2016

Buffon, Barzagli e il miglioramento continuo

Pubblicato

su

Rinnovo di contratto per entrambi. Un rinnovo che sa di futuro

Mentre già è partita la corsa ai sogni estivi del mercato – e nel caso del Bayern non è un modo di dire, avendo già realizzato due acquisti come Hummels e Renato Sanches – a Torino sponda bianconera si procede sul sicuro e si va a prolungare l’esperienza di Buffon e Barzagli. Come a dire: intanto, il gruppo storico. Che non fa notizia nella stagione più calda, anche quando dall’alto della propria esperienza succede che Gigi indichi a tutti, in quel di Villar Perosa, difficoltà future nell’assemblare il gruppo composto da così tanti nuovi giocatori. Una dichiarazione che andrebbe collocata insieme a quella più giustamente celebrata di Reggio Emilia, il vero punto di svolta per andare a conquistare lo scudetto. Ricordando così che di certe figure c’è bisigno in campo e fuori per la saggezza che trasmettono. Che non è materia fredda, anzi. Perchè quelle parole sono state pronunciate anche col cuore e accompagnate – così ha rivelato il capitano – dalla presentazione ai dirigenti di una tabella rimonta che puntualmente si è verificata (chissà se proprio nei modi previsti dal numero 1). E si badi bene: il percorso non veniva tracciato tenendo conto di eventuali cali della concorrenza. Più semplicemente – avverbio che in quel momento nessuno avrebbe potuto pronunciare con leggerezza – Buffon aveva già percepito le potenzialità del gruppo, ancorchè inespresse. E pertanto una sequenza di vittorie, per quanto decisamente numerosa, non gli era apparsa fuori dalla logica.

CONTRO IL TEMPO – L’idea di andare avanti con Buffon e Barzagli non va vista solo come la constatazione pura e semplice di un premio per il loro rendimento, il ricorso a un bagaglio d’esperienza o la convinzione che nel prossimo biennio comunque il loro apporto sarà utile. Il qualcosa in più è l’indispensabilità dei due (aggiungo: anche in chiave azzurra). Di meglio non solo non c’è nulla, ma neanche se ne avverte la parvenza. Il che comporta anche la responsabilità di individuare per tempo i possibili eredi, ai quali non basterà forza tecnica, ci vorrà la capacità di convivere con il ricordo di questi due mostri, di due soggetti unici nel loro ruolo. E se tanto Buffon che Barzagli sono ancora così importanti non è per una rendita di posizione. Proprio nel periodo di Allegri sembrano avere fatto uno scatto in più, evento che di solito non si verifica per giocatori comunque indirizzati nel rettilineo di fine carriera. Ed invece, loro due hanno infilato una serie di prestazioni che vale la pena di ricordare come l’esempio che il tempo per migliorarsi c’è sempre. E non alla Roberto Baggio o Alessandro Del Piero, che hanno estratto dalla loro straordinaria conoscenza calcistica quella qualità che ha consentito loro di esprimere un tasso di classe elevato con minore presenza fisica. No, nel caso del portiere del difensore stiamo parlando anche di un’efficienza atletica altissima che va considerata come una conquista, frutto di un lavoro particolare, visto come entrambi abbiano dovuto convivere con infortuni di genere diverso che però ha fatto pensare ben più di qualcuno che il meglio fosse ormai alle loro spalle. Ed invece, il Capitano e la Roccia sembrano sconfiggere il tempo e non con accorgimenti d’esperienza, ma con una esuberanza che sembra realmente quella di un giovane e non per modo di dire. Dentro a tutto questo c’è certamente un’attenzione feroce all’allenamento, non è un caso che Andrea abbia letto la sconfitta di Verona come il prodotto di un rilassamento generatosi in settimana, dove per gente loro – ancor più che per quelli “normali” – si preparano le partite e lì si iniziano a vincerle.

FOTOGRAMMI – Per i portieri è più facile farsi ricordare con la bellezza e l’importanza degli interventi. Nel caso di Buffon le sue parate di questi anni hanno rappresentato dei veri e propri snodi. La reattività mostrata su Dani Alves, Glik o Balotelli ha fatto il giro del mondo per l’energia sprigionata e anche per la forza del suo polso, è diventata quasi il suo marchio di fabbrica, il segno distintivo di un repertorio che appare completo (glielo riconosce oggi proprio uno dei maestri del ruolo, Dino Zoff). Senza quei “miracoli” (che forse i telecronisti non dovrebbero definire tali per come li aggiorna rendendoli quasi abituali), la Juve avrebbe potuto avere altri destini. In finale di Champions League il 2-0 del primo tempo sarebbe stato una pietra tombale su aspirazioni di rimonta; passare in svantaggio nel derby d’andata probabilmente avrebbe accentuato la crisi bianconera, laddove al contrario la rete di Cuadrado ha determinato l’avvio della serie di successi; il possibile 2-1 del Milan sarebbe stata una vera complicazione della serata e forse anche del finale del torneo. Non esistono così tanti fotogrammi decisivi di Barzagli. Ma la continuità di rendimento è un valore che funziona anche come esempio per i compagni ed è un patrimonio irrinunciabile. Credo comunque che un’immagine ci sia che s’impone su tutte e non mi riferisco al gol di Bergamo. Per me il terzo minuto di Juventus-Napoli, con Andrea ad anticipare Higuain, ha rappresentato il trailer della serata difficilissima che avrebbe trascorso il Pipita. Perchè una cosa è certa: per vincere lo scudetto contro un attaccante di quel livello ci voleva una difesa super in tutte le componenti, a partire da quelle rappresentate da due campioni del mondo.

Exit mobile version