Calcio italiano
Calciopoli, il PM Narducci: «Vi racconto cosa successe a quei tempi»
Pino Narducci, PM della Procura di Napoli, ha inviato una lettera dopo la puntata di Report su Calciopoli: cosa c’è scritto
Pino Narducci, PM che faceva parte dell’accusa su Calciopoli, ha inviato una lettera a Rai 3 dopo la puntata di Report in merito.
L’ATTACCO – «Il servizio “C’era una volta Calciopoli”, andato in onda lunedì 17 aprile nella trasmissione “Report”, evoca alcune vicende già trattate nel corso dei processi al termine dei quali – ma il servizio dimentica di dirlo – le sentenze irrevocabili hanno sancito che, nel calcio professionistico italiano, operava una associazione per delinquere (le tracce di questa attività risalgono al periodo 1999/2000) che aveva condizionato il campionato di serie A 2004/05 e che, contrariamente a quanto affermato testualmente dal conduttore della trasmissione (“…tuttavia, 17 anni dopo, è emerso che nessuna partita era stata condizionata”) durante quella stagione vennero alterati i risultati di alcuni incontri, cioè vennero commessi i reati di frode sportiva. Insomma, un esito giudiziario concreto e molto significativo, ben diverso da quello delineato dal conduttore secondo il quale, alla fine, l’indagine avrebbe prodotto un evanescente risultato poiché la posizione dei singoli si sarebbe risolta con “assoluzioni, prescrizioni e sospensioni di condanna”. Eppure, a me risulta che la prescrizione si dichiara solo dopo che il giudice ha accertato che qualcuno ha sicuramente commesso un reato e che la sospensione di condanna, noi tecnici la chiamiamo sospensione della pena, è un beneficio che si concede, ovviamente, non all’innocente, ma alla persona che è stata condannata! Sarebbe stata sufficiente una lettura, anche superficiale, dei provvedimenti giudiziari per fornire una informazione corretta ed esaustiva su questo come su altri aspetti».
L’INDAGINE CALCIOPOLI – «Per quanto riguarda la genesi della indagine, Calciopoli è sorta nelle stanze della Procura nel Centro Direzionale di Napoli, come naturale prosecuzione di quella sulle scommesse illecite in serie A e B nel 2003/04 e su alcuni arbitri della sezione romana. Quindi, certamente non nei lussuosi uffici di amministratori delegati di grandi imprese del Nord».