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2016

CN24 Awards: lancio del Riso a giugno

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Moggi avanti in classifica generale, Branchini primo tra gli intermediari

Opportunamente in tema di calciomercato, qui di seguito elenco una serie di espressioni di uso comune di cui sarebbe d’uopo fare a meno per il prossimo mese e mezzo: 

  • Bomba di mercato
  • Esperto di calciomercato
  • Raffica di mercato
  • Blitz di mercato

Non sono né più né meno, varianti escluse, delle espressioni già contenute all’interno dello starter pack 2k16 edition dell’aspirante bombarolo estivo. Ai miei tempi semplicemente ci si drogava, adesso invece pare andare di moda così. Fatevene una ragione, perché io già me la sono fatta da un pezzo. 

Qui di seguito le classifiche di giugno del Calcionews24 Awards 2016 (QUI se volete dare un’occhiata a quella di maggio): 

CLASSIFICA PROCURATORI – GIUGNO 2016

10. BEPPE BOZZO

Procuratore di Federico Marchetti e Federico Bernardeschi. Se vi pare curioso che due giocatori abbiano addirittura lo stesso nome, vi sorprenderà sapere che Federico è il nono nome più diffuso in Italia e che nel 2014 oltre tremila madri hanno deciso di chiamare così i propri figli. Tra le annotazioni a margine della mia dissertazione onomastica ci sarebbe inoltre da aggiungere che su Bozzo, Marchetti e Bernardeschi non avrei proprio una ceppa da scrivere, solo mi pareva opportuno completare la classifica inserendo un nome nemmeno tanto a caso tra i tanti a caso. Fine. 

9. GIOVANNI BRANCHINI

Procuratore di Salvatore Sirigu e Leonardo Pavoletti. In una intervista rilasciata qualche tempo fa, non ricordo né devo né quando, rammento di aver sentito Sirigu parlare apertamente del suo procuratore appelandolo col nome di Giovanni. Lesson number one: partiamo da questo piccolo ma prezioso indizio ed impariamo a non dare per scontato, quando si tratta l’argomento Branchini, ciò che in realtà lo è per le persone comuni. So che potrà sembrare un’informazione da poco e probabilmente lo è, ma dovrete farvene una ragione, poiché per il nostro amico B. risulta un po’ una rottura dire tanto, specie se si rischia di dire troppo. Ci basti sapere che: a) Sirigu e Pavoletti hanno un procuratore, b) quel procuratore si chiama Giovanni, c) il Giovanni in questione è con quasi assoluta certezza l’amico B. Anche se, nota a margine: Giovanni è il diciannovesimo nome più utilizzato in Italia ed infatti in lista FIGC ci sono ben trentatre elementi che si chiamano così. Chi può dirlo, magari Sirigu si riferiva al mio barbiere. 

8. ANDREA D’AMICO

Procuratore di Marco Borriello. “The best manager alive since the best manager retired”, così si appellerrebbe A. in un solito eccesso di solita modestia, la caratteristica che senz’altro più di ogni altra lo qualifica al meglio. A fare il paio con la celeberrima intervista di qualche tempo fa in cui affermava di essere con tutta probabilità il miglior procuratore d’Italia, in data 14 giugno a Radio CRC il nostro carismatico sentenziava: «È stata un’assurdita non portare agli Europei Domenico Criscito e Sebastian Giovinco». Diritto di cronaca ci impone di annotare di come i due sopracitati siano in verità suoi assistiti ormai da tempo, ma si tratta semplicemente di un irrilevante particolare: ciò è noto del resto, è Verbo inciso da D’Amico sulle Tavole delle Legge migliaia di anni fa, subito dopo aver aperto le acque del Mar Rosso ed aiutato gli israeliti e fuggire dagli egiziani. In attesa di andare incontro al futuro, lasciamo lavorare il boss i soliti sei giorni: al settimo sapremo. 

7. FURIO VALCAREGGI

Procuratora di Emanuele Giaccherini. Con Giaccherini Valcareggi lavora tanto e da tanto, accompagnato da risultati pure piuttosto discreti: a Dio piacendo, ne parleremo meglio il mese prossimo. Essendo di fatto questa la prima incursione di Valcareggi in classifica, diamo qualche informazione sul suo conto: a) si chiama Furio, come il personaggio di Carlo Verdone in “Bianco, Rosso e Verdone”, b) possiede un cognome senz’altro più pesante del nome, c) secondo i gossip, V. non pare brillare particolarmente per simpatia ed entusiasmo (ma noi ai gossip non crediamo, solitamente è sempre peggio di quanto si dice), d) esiste ovviamente un solo procuratore in Italia e probabilmente al mondo di nome Furio, ma ne esiste anche uno di nome Gianfresco, e) avverto l’irrefrenabile necessità di divenire padre solo per poter appellare mio figlio Gianfresco e renderlo bersaglio di grosse saccagnate a scuola da parte di maestri e compagni.

6. MARIO GIUFFREDI

Procuratore di Mario Rui. Il passaggio alla Roma del portoghese però è diventato ufficiale soltanto l’8 luglio scorso, dunque mi toccherà portare pazienza per poterne parlare più approfonditamente. Del resto non è certo colpa mia se l’ufficialità di Rui è slitatta ben oltre i termini di giugno previsti inizialmente. Colpa di Giuffredi? Colpa di Walter Sabatini? Colpa del karma? Esiste la vita dopo la morte? Nella carbonara ci va la pancetta o il guanciale? Domande che mi pongo e che vi pongo. redazione@calcionews24.com, rispondete numerosi. 

5. FEDERICO PASTORELLO

Procuratore di Stefano Sorrentino. Affare ufficiale col Chievo Verona tecnicamente solo il primo di luglio, ma non ne farò una questione di fiscalità più di tanto per un giorno, anche perché in fin dei conti i dettagli dell’affare erano già noti da settimane. Vorrei poter dire tante altre cose, se solo l’argomento stuzzicasse minimamente l’interesse in qualche modo, invece proprio niente. Cosa aggiungere a quanto già noiosamente scritto altrove? Che Federico è il nono nome più diffuso in Italia l’avevo già detto? 

4. ALESSANDRO LUCCI

Procuratore di Vincenzo Montella. Non ho ben chiaro come sia possibile, ma ogni mossa di mercato che Lucci riesce a portare a termine, risulta essere a prescindere un po’ irritante per qualcuno (e non è detto che qualcuno sia io, visto che a conti fatti il passaggio di Montella al Milan non toglie nulla al mio già vuoto conto corrente bancario). Ad essere irritanti talvolta, a torto o ragione, sono piuttosto le motivazioni, le modalità e in buona parte spesso anche le finalità degli affari di Lucci: tutto tremendamente irritante, ma pure tutto diabolicamente funzionante, sia ben chiaro. Il calcio è quel gioco in cui ventidue uomini rincorrono un pallone per novanta minuti e alla fine arriva Lucci e fotte tutti. Mettiamola così: la Prima Repubblica è stata quella forma di governo attuata in Italia tra gli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Novanta caratterizzata dal compromesso. Non era bella a vedersi, ma era funzionante, tant’è che in quei decenni l’Italia ha vissuto la sua stagione di massimo splendore e boom economico. Non era molto democratica, se non all’apparenza, ma non ha prodotto disastri. Non ha eliminato la polvere, ma l’ha nascosta bene sotto al letto. È finita male, vero, ma senza di essa l’Italia è finita peggio. Ad oggi mi sento di poter dire che Lucci è senz’altro il procuratore più “primorepubblicista” che esista: più “primorepubblicista” del vecchio Branchini, più “primorepubblicista” del furbo Tinti. L. porta chi vuole dove vuole: è un’auto sicura che conduce tutti confortevolmente a destinazione. L. non evita le buche, ma fa in modo che nessuno se ne accorga quando le prende. L. sa essere uccello quando gli uccelli mangiano le formiche e formica quando le formiche mangiano le carcasse degli uccelli. Così adesso non si dirà che Montella alla Sampdoria ha fatto un po’ pena, ma si dirà che ha sfruttato un periodo di transizione a suo vantaggio per riprendere per i capelli un’occasione. Non si dirà che Montella è l’allenatore mediaticamente più sponsorizzato in Italia a fronte di zeru tituli vinti in carriera finora, ma che è un personaggio politicamente corretto, scomodo mai e rassicurante sempre, anche quando molla una squadra una settimana prima del ritiro dopo averle giurato fedeltà due settimane prima. Il genero rassicuranete che tutti vorremmo in famiglia, quello che un bel giorno ti molla con la scusa di andare a comprare un pacco di sigarette. Chapeau. 

3. TULLIO TINTI

Procuratore di Alberto Paloschi. La costanza con cui Tinti conclude affari ad ogni sessione di mercato è la stessa con cui in autunno cadono le foglie e d’inverno la pioggia batte sui tetti spioventi delle città. “Sin prisa, sin pausa” direbbe il desaparecido Rafa Benitez in uno dei suoi sussulti culturali tra una merenda e l’altra, ovvero senza fretta, ma senza pause. In un mondo in cui giovani procuratori si rompono sotto il peso delle pressioni come preservativi del discount indossati da mandinghi di colore, Tinti allora è un carrarmato che asfalta chiunque gli si pari contro anche per chiedere informazione. Molti procuratori, tra quelli che vorrebbero fingere di fregarsene della buona o della cattiva stampa, si vantano di non parlare con nessuno del proprio operato, ma Tinti è l’unico di queste mammolette per cui la parola “nessuno” non abbia un significato relativo e prende complimenti e infamie con la stessa composta disinvoltura. O è il Dalai Lama o non esiste. 

2. ALESSANDRO MOGGI

Procuratore di Gianluca Lapadula. A mio modestissimo modo di vedere, Moggi è ad oggi forse il procuratore più in forma dell’estate, che vive una seconda giovinezza dopo gli anni d’oro del decennio scorso. L’ultima giovinezza questa può avere il sapore della maturità o, molto meno paradossalmente, il retrogusto della rivincita. Dieci anni fa secondo molti Moggi era morto e sepolto sotto il peso delle accuse dei colleghi. Dieci anni dopo direi che quei molti c’abbiano azzeccato manco per ‘sta ceppa. Il vecchio saggio dice: a prescindere da quale sia la tua colpa, se grave o lieve, se vera o presunta, se pagata o meno, non conta quanto tu ci metta per tornare in vetta, conta solo con quanto vigore tu riesca a spingerlo nel sedere di chi pensava che fossi finito. Che volete che vi dica, il mio saggio non ha studiato alla Cambridge, ma ha ragione da vendere.

1. BEPPE RISO

Procuratore di Sime Vrsaljko e Bryan Cristante. Va detta come va detta: la media dei procuratori italiani di oggi è molto bassa, però Riso spicca sopra la media. Se pure la media fosse più alta di quello che è, magari Riso spiccherebbe lo stesso al di sopra di essa. Da qui a far passare R. come un professionista già realizzato, ce ne vuole ancora (anche io avrei un paio di annotazioni a margine, che però per stavolta tengo per me). Non si arriva però a certi livelli, cioè così in alto, per un puro fattore di casualità, altrimenti diciamo pure che Lewis Hamilton ha vinto il suo primo Mondiale di F1 a 23 anni perché ha avuto culo e che Andre Agassi ha vinto il suo primo torneo del Grande Slam a 22 perché lissù c’erano gli angioletti che gli volevano bene. Per inciso: arrivare in vetta richiede quasi sempre una buona spinta di segnalazioni, aiutini, fortuna e madonne varie, è la regola, ma rimanerci richiede pur sempre abilità e savoir faire. Spiegato molto più burinamente, ultimamente sono solito ribadire spesso un concetto chiave: nella vita non servono addominali, bicipiti e femorali, quando sostanzialmente solo due parti del corpo: il culo e le palle. Se ti manca il primo magari puoi sempre sfondare, ma se ti mancano le altre due, preparati a venire sfondato. Nemmeno io ho studiato a Cambridge, ma questo credevo fosse chiaro. 

MAGLIA NERA: SIMONE SEGHEDONI

Procuratore di Domenico Berardi. Ammesso e non concesso lo sia davvero. Mese scorso avevo avuto modo di contestare la condotta mediatica un po’ alla batacchio d’asino del clan Berardi, pur ammettendo l’ottimo lavoro sostanziale fin qui svolto (negare sarebbe da allucinati cronici). Fin qui appunto. Perché poi, fatta una certa, bisognerà pur prendere atto della realtà per cui la finestra dei trasferimenti di mercato italiana, sebbene ridotta ormai al rango di mercatino delle pulci, non è propriamente ancora la stessa cosa che la sagra delle mele di Valle di Maddaloni. Da parte di Seghedoni invece, almeno nelle interviste concesse pubblicamente (sempre un po’ più di quelle necessarie, ma sempre un po’ meno di quelle relativamente utili), tendo a ritrovare un atteggiamento un po’ ondivago ed indeciso: sì ok, va bene la Juventus, ma anche no. Va bene l’Inter, però che se la sbrighi il Sassuolo. Va bene puree il Sassuolo, però certo, l’Inter è tutta un’altra storia… Cioè, va bene tutto, però ovvio che a conti fatti alla fine non vada bene proprio niente. Non è che Seghedoni parli male, ma parla di Berardi come io parlo del mio amico delle medie. Solo che Berardi, per essere del tutto chiari, non è il suo amico delle medie (o almeno, non penso), è un suo assistito (pure se, torno a chiedere: lo è davvero? Esiste un mandato di rappresentanza? Se sì, Beppe Galli quis homo est? Un socio? Un amico? L’ex procuratore? Perché parlano in due come i Carabinieri?) e come tale andrebbe gestito. Traduto: non si trattano società professionistiche come fossero mi’ nonna, con così tanta disinvoltura. La platea delle persone che leggono e ascoltano non è ancora composta interamente da rincoglioniti: il livello della discussione andrebbe forse un attimino elevato. A me pare che, con l’andare avanti del tempo, il procuratore medio faccia sempre più fatica a entrare nel dettaglio: qui si è passato da un estremo all’altro, dal trattare l’argomento di calciomercato come fosse l’interprestazione delle Sacre Scritture, a banalizzarlo un po’ troppo. Nell’anno di grazia 2016, non a caso, ancora ci si lamenta della pochezza intelletuale dei tifosi italiani: se ciò che gli si dà in pasto, però, sono sempre i soliti pensierini elementari buttati qui e lì tanto per non dire nulla… allora sì, tanto varrebbe non dire effettivamente nulla. Altrimenti: il cielo è azzurro, le rose non rosse, il mare è blu, ma la più bella sei tu.

CLASSIFICA INTERMEDIARI: GIUGNO 2016

5. GIUSEPPE CANNELLA

Intermediario di Fabinho per l’Italia. Ex direttore sportivo del Varese salito alla ribalta qualche tempo fa per una presunta rissa con un collega. Alla fine di tutto m’è sempre rimasto un dubbio: chi le ha prese? Chi le ha date? Acqua passata comunque. Adesso C. lavora come intermediario, perché c’è crisi e bisognerà pur sempre mangiare. Poi oh, lavorare non ha mai ammazzato nessuno ed è sempre meglio che rubare (dalle mie parti anche no, ma questo è un altro discorso). Fabinho probabilmente non arriverà mai in Italia, non quest’anno di sicuro, ma tal Cannella c’avrà senz’altro provato, che vi devo dire?

4. BEPPE BOZZO

Intermediario di Fernando dall’Italia. Ne parlaremo più approfonditamente il prossimo mese, anche perché il luogo temporale della nostra narrazione, nel caso specifico, saeebbe proprio luglio più di giugno. Mi limiterò a citare quanto mi disse un procuratore, la cui identità lascerò rigorosamente anomina, tempo fa: «Il giocatore ideale da assistere dovrebbe essere scapolo e orfano». Aggiungo io: magari pure sordo. 

3. DARIO CANOVI

Intermediario per l’Italia di Patrick Schick. Anche qui sarebbe d’uopo parlarne di più e meglio il prossimo mese. In tutta onestà, io pensavo che Canovi si fosse ritirato da un bel po’ dalla circolazione, scopro invece con piacere e stupore che è qui, ancora vivo, e lotta insieme a noi. Tres Schick. 

2. CLAUDIO VIGORELLI

Intermediario per l’Italia di Hector Herrera. Che scrivere… Porca misera, ma quanto è brutto Herrera? No, davver, è brutto forte eh… Al di là però dell’accurata dissertazione tecnica che mi varrà quasi certamente un Premio Pulitzer, il messicano resta però un gran bel giocatore (talmente bravo che il Napoli infatti non lo prenderà, ma questo è spoiler di luglio). Il procuratore di Herrera, tra l’altro, è tal Nicky Blair, figlio dell’ex Premier britannico Tony (quello con le orecchie di Topo Gigio, per capirci), che ha un’agenzia, la Magnitude. A loro la Brexit, a noi la fica: mi sta bene così. 

1. GIOVANNI BRANCHINI

Intermediario per l’Italia dell’Inter nell’affare Gabriel Jesus. Che poi è davvero da vedere se il giocatore del Palmeiras, il nuovo Gesù, approderà davvero all’Inter: secondo me B. è volato in Brasile con la scusa dell’intermediazione e se ne sta sdraiato a prendere il sole sotto a una palma, ma per quanto riguarda giugno, effettivamente, non è che ci siano poi molte contestazioni da fare riguardo al suo operato. Ciao B. salutami Giselle quando la vedi!

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