2014
Cana e la folle notte di Belgrado: «Noi, attaccati dagli steward»
Il capitano dell’Albania ancora sotto choc, all’indomani degli incidenti in Serbia
CANA ALBANIA SERBIA EURO 2016 – «Durante il riscaldamento e i primi quaranta minuti di gioco, tutto sembrava procedere regolarmente. Poi c’è stato quel drone e da lì s’è scatenato il putiferio». Lorik Cana, capitano dell’Albania, torna a parlare della notte folle di Belgrado, con gli incidenti che hanno portato alla sospensione del match con la Serbia: «La situazione è precipitata quando i tifosi hanno iniziato ad invadere il terreno di gioco. Hanno aggredito alcuni miei compagni, noi abbiamo provato a raggiungere gli spogliatoi il più velocemente possibile ma non è stato semplice».
INCOLUMITÀ – Non c’erano le condizioni, dunque, per proseguire il match, anche perché dagli spalti hanno cominciato a piovere oggetti contundenti: «I serbi – prosegue Cana ai microfoni di ‘RMC Sports’ – hanno iniziato a lanciarci contro sedie, sassi e batterie. La cosa peggiore, però, è che io e i miei compagni siamo stati fisicamente aggrediti anche da addetti alla sicurezza, da veri e propri steward. Al di là della condizione morale, molto bassa, non si è potuto proseguire perché non si poteva più garantire la sicurezza per noi giocatori».
CHOC – Attimi di grande paura, comunque, per tutto il gruppo dell’Albania, guidata da Gianni De Biasi: «Ho provato paura quando mi trovavo a ridosso del tunnel, perché lì pioveva di tutto e c’era il rischio di farsi male. Per quanto riguarda il resto, non c’è stata alcuna tensione con i giocatori avversari. Il problema, se mai, sono stati gli steward. Fortunatamente siamo riusciti a raggiungere lo spogliatoio, abbiamo aspettato che la situazione si calmasse e ce ne siamo andati».
INACCETTABILE – Uno spot da cancellare e da non ripetere più: «Dallo stadio ce ne siamo andati intorno all’una, è una situazione inaccettabile. Siamo nel 2014, non esiste che noi giocatori veniamo minacciati fisicamente. Facciamo parte dell’Europa ed è una situazione da accettare, lo sport non può mandare messaggi simili. Lo sport deve avvicinare i popoli, dev’essere una manifestazione di pace. Vogliamo un futuro diverso per le prossime generazioni, è inaccettabile. Sospensione? La federazione serba e i giocatori volevano continuare, ma noi, d’accordo con Uefa e Fifa, ci siamo rifiutati. Non c’erano i margini per garantire la nostra incolumità».