2012

Caro Babbo Natale, ti scrivo perchè…

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E’ periodo di auguri e di regali, tra lo zucchero del pandoro che cade sul tavolo e i canditi del panettone che vengono sistematicamente scartati come Giovinco dalle giovanili del Toro. E’ anche il tempo delle letterine a Babbo Natale, dei desideri e delle promesse. Ci sono delle cose che vanno chieste in maniera diretta, ci sono delle riforme che andrebbero reclamate a voce alta e per cui bisognerebbe lottare. Ma non è questo il tempo. L’aria non è da lotta nelle sedi opportune, il soft delle decorazioni natalizie per strada riporta il tutto alla favola del “mondo migliore”. A quella capacità cinica di sognare, e di chiedere a babbo natale. E io ho deciso di scrivergli una letterina, proprio come facevo quando ero piccolo e ci credevo davvero. Proprio oggi, una letterina al babbo natale del calcio. In cui credo ancora. E ho fatto così.

Caro Babbo Natale del Calcio (o chiamatelo un po’ come vi pare, l’importante è capirci),

ti scrivo perché tu possa esaudire qualche mio desiderio. Lo vedi com’è ridotto il calcio italiano? I campioni vanno via e qui ne rimangono pochi. Se puoi, qualcuno ogni tanto fallo passare anche di qui. Ma ho tante altre cose da chiederti, e andiamo per ordine. Lo sai che in Serie B e in Lega Pro a volte si gioca addirittura il lunedì  e il venerdì sera? Li chiamano “anticipi e posticipi”, sono esigenze televisive, così dicono. E intanto nelle serie minori scompaiono le trasferte.  Perché il “siamo tutti barbieri” esposto dai romanisti qualche anno fa era ironico, forse non l’hanno capito. Perché a chi ama il calcio mancano alcune immagini, come i 10mila livornesi che nel 1997 in Serie C andavano a Cesena per seguire la propria squadra. La passione è stata il motore di tutto, non farla spegnere. Dì a chi comanda di non fare questo errore. Rimarrebbero solo con un paio di burattini in mano e tanta amarezza in un teatro vuoto.

Ti scrivo perché questo è stato l’anno del calcioscommesse, e qui la mia più che una richiesta diventa una preghiera. Fa sì che gli innocenti coinvolti ne escano puliti. In smoking bianco da una discarica. E’ una richiesta poco razionale, lo so. Perché in un paese con una giustizia normale chi è innocente ne esce da innocente. In un paese normale chi è accusato può difendersi. Qui non è così. Sei costretto a patteggiare, o a fare uno sciopero della fame. Se sei fortunato qualcuno ti ascolterà o ti farà uno sconto. Ma solo se sei fortunato. Se non hai la Dea bendata dalla tua parte e non sei uno tra Conte e Cannavaro vieni dimenticato dopo due giorni e nessuno più ricorderà quell’anonimo calciatore di Lega Pro. Il mio pensiero va anche a loro, agli innocenti ingiustamente accusati. Gli altri che marciscano anche nella discarica che hanno creato.

Ti scrivo perché sono stanco delle polemiche arbitrali che ogni domenica rovinano il gioco più bello del mondo. Magari ce la fai ad eliminare dai programmi televisivi le varie moviole. A cambiare la mentalità che vede il vincente sempre sospettato di qualcosa. E sia chiaro, qualunque sia il colore della sua maglia questo non fa onore né a chi vince né a chi perde. Perché bisogna saper vincere, ma anche saper perdere. Accettare la superiorità dell’avversario e ammetterla. Perché il “torniamo agli anni di calciopoli” di alcuni presidenti, il “sì, avete vinto ma se ci avessero dato quel rigore” di alcuni tifosi, sono la rovina di un mondo così bello. Perché sogno un calcio in cui la gente cerca di capire perché Stramaccioni ha schierato il 3-4-3 e non dove stesse guardando l’arbitro mentre annullava un gol di Muntari. Dici che è troppo?

Ti scrivo perché voglio anche ringraziarti. E’ Natale e non mi va di parlare solo di cose negative. Il negativo esiste per apprezzare il positivo. L’altro volto della medaglia sono i talenti che crescono in questo calcio, sono le storie di passione ed attaccamento alla maglia. Non sapendo chi ringraziare, voglio almeno apprezzare questo lato. L’Olimpico pieno per un allenamento della Roma, Chevanton che guadagna 800 euro nel Lecce in Lega Pro, Cosmi che retrocede piangendo, gli 8 mila tifosi del Verona che sono andati a Milano in un freddo martedì d’inverno per vedere la Coppa Italia. Ed ancora, il ritorno allo scudetto di Gianluigi Buffon ed Alessandro Del Piero, due che per amore della propria maglia sono andati in Serie B, il passo veloce di Zanetti che recupera un pallone sulla fascia come se avesse 20 anni, la crisi del Milan che fa emergere De Sciglio, un ragazzo come tanti che ora sogna, e glielo si legge sul viso. Questo è il calcio, quello vero. Ma dopo queste lodi, ti do un ultimo avvertimento, mio caro Babbo Natale del calcio. L’anno prossimo tornerò a scriverti, e non voglio ripetere quelle richieste.

Con affetto, Giuseppe. Un appassionato.

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