2013
Cagliari, capitan Conti come Buzz Lightyear
“Verso l’infinito e oltre!” (Buzz Lightyear, Toy Story 1, 2 e 3)
La storia d’amore tra Daniele Conti e il Cagliari può essere sintetizzata con il motto del celebre giocattolo astronauta della saga di Toy Story: Buzz Lightyear. Anno dopo anno il capitano rossoblu è stato uno dei pochi a dimostrare di tenere veramente alla maglia rossoblu. Tanto da non lasciarla più da quando appena ventenne arrivò in Sardegna da giovane promessa proveniente dal settore giovanile della Roma e, fattore di non poco conto, con un pesantissimo cognome da portare appresso. Quello del Bruno campione del mondo in Spagna nel 1982 sotto la guida di Enzo Bearzot.
Tanti giocatori hanno lasciato l’isola cedendo alle richieste dei grandi club del continente, altri ancora resistono ma quasi a mala voglia. Lui invece ogni stagione dimostra di non pensare ad altro che al bene della sua squadra. Non scende in campo per far dimostrare la sua forza a qualcuno, ma per metterla a totale disposizione della squadra, ormai affidatasi anima e corpo alla sua esperienza e alla sua ancora fresca qualità. Perché il posto da regista è suo e con merito. Nonostante l’età il suo apporto risulta spesso e volentieri decisivo (nessuno è perfetto), e i compagni dimostrano di risentirne ogni qual volta, causa squalifiche, è costretto a stare in tribuna.
La fiducia del presidente Massimo Cellino nei suoi confronti è solida, come si evince dall’ennesimo rinnovo, che allunga la vita di Conti al Cagliari fino al 2014, per ora. Qualcuno è stato accompagnato, cortesemente e con giusta causa, all’uscita, altri si sono presentati per chiedere di fare il salto di qualità altrove. Ma per il numero 5 non c’è stata Fiorentina, Palermo o Bayern Monaco che tenesse. Solo il club rossoblu, e il massimo dirigente sanlurese lo ha capito, dandogli la propria incondizionata fiducia, come successo con Daniele Lopez, futuro primo allenatore dopo essersi fatto le ossa facendo da spalla di Ivo Pulga.
L’unica critica può essere mossa per i troppi cartellini gialli ricevuti, alcuni banali ma la maggior parte di essi per la troppa foga, espressa però con la massima genuinità nei confronti dei colori che rappresenta. Dispiace che spesso debba assentarsi per ragioni simili, però il suo ruolo e la sua figura glielo consentono.
Il solito discorso del “Se fosse andato da un’altra parte sarebbe arrivato in nazionale e chissà a quali livelli” ormai interessa solo a chi deve riempire i vuoti audio nel corso delle telecronache. Nessuno mette in dubbio che sia possibile, a maggior ragione perché tale considerazione è comunque fatta da gente esperta, ma ormai non importa più a nessuno. Conti è e sarà sempre e solo rossoblù.