Focus

Calhanoglu Inter: come cambia la squadra di Inzaghi – ANALISI TATTICA

Pubblicato

su

Calhanoglu Inter è decisamente il colpo di mercato della settimana: ma il turco è l’uomo giusto per il centrocampo di Simone Inzaghi?

Con una trattativa rapida e improvvisa, l’Inter ha ingaggiato Hakan Calhanoglu. Difficile sapere con certezza se questo colpo sia stato condizionato soprattutto dal grave problema di salute di Eriksen, sul cui futuro come atleta è ancora tutto incerto. Di certo, tra ingaggio (5 milioni netti) e un’estate che sarà verosimilmente priva di grandi investimenti (sono anzi probabili molte uscite), il turco si candida come titolare e pilastro della formazione di Simone Inzaghi, proprio in sostituzione del danese.

Avevamo scritto di come il tecnico ex Lazio potesse rilanciare proprio Eriksen. Per quanto alla fine fosse riuscito ad adattarsi alle richieste di Conte, l’ex centrocampista del Tottenham non aveva trovato il contesto migliore per le sue caratteristiche, in quanto abituato a un calcio più fluido e di possesso, in cui usufruire di tanta liberà tattica. Inzaghi è invece sempre riuscito ad esaltare i giocatori di estro, basti pensare a un Luis Alberto diventato forse il calciatore più influente della Serie A.  Pur partendo da una posizione di mezzala sinistra, faceva in realtà tutto. E’ diventato l’uomo che consente alla palla di uscire pulita dalla difesa (abbassandosi molto vicino a Leiva), colui che guida la risalita della squadra  e che illumina la fase di rifinitura a suon di assist e giocate decisive. Insomma, le analogie con Eriksen facevano già sognare.

Calhanoglu, pur ricoprendo nominalmente la stessa posizione, ha caratteristiche che invece sono opposte. Il turco è un calciatore più atletico e aggressivo, che si esalta quando le distanze si dilatano. Le sue conduzioni in campo aperto sono infatti l’aspetto più rilevante del giocatore, che dà il meglio di sé quando ha spazi per correre palla al piede. Insomma, fin dai tempi del Bayer Leverkusen si è distinto come un calciatore intenso e diretto, non come un giocatore cerebrale. Soffre infatti quando gli spazi si riducono e bisogna palleggiare con più calma per muovere le linee avversarie. Anzi, in quei frangenti si rivela un calciatore abbastanza limitato e monocorde, che non arricchisce la propria squadra di soluzioni offensive.

Con 98 passaggi chiave, si tratta del calciatore che in Europa nell’ultima stagione ha più volte fatto tirare in porta un compagno (gli assist sono stati 9). E’ un dato però principalmente influenzato dai calci piazzati: 50 passaggi chiave su 98 sono arrivati da corner/punizione, così come 6 assist sui 9 totali. Per quanto sia ovviamente un pregio sapere battere bene i calci da fermo, questi numeri non devono dare l’idea di un giocatore con un talento fuori dal comune nell’assistenza e nell’ultimo passaggio.

Inoltre, il suo apporto nella propria metà campo è abbastanza limitato. Come abbiamo detto, non è un sublime palleggiatore, di conseguenza si abbassa poco per aiutare la risalita dal basso e fare fraseggiare meglio la squadra. Una netta differenza rispetto ad Eriksen, che arretrando vicino a Brozovic era diventato praticamente un secondo mediano. Ipotizzando quindi un centrocampo dell’Inter con Calhanoglu in aggiunta a Barella e Brozovic, sarà interessante vedere se ci sarà una maggiore simmetria o se invece Inzaghi chiederà a Barella compiti di aiuto regia.

L’Inter acquisisce un calciatore con pregi chiari: atletismo, intensità nel pressing e grandi qualità nelle transizioni, chiara eredità del Bayer Leverkusen di Schmidt, una delle squadre più peculiari degli ultimi anni (si basava quasi totalmente su pressing e riaggressione a ritmi frenetici, con continue transizioni in ogni partite). Non sembra però arricchire molto tecnicamente il livello dei nerazzurri. In particolare, non risolve la principale carenza tecnica: ossia, la poca qualità tra le linee in zona di rifinitura, difetto evidente quando l’Inter affronta una squadra chiusa e bloccata. Con questo acquisto, Inzaghi dispone senza dubbio di un giocatore che – insieme a Lukaku e Lautaro – può rendere ulteriormente più efficaci le ripartenze della squadra. Forse c’era però bisogno di un profilo maggiormente qualitativo ed estroso, che alzasse la qualità (e la varietà) del palleggio quando l’Inter deve attaccare in spazi stretti.

Exit mobile version