2013
Calciomercato 2013: botti di inizio anno, habemus Mario
Ebbene sì. Quello che per la sponda rossonera di Milano era il sogno ricorrente di questo anno e mezzo, alla fine è diventato realtà. Il Bad Boy più in voga del panorama calcistico, è finalmente tornato a casa, riuscendo peraltro a soddisfare l’ambizione mai troppo celata, nemmeno durante gli anni neroazzurri, di indossare la maglia della squadra del cuore: il Milan.
Quella condotta da Adriano Galliani, si candida ad essere certamente, per risonanza e valore, l’operazione principale di questa parentesi invernale di calciomercato che fino ad oggi non aveva regalato particolari colpi. Ora, se decidiamo di non fare alcun riferimento al significato socio-politico di un acquisto del genere riconducibile direttamente ad un candidato per le elezioni di Febbraio, possiamo andare un pò più a fondo sulle ragioni che hanno riportato in Serie A un talento che ancora deve esplodere del tutto, complice un carattere bizzoso/bizzarro.
Balotelli e il Milan, un matrimonio che s’aveva da fare e che in fondo, il tifoso medio neroazzurro, sapeva sarebbe avvenuto. Lo stesso Materazzi, in una recente intervista durante un approfondimento della Gazzetta Dello Sport, ha raccontato di come l’irriverente talento bresciano si presentasse agli allenamenti con i calzini rossoneri, puntualmente ridotti a brandelli dal sanguigno ex centrale interista. Genio e sregolatezza, un binomio da sempre valido per chiunque abbia lasciato un segno nella storia, di qualsiasi natura fosse. Un predestinato Mario, che non a caso a soli 22 anni può contare su un palmarès che più della metà dei calciatori non raggiunge nemmeno in un’intera carriera. A Milanello tra l’altro, poteva forse arrivarci già qualche anno fa, ben prima di iniziare l’avventura neroazzurra che gli avrebbe permesso di arricchire la bacheca con tutti i trofei di squadra possibili immaginabili nell’annus domini 2010, quello del triplete per intenderci.
Una storia senza segreti la sua, la stessa di una generazione di italiani figli di immigrati tipica di una globalizzazione ormai consolidata anche in uno stato tradizionalmente legato alle tradizioni come il nostro, che cresce nella provincia operaia e stakanovista lombarda quale è Brescia. Primi passi nel Lumezzane, dove pur essendo sotto quota per l’età emerge subito per classe e potenza, buttandola dentro ad ogni occasione. Si narra anche di un provino per la cantera del Barça, a riprova del valore del giovane Mario, che si accaserà poi alla Pinetina, dove appunto ha vinto tutto.
Poi l’avventura al Manchester, discepolo di quel Mancini che ad oggi è ancora l’unico tecnico che ne ha saputo gestire, a tratti, un talento da amministrare a bastone e carota. Una Premier conquistata da protagonista, suo l’assist per il gol decisivo di Aguero e una cartolina che difficilmente dimenticheranno sulla sponda rossa di Manchester. Quell’1-6 con due reti firmate dal fenomeno italiano che esibì una maglietta divertente e polemica, come nel suo stile: “why always me?“. Manco a dirlo, un caso di merchandising dal successo incredibile. In seguito l’inarrestabile discesa verso il basso di questa prima parte di stagione, nonostante un Europeo vissuto da primo attore nella cavalcata azzurra verso la sfortunata finale con la Spagna, apparente preludio di una consacrazione ormai attesa da troppo tempo.
Ora il Milan, acquistato in pompa magna dopo la smobilitazione rossonera bilanciata solo in parte dall’esplosione a grandi con El Shaarawy, prossimo partner in rossonero e, come già accaduto, in Nazionale. I tifosi già sognano, ma Mario sa, che come mai prima d’ora, dipende tutto da lui. Non si può certo parlare di ultima occasione per un calciatore di 22 anni, ma un fallimento a questo punto potrebbe condizionarne davvero la carriera che per potenziale, lo pone in prospettiva tra i primi tre al mondo. Bullotelli deve lasciare spazio a SuperMario, e allora sì che ne vedremo delle belle.
C’mon Mario, facci vedere di che pasta sei fatto.