2014
Cè qualcosa che non va
Rubrica “Italia Anno Zero” – Italia ferma a Brasile 2014: approccio e prestazione morigerati contro una Croazia anchessa reduce dal flop mondiale
ITALIA CROAZIA CONTE – Prima di tutto i fatti: il pareggio con la concorrente di spicco del gruppo H non altera le possibilità di qualificazione ad Euro 2016. Italia e Croazia restano appaiate in testa a 10 punti pressate da una Norvegia che dopo la sconfitta con gli azzurri ha infilato tre vittorie consecutive: la sensazione forte è che Bulgaria, Malta ed Azerbaigian facciano poco testo e che ci possa avvantaggiare aver già vinto proprio in Norvegia.
PRESTAZIONE MINIMA – Per un risultato che in fin dei conti ci può stare e che non arreca danni irrecuperabili arriva in cambio una prestazione davvero deludente: l’avversario era sì di buon livello ma – non dimentichiamolo – anch’esso eliminato alla fase a gironi di Brasile 2014. Peraltro da un non irresistibile Messico. Insomma non affrontavamo un mostro sacro dell’attuale calcio mondiale eppure, sia nell’approccio diplomatico alla gara che poi nel suo effettivo svolgimento, lo abbiamo fatto passare per tale: Croazia disumana ed Italia piccola realtà che prova con scarso esito a contrastarla. Tra le mura amiche del San Siro. No, qualcosa di sbagliato ci deve essere: tutto quel che volete ma è impossibile essere arrivati a tanto. Meglio ammettere – ed anche questo ci può stare, figuriamoci – che la cura Conte non abbia ancora sortito effetti e che quest’Italia è ferma al livello purtroppo constatato nello scenario del Mondiale.
INERMI DI FRONTE AL PALLEGGIO CROATO – Diciamocelo chiaramente: la Croazia di Kovac non ha espugnato San Siro per una questione puramente casuale. Gli slavi hanno imposto il proprio credo calcistico per l’intero arco della gara dominando sia il possesso che gli spazi e – fattore ancor più preoccupante per le sorti azzurre – facendo sembrare il tutto decisamente agevole. A questa Italia manca qualità e lo abbiamo raccontato in diversi editoriali precedenti ma ieri è venuta meno anche l’intensità: pressing a vuoto e distanze tra i reparti non delineate hanno lasciato campo libero ad una Croazia poco cattiva negli ultimi metri. Perso Modric è subentrato Kovacic ma a mettersi in luce – oltre all’autore del gol Ivan Perisic, che nel finale ha graziato l’Italia – è stato uno splendido Marcelo Brozovic: classe ’92 ma già re del centrocampo, ha alternato gioco corto a lungo con sapienza da veterano mettendo a nudo le carenze italiane. Quasi a mostrare in uno specchio quel che manca. Necessario in tal senso il rientro di un tale Andrea Pirlo e nello stesso tempo accelerare il percorso di apprendimento dell’erede Marco Verratti: già uomo chiave nel Psg, fatica ad imporsi in nazionale ma è proprio di un uomo d’ordine e genialità che Conte ha bisogno.
UNA NOTA LIETA ED UNA STONATA – Il sorriso in un’Italia che non può ridere arriva da Stephan El Shaarawy: l’avevamo chiamata e così è stato, il Faraone non appena ha messo piede in campo nella ripresa ha subito inscenato tutto il suo repertorio. Velocità ed abilità nella conclusione, intelligenza nel farsi trovare dai suoi compagni e guardare subito alla porta avversaria: nell’ambito dell’operazione qualità che inevitabilmente dovrà percorrere Antonio Conte l’uomo con la cresta deve recitare una parte cruciale. Stando così le cose un impiego da titolare per El Shaarawy è più che plausibile e a dirla tutta necessario: il tandem Immobile-Zaza può funzionare finché il livello dell’avversario lo consenta. Il rammarico in una Croazia che invece può ridere giunge dai suoi tifosi: è possibile che ogni qualvolta arrivino in Italia le nazionali serbe e croate ci si debba aspettare il peggio? E come sono entrati tutti quei fumogeni all’interno dell’impianto? Se alla base del disagio slavo c’è una questione culturale difficilmente dirimibile quel che possiamo fare è attivare la macchina al meglio delle sue opportunità, affinché alcune cose non possano accadere. Nette le prese di posizione avverse del commissario tecnico e dei calciatori croati, parole lodevoli che difficilmente serviranno: alla prossima chi di dovere non si lasci trovare impreparato.