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Calciomalato, parla Aronica: «Pro Piacenza? Una vergogna. Sul Palermo dico che…» – ESCLUSIVA

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Salvatore Aronica parla del difficile week-end che ha visto protagonista il calcio italiano: tra società a rischio fallimento e partite farsa

Insieme a Campagnaro e Cannavaro componeva il terzetto difensivo del Napoli dei sogni di Mazzarri, poi la triste parentesi al Palermo prima del ritiro. Salvatore Aronica ha girato i campi di tutta Italia e ne ha viste di cotte e crude. In un week-end che ha visto il calcio italiano scendere sempre di più in basso in termini di credibilità, l’ex difensore azzurro ci ha offerto in esclusiva il suo punto di vista, focalizzandosi principalmente sullo scandalo Cuneo-Pro Piacenza e il caos che regna al Palermo.

Aronica, lei che ha calcato anche i campi di Serie C e Serie B, che idea si è fatto sulla deriva che sta prendendo il calcio italiano sempre più coinvolto in scandali e fallimenti societari?

Sabato sono stato a Matera con la squadra che alleno (la Beretti del Trapani ndr) per giocare contro i pari età del Matera pur avendo la prima squadra estromessa dal campionato di competenza. E già questo fa riflettere, dal momento in cui una squadra viene estromessa per adempienze è incredibile che la Beretti la facciano ancora giocare nonostante siano andati incontro a figuracce di ogni tipo. Il fatto di Cuneo-Piacenza credo sia stato l’apice di un sistema che non funziona. La Serie C che ho giocato io rispetto alla Lega Pro odierna, era molto più organizzata. E questo dice tutto.

Il presidente Gravina anzichè occuparsi del caos della Lega Pro preferisce puntare il dito sul progetto seconde squadre. Che idea si è fatto su questa iniziativa e secondo lei manca una figura forte al vertice della Federazione?

Il calcio italiano non è pronto per le seconde squadre e credo si sia visto quest’anno. Solo la Juventus è riuscita ad allestire una rosa all’altezza, tutte le altre fanno fatica a mantenere la prima squadra figurati se ne dovessero avere due. Per quanto riguarda la seconda domanda, credo che ad inizio campionato ci sia bisogno di un giro di vite. Non è possibile che ci siano società iscritte ai campionati senza aver presentato fideiussioni, garanzie e bilanci. Bisogna organizzarsi in maniera diversa. Non può succedere nel 2019, che società a metà campionato non si presentino in campo.

A rimetterci, alla fine, sono società sane e professionali come ad esempio il Trapani

Sì, ma a rimetterci soprattutto è il calcio italiano. Una partita che finisce 20-0 è una vergogna per tutto il movimento. Non è ammissibile a livello di Lega Pro che una partita abbia questo risultato che in campo ci siano sette giocatori. Sono cose allucinanti, si va a dilapidare tutto il lavoro di chi ha società in regola come Entella, Pro Vercelli, Catania e Trapani. È una vergogna.

Parlando di una società dove ha militato con alterne fortune come il Palermo, sembrerebbe che la famiglia Mirri possa salvare il club dalla penalizzazione. Lei è andato via dai rosanero nel 2015 ma c’erano già i sentori di una crisi finanziaria di questa portata?

Da Napoli sono andato a Palermo nel 2013 e devo dire che già in quegli anni i rosanero erano in piena crisi societaria. Gia da lì avevo avuto i primi sentori di quello che sarebbe potuto succedere. Poi ho chiuso la mia esperienza al Palermo in malo modo, ho vissuto il 2014-2015 fuori rosa e già all’epoca il presidente voleva passare il testimone ma non trovava l’acquirente giusto. Vivendo a Palermo conosco bene la situazione intorno alla società e si sapeva che la cordata di Baccaglini o gli inglesi avrebbero prolungato l’agonia. Così come è stato. Questi nuovi finanziatori pro tempore che hanno trovato sono imprenditori palermitani che si spera possano riportare il Palermo agli antichi splendori.

Lei, ovviamente, si augura che il Palermo torni in Serie A. Nella categoria che merita…

Io da sempre tifo Palermo, mio figlio gioca nelle giovanili dei rosanero e quindi auguro alla società sempre il meglio. Può capitare che alcuni giocatori si lascino in malo modo con il club ma questo non va a precludere l’amore e l’affetto per la squadra della mia città. Nell’ultimo turno di campionato è stato molto bello rivedere il “Barbera” pieno di tifosi.

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