2015
Capitano spodestato
Marek Hamsik fuori nelle ultime tre gare disputate dal Napoli di Benitez: tra attualità e futuro
Tre partite, tre esclusioni: le gare in questione sono le ultime tre disputate dal Napoli – in Europa League sul campo della Dinamo Mosca e poi in campionato con Atalanta e Roma – e la vicenda è legata all’impiego di Marek Hamsik, spedito in panchina da Benitez e neanche subentrato nella trasferta dell’Olimpico. Gli altri hanno ruotato, lui ha sempre iniziato da spettatore: cosa si cela dietro questa scelta?
IL SOSTITUTO – Nelle gerarchie del tecnico spagnolo ha definitivamente guadagnato spazio il tuttofare Jonathan De Guzman: al posto del capitano partenopeo nel ruolo di trequartista centrale del 4-2-3-1 base, può inoltre spostarsi sulle corsie quando c’è da ricercare un più funzionale equilibrio complessivo. E’ ragionevole supporre che il centrocampista slovacco non sarà mai tagliato fuori dalle rotazioni di Benitez così come è doveroso riportare questa recente tendenza: il tecnico iberico – in una gara dal peso cruciale come quella appena disputata e persa sul campo della Roma – ha preferito affidarsi al presunto equilibrio garantito dall’olandese che alla tecnica di Hamsik, scelta che contro una squadra tutt’altro che arrembante come la Roma degli ultimi mesi ha oggettivamente destato più di un dubbio.
EQUILIBRIO? – Ma prima di entrare nel merito della coesistenza tra allenatore e capitano appare opportuno porsi un quesito: rinunciare a Marek Hamsik in luogo del buon De Guzman assicura effettivamente alla squadra un certo ritorno in termini di compattezza? Il centrocampista olandese ha disputato 12 partite da titolare ed il bilancio è il seguente: 4 vittorie, 2 pareggi, 6 sconfitte. Le reti incassate sono 19, alla media di 1.58 a partita: in media sul totale il Napoli subisce 1.27 gol a gara (37 in 29 incontri di campionato) e dunque l’impiego di De Guzman in tal senso non migliora certamente il dato complessivo. Ed allora perché rinunciare allo slovacco: per l’apporto offensivo? Il dato finalizzativo è simile – 8 i gol del capitano partenopeo, 7 quelli del neoacquisto – ma la qualità fornita in termini di assist e nello sviluppo generale della manovra premia ancora il talento puro del calciatore slovacco.
COME COESISTERE? – Con Benitez non si è mai visto il vero Hamsik, raccontano i ben informati: in parte c’è da credergli, pensando ad una diversa interpretazione del ruolo – nell’era Mazzarri il capitano del Napoli era maggiormente dedito all’inserimento e dunque al calcio senza palla rispetto ad oggi, dove l’impianto tattico dell’allenatore spagnolo impone una convinta partecipazione all’orchestra della manovra – e sott’altro angolo di vista un po’ meno. E’ vero, qualcosa è cambiato, ma non è che stia giocando in porta insomma: da questo punto di vista verrebbe meno parte delle responsabilità che spettano al tecnico e prenderebbe quota l’ipotesi di un suo calo di rendimento. Ma il punto è un altro, guardiamo avanti: nell’immediatezza una fase finale d’Europa League da vivere al meglio (insieme, s’intende) per salvare una stagione oggettivamente deludente e magari andare oltre e mettere le mani su quel trofeo internazionale che manca dai tempi di Maradona. Il futuro è un enorme punto interrogativo: se Benitez andrà via si ripartirà da nuove storie, qualora lo spagnolo dovesse però restare al timone del Napoli le temperature estive potrebbero innalzarsi. Quantomeno ci sarebbe da spiegarsi, guardandosi negli occhi.