, Udinese, Fiorentina, Napoli, Roma, Bologna, Torino, Spezia e Milan.