2016
Capello morde l’AIA: «Obbligati a mentire»
L’ex giallorosso: «Gli arbitri premiano le simulazioni»
Gli arbitri in Serie A sono costretti a mentire, lo dice fuori dai denti Fabio Capello, ex allenatore di Milan e Juventus. Nella cornice del premio Football Leader Capello è intervenuto per ritirare il premio alla carriera e non le ha di certo mandate a dire attaccando la classe arbitrale e i vertici dell’AIA. Capello ha raccontato un aneddoto di qualche anno fa in un Roma – Atalanta: «Parte una parola dalla panchina, l’arbitro Trentalange viene da me e mi espelle. Io non avevo detto nulla e son stato cacciato. Ho fatto appello alla giustizia sportiva ma l’arbitro ha confermato che ero stato io, mi sono preso ottomila euro di multa e un turno di stop».
MOVIOLA – Anche a distanza di anni Capello è furioso: «Questo è accaduto perché i dirigenti Aia obbligano gli arbitri a dire bugie. In Italia ci sono tante simulazioni perché vengono premiate dagli arbitri, se un calciatore va a terra è sempre fallo a favore». Capello non ha nascosto il suo risentimento per gli errori dei direttori di gara e ha concluso sulla moviola in campo: «Il calcio deve essere agonismo, in Italia non è così. Un tecnico lavora un anno intero e poi viene punito da un errore arbitrale. Il calcio va sempre più veloce, però poi la tecnologia non viene applicata».