2013
Capital One Cup: where amazing happens, la favola del Bradford
Io dico Bradford e sono sicuro che il novanta per cento di voi visualizza mentalmente la simpatica e numerosa famiglia, che impazzava sugli schermi italiani nel telefilm anni 80. Da Martedì sera però, il calcio inglese e di conseguenza europeo sentendo dire Bradford, penserà ad una gran bella storia come quelle che solo il pallone ti sa regalare. Ma andiamo con ordine.
Bradford, dicevamo, ridente cittadina situata nella parte occidentale dello Yorkshire con un distretto urbano che conta quasi 500mila abitanti, confinante con Leeds, città con la quale oltre a condividere l’aeroporto, esiste da sempre una sana rivalità di campanile. Territorio che subito dopo la rivoluzione industriale si è distinto per l’importante manifattura tessile che alimentava l’economia fino a permettere uno sviluppo degno dell’appelativo di “City“. E poi c’è una squadra, i claret & amber così chiamati per il curioso abbigliamento cromatico che da sempre contraddistingue i ragazzi oggi allenati da tale Phil Parkinson, che attualmente naviga a metà classifica in League Two, l’equivalente della nostra ex C2. Davvero poca storia alle spalle per questa formazione che nel 2013 festeggerà i 110 anni di esistenza, con l’apice raggiunto nel 1999 con la prima, storica e finora unica promozione in Premier League. A cui ovviamente, seguì l’immediata retrocessione. Poi vabbè, in bacheca ci sarebbe una FA Cup ma risale a talmente tanto tempo fa (1911) che nemmeno vale la pena di citarla.
In sintesi, avrete capito che il blasone non è esattamente la caratteristica dei Paraders, il cui merchandising – questa fa davvero ridere- ha campato per anni sulle vendite delle sciarpe giallo-amaranto simili a a quelle indossate da Harry Potter e amici nell’omonima serie al cinema. Ma la passione, quella sì, non conosce numeri nè vittorie. E’ un qualcosa che ti scoppia dentro, un fuoco sacro, che ti lega indissolubilmente ad alcuni valori, quali lo sport per l’appunto. Ragion per cui, nonostante le ben poche gioie regalate, i tifosi non hanno mai fatto mancare il supporto nel piccolo Valley Parade teatro peraltro di una delle più grandi tragedie del calcio anglosassone: nel 1985 un incendio devastò la tribuna centrale e la vita di 56 famiglie, parenti dei supporter che furono travolti dalle fiamme. Un colpo al cuore di una società sempre molto vicina ai propri tifosi, come dimostra anche la conveniente politica di prezzo adottata nella stagione 2007-2008 che permise al club di avere la media spettatori più alta della categoria.
Proprio per loro, è la dedica di questa cavalcata incredibile che ha portato i claret & amber a potersi giocare il prossimo 23 Febbraio la Capital One Cup, con perfino il rischio di aggiudicarsi un posto in Europa League qualora riuscisse ad avere la meglio sul Swansea, nella suggestiva cornice di Wembley. Un percorso iniziato lo scorso Agosto, come per tutte le squadre delle categorie inferiori, ma che turno dopo turno ha regalato al Bradford il ruolo di vera e propria ammazzagrandi. Wigan e Arsenal non sono stati in grado di fermare i piccoli e terribili provinciali, e lascia perdere che siano stati i rigori a decretarne la vittoria. Perchè in semifinale, sebbene l’avversario fosse un Aston Villa che in Premier interpreta il ruolo di Dario Argento per gli orrori esibiti, i Paraders hanno vinto sul campo, dominando l’andata e segnando al ritorno il gol della sicura qualificazione grazie al colpo di testa di un certo James Hanson, che per la cronaca sbarca il lunario lavorando part-time in un supermercato.
La proprietà promette un viaggio premio a Las Vegas, ma c’è un posto in cui i ragazzi sarebbero più felici di andare: nella storia, vincendo.
Io incrocio le dita, adoro le storie a lieto fine.