2016

Vigorelli: «Abbiati, la mia svolta»

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Il procuratore premiato con i CN24 Awards 2015: la video-intervista

Claudio Vigorelli è il primo vincitore premiato per i Calcionews24 Awards 2015: procuratore milanese doc, classe 1963, ha iniziato la sua carriera all’inizio degli anni ’90, diventando in breve tempo uno degli agenti più famosi del calcio italiano. È stato lo storico procuratore italiano di Samuel Eto’o, ma anche di un altro eroe del Triplete interista come Dejan Stankovic, anche se, non tutti sanno, che uno degli assistiti a cui è più affezionato è Christian Abbiati, storico portiere del Milan. Più recentemente è diventato il procuratore di alcuni dei calciatori emergenti più interessanti della passata generazione, diventati oggi affermati professionisti, come Mattia Destro e Davide Santon. Negli anni recenti Claudio ha iniziato a lavorare come intermediario, soprattutto per quel che riguarda la tratta Italia – Gran Bretagna e Gran Bretagna – Italia (in estate è stato tra gli intermediari dell’affare che ha portato Wojciech Szczesny dall’Arsenal alla Roma). Carattere schivo e riservato, ma anche gentile, Claudio si è raccontato ai nostri microfoni in occasione della consegna del premio, avvenuta qualche giorno fa nel suo studio milanese. Il video: 

GLI INIZI – «Ho cominciato la mia carriera di procuratore venticinque anni fa. Ho avuto la fortuna di cominciare in un grandissimo gruppo internazionale che si chiama IMG e da lì ho fatto un percorso professionale che mi ha portato poi a raggiungere un discreto successo e delle soddisfazioni personali, perché quando trovi ragazzi che non hanno ancora una prospettiva di carriera e poi diventano campioni che calcano i campi di Serie A o altri campionati, alzando trofei, è la più grande soddisfazione che un agente possa avere»

UN CONSIGLIO AI GIOVANI – «È un passaggio graduale, ma fatto da professionalità. A volte ci vuole un po’ di fortuna, essere al posto giusto al momento giusto… Alla fine l’unica cosa che posso dire ai giovani è che il lavoro, alla lunga, paga sempre. È un lavoro difficile, un lavoro di sacrifici, perché i giocatori rispetto agli agenti sono meno, nel senso che ormai ci sono più procuratori che giocatori, però con la passione, il lavoro e anche un po’ di fortuna, chiaramente, con serietà e professionalità, i risultati alla lunga arrivano»

IL GIOCATORE A CUI È MAGGIORMENTE AFFEZIONATO – «I primi cinque anni di attività sono stati i più duri, perché io non ero un calciatore, non ero figlio di calciatori o allenatori e comunque nessuno della mia famiglia faceva parte del mondo del calcio. Il calcio per me era insomma un mondo nuovo. Il momento che ha segnato la svolta della mia professione è stato il passaggio di Christian Abbiati da riserva a titolare nel Milan e la vittoria dello Scudetto (1999, ndr). Diciamo che Christian mi ha portato fortuna, poi da lì c’è stato tutto un percorso professionale con altri campioni che sono arrivati a raggiungere soddisfazioni importanti della loro carriera»

CAPITOLO COMMISSIONI – «Il rapportro tra un calciatore ed il proprio agente varia da caso e caso ed è una libera negoziazione, quindi c’è chi preferisce una quota forfettaria, chi una percentuale, ma io credo che è giusto che sia una libera negoziazione tra agente e calciatore»

L’AFFARE INDIMENTICABILE – «Si è legati un po’ a tutte le operazioni fatte, non ce ne è una in particolare. A volte ti danno soddisfazione anche le piccole cose, perché hai dato soddisfazione magari ad un ragazzo che ha fatto il primo contratto da professionista. È chiaro che poi uno ricordi sempre o restino nella mente delle persone o di chi ti conosce le operazioni che hanno avuto un clamore importante, però io sono legato un po’ a tutte»

ESSERE O APPARIRE – «Sono scelte professionali. Mi piace lavorare dietro le quinte, io credo che i protagonisti siano i giocatori, i presidente, i direttori sportivi… Sono sempre entrato in questo mondo in punta di piedi e ho sempre cercato di rimanerci con molta umiltà, ma non è per voler passare per chi fa chissà che cosa di diverso, è una scelta mia, infatti il fatto di parlare di me mi mette a volte in imbarazzo, però quando si riceve un premio è giusto ringraziare e ritirarlo con soddisfazione»

ITALIA O ESTERO – «Per un agente italiano è più semplice lavorare in Italia, però lavorare all’estero ti dà molta soddisfazione e sono contento che questo lavoro mi abbia permesso di avere rapporti con club di tutto il mondo e di conoscere mentalità di lavoro diverse. Questa è una professione che apre la mente, lavorare all’estero è bello perché si entra in contatto con filosofie diverse rispetto a quella italiana, ci si confronta con mentalità diverse ed è una crescita professionale importante. Io credo che comunque un procuratore moderno debba avere un profilo internazionale per dare servizi sempre più ampi ai propri assistiti»

Servizio di: Mario Petillo | @Mario_Petillo

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