2016

Inter, Icardi: «United? No, resto qua»

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L’attaccante gira eterna fedeltà: «Non intendo andare via da Milano»

Ha rifiutato in passato l’Atletico Madrid, poi l’Aston Villa e il Wolfsburg. Ora alla finestra per Mauro Icardi c’è il Manchester United, ma l’Inter non intende privarsene per meno di 40 milioni di euro. Ci sarebbero stati già contatti tra José Mourinho, destinato a sostituire Louis van Gaal, e l’entourage dell’attaccante argentino (o con il giocatore stesso), ma se ne riparlerà a fine stagione. Stando a quanto riportato da La Gazzetta dello Sport, decisiva sarà la qualificazione o meno alla prossima edizione della Champions League.

MERCATO – A dispetto delle voci di mercato, Icardi, però, afferma di pensare solo all’Inter. Nel corso dell’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, il centravanti nerazzurro ha giurato eterna fedeltà: «Quando con i dirigenti trattavamo il prolungamento, ho detto chiaramente che volevo restare. Le offerte per andare altrove c’erano, ma io avevo chiaro in mente che era meglio restare qua. Wolfsburg e United? Qualcosa ho sentito, ma io voglio restare all’Inter. Assalto in estate? La mia risposta sarà sempre la stessa: voglio restare qua. Se il Manchester mi cercherà, non sarà né la prima né nell’ultima società che posso rifiutare. Mi sento bene a Milano e non intendo andarmene. La società ha un grande progetto e sta facendo grandi investimenti per tornare a vincere e io voglio dare una mano. Se dicono che costo 40 milioni mi fa piacere, ma io devo dimostrare in campo il mio valore. E l’unico modo che ho di riuscirci è segnare il più possibile. Barcellona? La percezione di poter diventare un calciatore l’ho avuta arrivando in Italia. A Barcellona hanno un grande settore giovanile, ma solo pochi di quei ragazzi arrivano in prima squadra. Sapevo che dovevo cambiare strada».

ALTI E BASSI – Icardi ha parlato anche del calo nell’ultimo mese dell’Inter: «Abbiamo perso qualche punto in classifica, ma lavorando fino alla fine possiamo riprenderci. Io credo alla Champions fin da luglio. Ero convinto che ce la potevamo fare allora e ne sono ancora più convinto adesso. Tante squadre sono in corsa per la Champions e contro una di queste, la Fiorentina, domenica avremo uno scontro diretto importante. Voglia di Champions? Tanta. E’ il mio obiettivo e anche quello dell’Inter. Calo? Era difficile pensare che tutto potesse sempre andare in maniera perfetta anche perché tutte le squadre nell’arco di un’annata hanno alti e bassi di rendimento. Alla Juventus e al Napoli il periodo negativo è capitato a inizio stagione, a noi adesso. A inizio stagione tutto era più difficile perché eravamo nuovi e in campo ci conoscevamo meno. Ora invece sappiamo come si muovono i compagni e cosa dobbiamo fare».

BUON RAPPORTO – Poi del suo rapporto con Roberto Mancini e le presunte voci di incomprensioni con il tecnico: «Pochi palloni per me? Non volevo essere polemico, ma so bene che a voi giornalisti le polemiche piacciono (ride, ndr). Quella frase era anche un po’ scherzosa e non intendevo mancare di rispetto ai compagni. Mancini? Prima del suo arrivo ero un centravanti che stava dentro l’area e cercava di fare gol quando riceveva il pallone. Mancini mi chiede di giocare più per la squadra, di muovermi e di partecipare alla manovra. Per me questo è stato un cambiamento importante e mi sto impegnando per metabolizzarlo. Posso migliorare ancora. Scintille? Quando è arrivato Mancini è stato chiaro. “Tu devi fare 15-20 gol a stagione, poi se ne fai ancora di più, meglio” mi disse. E’ stato scritto che mi chiede sempre di più, ma è normale che un allenatore stimoli e voglia sempre il massimo da un suo giocatore. Ho letto anche che io sarei arrabbiato con lui perché sono andato in panchina contro la Roma, il Genoa e il Milan, ma non è vero perché nell’arco di una stagione ci sta di saltare qualche partita. All’inizio se uno non gioca ci rimane un po’ male, ma l’ho subito detto anche al direttore sportivo Ausilio che non c’erano problemi. Tra me e Mancini c’è un buon rapporto».

RESPONSABILITA’ – Si passa al peso della fascia da capitano e al rapporto con Stevan Jovetic: «La responsabilità di fare da guida al gruppo la sento, ma abbiamo tanti elementi esperti e nel gruppo siamo 7-8 capitani. Quando devo parlare o incoraggiare i compagni lo faccio. Zanetti? All’inizio mi ha detto di sfruttare questa occasione, perché portare la fascia da capitano dell’Inter è bello, ma non mi dà consigli. Ognuno ha il suo stile di fare il capitano. Jovetic? Con lui ho un ottimo rapporto e lavoriamo per far bene all’Inter. Probabilmente abbiamo un modo diverso di giocare perché lui preferisce andare incontro e avere la palla tra i piedi, mentre io sono più uomo d’area, ma non è vero che tra noi non è scoccata la scintilla e che non possiamo giocare insieme. Vedrete che cresceremo».

DISAVVENTURE – E arriva il momento delle curiosità. Dal rigore calciato sul palo nel derby alla rapina subita a dicembre: «Ne ho parlato nei giorni successivi con l’allenatore e i compagni e credo di averlo calciato anche bene. Donnarumma è un portiere alto e ho tirato forte perché avevo paura che potesse intuire il tiro e deviarlo. Ho angolato un po’ troppo e la palla è andata sul palo. Sono sempre pronto a calciare un rigore. Solo chi non li calcia non li sbaglia. Rapina? Avevo appena parcheggiato la macchina ed ero insieme a un mio amico e a Wanda. Mi si è avvicinata in moto questa persona con la pistola e ha urlato di dargli l’orologio. Ha provato a prenderlo e io volevo resistere, ma poi mia moglie si è messa a piangere, aveva paura, mi ha detto di darglielo e ho pensato che sarebbe stato stupido non farlo anche perché sono assicurato. Non ho avuto neppure il tempo per avere paura perché è successo tutto in fretta e così alla fine ho detto a Wanda e al mio amico che dovevamo andare a mangiare. Tanto ormai era successo…».

STELLE ARGENTINE – Infine, a proposito del big match di domani sera, Juventus-Napoli, parla di Gonzalo Higuain e Paulo Dybala: «Io sono Mauro Icardi e non mi piace invidiare qualcosa agli altri. Ciò premesso, di Higuain mi piacerebbe avere l’abilità di segnare ad ogni pallone toccato. E’ eccezionale. Di Dybala ammiro come va a prendere il pallone e come riesce a inventare gol incredibili. L’Argentina ha grandi attaccanti? Siamo cresciuti con pochi lussi e senza videogiochi. Noi andavano in strada a giocare a calcio, con la fame di conquistarci quello che tanti coetanei in Europa avevano. Ci siamo riusciti». 

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