2016
Ferrero: «Eder resta. Agnelli, sorridi»
E poi ammette: «Ho parlato di Ranocchia, Dodò e Santon»
Non ha venduto la Sampdoria: Massimo Ferrero è rimasto al timone della squadra. Il presidente blucerchiato, però, ha voluto controbattere dopo le numerose voci circolate nelle ultime settimane: «La verità è che non si accetta che un presidente esordiente, esuberante e pieno di energia positiva come me, possa essere anche un imprenditore che ha fatto e sta facendo tanto e bene. Mi ripagano con vessazioni continue per cercare di destabilizzare me e la mia Sampdoria, ma non hanno capito che con le chiacchiere e l’invidia non si costruisce il mondo. A volte penso che dietro a tutto ciò ci sia qualcuno, un mandante. Accendo la televisione e sento che a gennaio do le consegne. Ma quali consegne? Non lavoro mica alla Dhl… Io sono ancora qui e non vendo», ha dichiarato Ferrero ai microfoni di Tuttosport.
LA CORTE – Non vende e rilancia: ha pressato Diego Della Valle per far sì che fosse liberato Vincenzo Montella: «Sapete quanto ho corteggiato Vincenzo? Un mese e mezzo. Sono stato un martello. Inizialmente andavamo a cena, eravamo amici, ma non parlavamo mai di pallone. Poi ho avuto la possibilità di riportarlo a Genova e ho detto: “Io ci provo”. L’ho convinto con il mio entusiasmo e con un progetto serio. Perché lui è una persona molto perbene. Se un altro presidente fosse riuscito a prendere Montella come allenatore sarebbe stato osannato da tutto il mondo del calcio. Io invece vengo sempre guardato con diffidenza. All’inizio ci rimanevo male, ma adesso no. Ci ho fatto l’abitudine e vado avanti per la mia strada. Anzi, se qualcuno pensa di piegarmi si sbaglia di grosso».
DI TASCA SUA – Ferrero ha poi smentito le voci secondo cui ci sarebbe qualcuno alle sue spalle che finanzia la Sampdoria: «Sapete quanti saranno i debiti nel prossimo bilancio ? Praticamente zero. E non ho nemmeno chiesto l’anticipo in Lega per i diritti televisivi. Per venire a Genova in aereo ci vogliono 500 euro e preferisco investirli nella Samp, in treno ci vuole una vita, così mi sciroppo 4 ore di macchina per raggiungere il posto di lavoro. Lo faccio perché voglio “fare azienda”, divertirmi, vincere. Io sono così, se qualcuno vuole un Ferrero diverso non sarà accontentato. Vengo dal cinema, l’apparire è il mio mondo. Ora della Sampdoria si parla in Italia e si parla all’estero. Molto più di prima: quelli che si fanno le pose lo chiamano marketing, io lavoro».
GATTI MORTI – Si passa poi a parlare di calcio giocato e, quindi, si parte dalla vittoria nel derby e si finisce alla sfida odierna contro la Juventus: «Battere il Genoa è stata una grande gioia. Anche se ho sofferto un po’ nei minuti finali. Ma al triplice fischio sono stato contento soprattutto per i nostri tifosi che si meritano il primato cittadino. E ora c’è la Juve… Io vorrei vincere anche questa partita. E poi sono convinto che se i miei ragazzi iniziano a non temere più le big, capendo che in campo vanno in 11 contro 11, potremo andare lontano. La classifica è corta, basta vedere dove è adesso la Juventus dopo aver iniziato male la stagione. Agnelli? Io sono allegro e gioioso, lui ha sempre un po’ l’espressione di quello che gli è appena morto il gatto. Io invece di gatti non ne ho. Anche in Lega l’ho visto mogio, cupo. E’ una bravissima persona ed è un grande presidente ma il calcio è vita, ci vuole un po’ di allegria. Purtroppo i figli di papà devono sempre rendere conto di qualcosa, io invece non ho impegni con nessuno. Invece Marotta lo chiamo “lo zio”. Se fossi diplomatico come lui sarei già il padrone del mondo. Lui al mattino esce sapendo il copione che deve recitare, io invece vado a braccio. Lo stimo molto».
MERCATO – Si passa poi alle indiscrezioni di mercato. E Ferrero decide di fare chiarezza: «In Lega ho incontrato Lotito e De Laurentiis. Abbiamo anche preso lo stesso aereo, ci siamo divertiti molto ma non abbiamo parlato di mercato. Poi a Milano ho parlato con l’Inter per Ranocchia, Dodò e Santon. Quel che è certo è che come ha detto Montella alla Sampdoria devono arrivare solo giocatori motivati. Io non vendo nessuno. Eder ha appena rifiutato una mega offerta dalla Cina, alla Samp davano molti soldi. Per me possono restare tutti, sono come figli. Anche Fernando è corteggiatissimo. Ma devono essere loro a chiedermi di andare via, nel caso in cui non si sentano di rifiutare una ghiotta occasione. Però mi scoccia sempre la questione che la Sampdoria sia considerata una società di seconda fascia. Se Eder lo vendesse una grande costerebbe trenta milioni, a noi invece offrono due spiccioli. Allora sapete cosa faccio? Me lo tengo. Immobile? Gli immobili sono sempre un investimento, vedremo».
SCELTA AZZECCATA – Una scommessa vinta è Antonio Cassano: «E’ stata una scelta mia e della società. Mi sono guardato indietro per vedere se dovevo rendere conto a qualcuno, ma visto che sono il presidente non ho trovato nessuno a cui chiedere il via libera. Così mi sono fidato del mio istinto e l’ho preso. E avevo ragione: Antonio si è rivelato un grande acquisto. Ha il mio carattere e ne apprezzo la tenacia. Ha perso dieci chili, è motivato e io di cassanate non ne ho ancora viste. Altrimenti me sente… Sa di aver sbagliato a litigare con il grandissimo e compianto Riccardo Garrone. E non commetterà più lo stesso errore perché a Genova è rinato».