2020
Candreva: «Conte è il numero uno, ti conquista subito. Ruolo preferito? Trequartista»
Antonio Candreva ha risposto alle tantissime domande fattegli dai tifosi dell’Inter sui social. Le parole dell’esterno nerazzurro
Protagonista della puntata odierna di AskInter è Antonio Candreva, che ha risposto alle tantissime domande dei tifosi nerazzurri. Queste le sue parole.
GOL PIÙ BELLO – «A me viene in mente il mio primo gol, nel derby di tre anni e mezzo fa. Fu un gol bellissimo, sotto la mia curva, per il momentaneo pareggio. Purtroppo poi non vincemmo, quindi non servì per la vittoria me è un gol che ricordo con amore».
CALCIO – «Se mi manca? Tantissimo, mi manca l’allenamento, scherzare con il gruppo, giocare la domenica, i tifosi. Penso che giocare in uno stadio dia emozioni uniche”.
IDOLO – «Io rispondo sempre che non ho mai avuto un vero e proprio pupillo. Mi è sempre piaciuto il giocatore col ’10’ sulle spalle per la sua eleganza, senza fare un nome preciso. Non ho mai avuto il classico poster in camera».
EMOZIONE ALL’INTER – «Ne ho avute tante e spero di averne altre, soprattutto alzando qualche trofeo essendo decisivo e partecipe. L’emozione di giocare a San Siro con lo stadio pieno è sempre la più bella, un qualcosa di grandissimo».
NUMERO 87 – «Perchè? È semplice, è la mia data di nascita. L’ho sempre avuta da quando arrivai alla Lazio»
CONTE – «Il mister è uno di poche parole ma che entrano subito dentro. Non mi disse tanto quando ci ritrovammo, anche perché mi conosce già. Mi ha saputo dimostrare con lo sguardo e con i fatti ciò che pensava. Conoscendolo lui applica solo una cosa: il lavoro. Quello, unito all’umiltà, sono le sue componenti più significative. È stato il mister più importante che ho avuto in carriera, penso che sia il numero uno. Parlerò solo bene di lui».
COMPAGNO PIÙ SIMPATICO – «Ce ne sono tanti: Brozo è un bel simpaticone, però siamo tutti giovani e pronti alla battuta e allo scherzo. Siamo un bel gruppo, dentro lo spogliatoio ci ammazziamo dal ridere»
RUOLO – «Io sono nato trequartista e mi è sempre piaciuta questa libertà di movimento. Quando si cresce però ci sono tante cose da rispettare. Come ho detto in settimana l’esterno è quello che mi ha dato la possibilità di essere un giocatore che ha avuto la continuità necessaria per restare al top in questi 10 anni. Quest’anno poi mi piace tantissimo attaccare e difendere nello stesso modo nel 3-5-2».
FUTURO DA ALLENATORE – «Mi piacerebbe farlo, perché è un ruolo che mi affascina. Però non saprei dire se sono pronto e portato. Quando arriverà il momento di smettere sarà tutto diverso, e l’allenatore è uno dei ruoli più difficili, dovendo capire e gestire 25 persone con caratteri diversi. L’allenatore deve essere un po’ papà e un po’ psicologo, però mi piacerebbe»