2016
Carnevali: «Il Sassuolo non è un miracolo»
L’ad sassolese: «Comunque vada sarà un successo»
Giovanni Carnevali è vicino all’Europa League con il Sassuolo, l’amministratore delegato è contento per il lavoro dei suoi anche dopo la vittoria di Frosinone e adesso sogna l’approdo in Europa che non passa solo dall’ultima giornata di Serie A ma anche dalla finale di Coppa Italia. Carnevali sente l’Europa vicina, ma non vuole che il Sassuolo dia nulla per scontato tanto che per la prossima stagione ha già pianificato due diversi tipi di lavoro: «Comunque vada è un campionato straordinario. Non è un miracolo, abbiamo una progettualità ben precisa. La famiglia Squinzi è eccezionale con idee precise che conosciamo già da inizio anno, poi lasciano fare al management e questo è importante». Carnevali poi informa che Squinzi aveva chiesto dieci punti in più rispetto alla scorsa stagione: «Questa visione la puoi avere solo se sei un grande imprenditore».
I PROGETTI – «Da italiano è un motivo di vanto vedere l’italianità del Sassuolo. Prendiamo come modello la Juventus ma estremizziamo il made in Italy anche nella rosa» continua Carnevali che poi conferma che il Sassuolo dialoga anche sul mercato con le big senza alcuna sudditanza. Il Sassuolo non ha necessità di vendere ma vuole programmare, prosegue Carnevali, e se vende lo fa solo perché il percorso di un calciatore è finito e non per fare cassa. A Il Corriere dello Sport Carnevali aggiunge: «Bisogna cambiare i diritti tv e serve un meccanismo che privilegi il merito. Noi Leicester italiano? Sono una favola ma è impensabile uno Scudetto, proprio per via dei fatturati diversi in Italia». Il Sassuolo fa emergere anche allenatori, come Eusebio Di Francesco: «Lui è da top club, è un aziendalista e questo conta. Vuole restare e c’è feeling, se bussa l’Italia rimane da noi anche se decide Squinzi». Infine Carnevali dà qualche news di calciomercato: «Berardi? La Juventus ha un’opzione che non ha scadenza, con Sensi in futuro potrebbe nascere un discorso simile. Vrsaljko? Ha offerte ma non vogliamo smantellare la rosa».