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2012

Cagliari, Moratti: scuse accettate

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È stata un’ottima partita e i rossoblù sono stati la squadra che più ci ha messo in difficoltà dall’inizio del campionato”. (Massimo Moratti, presidente dell’Inter a Videolina)


Si è detto tanto e forse anche troppo del fallo di Davide Astori su Andrea Ranocchia nel finale di gara del match tra Inter e Cagliari. Il presunto danno procurato da parte del difensore rossoblù sembra più esserci che no, ma effettivamente si è andati un po’ troppo oltre, sia dal punto di vista giornalistico che popolare. Da una parte la società nerazzurra, entrata in silenzio stampa come se avesse subito il torto della vita; dall’altra una marea di personaggi di diversi colori di appartenenza che non hanno fatto che dare del vittimista al club milanese, sottoscritto compreso (come ogni cagliaritano doc).

Qualcuno ha tuttavia perso di vista che, se solo nel finale di gara quel calcio dagli undici metri, qualora fosse stato concesso ai padroni di casa, avrebbe regalato loro la vittoria, tale era perché davanti aveva trovato una squadra dimostratasi all’altezza della prima inseguitrice della Juventus. Un gruppo capace di mettere a ferro e fuoco l’area avversaria con azioni sia verticale che, soprattutto, sulle fasce, specialmente quella sinistra sia con le galoppate di Avelar che con i movimenti di Cossu, che in molti ancora non hanno capito come neutralizzare in tempo.

Senza che nessuno lo abbia costretto, il numero uno dell’Inter si è però esposto in prima persona per puntualizzare appunto che la provinciale di turno, una che tuttavia può vantarsi di aver vinto uno scudetto nella propria storia, è stata in grado di impedire il tentativo di riprendersi ai ragazzi di Andrea Stramaccioni dopo la caduta di Bergamo contro l’Atalanta. Con una prova straripante e di spessore.

Ognuno ha le proprie opinioni in merito, e quelle su Moratti sono parecchio discordanti da una parte all’altra del paese a seconda dei propri colori. Ma in questo caso, come in tanti altri, ha confermato la nobiltà d’animo che lo contraddistingue, e forse anche un pizzico di pentimento per aver mancato di rispetto a dei ragazzi e a dei tifosi, mica pochi, che per via delle imprecisioni arbitrali hanno dovuto mangiarsi le mani (e non solo) in mille e più occasioni. Caso chiuso.