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«Burgnich, il soprannome Roccia e il gol di Pelé»

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Il racconto su Tarcisio , ex difensore dell’Inter e della nazionale italiana. Tutti i dettagli e la storia

«Roccia è il nome che gli assegnò, a futura memoria, il capitano Armando Picchi». Era il 6 ottobre 1963, Spal-Inter, quando l’ala ferrarese Novelli andò a sbattere contro un avversario nerazzurro e finì per rimbalzare a qualche metro di distanza, mentre l’altro proseguì imperturbabile la sua azione. L’altro era Tarcisio Burgnich e Armando, che aveva giocato nella Spal, andò a consolare il suo vecchio compagno di squadra rotolato sull’erba: «Per forza, quello è una roccia». Inizia così il Ritratto d’autore che sul Corriere della Sera Paolo Di Stefano dedica al difensore dell’Inter e della Nazionale. Proseguendo la sua descrizione rievocando uno degli episodi più memorabili della sua carriera: «Quando si parla di Burgnich, arcigno, coriaceo, implacabile sono gli aggettivi più frequenti, qualcuno lo definisce una colonna, la Colonna della difesa di Helenio Herrera, che lo volle a Milano dopo una stagione così così alla Juventus e una stagione piena al Palermo. Gianni Brera, dopo il 4-3 di Città del Messico contro la Germania, lo chiamò l’Immenso, l’eroe della giornata, e gli assegnò in pagella un «9 più come minimo», non tanto per il gol del 2-2, già in sé sufficiente a iscriverlo nella leggenda dei santi difensori: quel voto era un premio per «aver tenuto l’area da grandissimo gladiatore». E se lo diceva il Gioann fu Carlo…».

Dopo Italia-Germania 4-3 ci fu la finale con il Brasile. Nella quale Burgnich si trovò a disagio (e non avrebbe potuto essere altrimenti) con un Pelé in condizioni scintillanti, che riuscì a segnare uno dei gol più iconici della sua storia. Bruno Pizzul ha raccontato quel fatidico momento così.

Il gol di PELÈ di Messico '70 all'ITALIA raccontato da Bruno PIZZUL

Paolo Di Stefano lo rievoca ricordando come sempre Gianni Brera fosse costretto a dargli un’insufficienza in pagella con un 5,5, riconoscendogli di essersi «arrangiato su questo autentico fenomeno del football ricorrendo a falli non sleali, ma comunque contrari al regolamento». E calcando la mano, avrebbe scritto che nel tentativo di contrastare il colpo di testa di O’Rey Burgnich «diede la strana sensazione di essere appeso a un ramo di mango».

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