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Buon compleanno a… Youssef Maleh

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Youssef Maleh compie oggi 25 anni: l’italo marocchino ha l’occasione con D’Aversa di prendersi il Lecce, dimostrando il suo talento

Oggi Youssef Maleh compie 25 anni. Nato in Italia, figlio di genitori marocchini, calcisticamente parlando abbiamo iniziato a conoscerlo vedendolo all’opera con la maglia azzurra dell’Under 21.

Di lui si è parlato come di un giocatore che ricordava Federico Bernardeschi e chissà se è anche per questo che ad un certo punto la Fiorentina lo va a prendere, dopo averlo seguito in C nel Ravenna e in B nel Venezia. Esperienze formative, che inducono il direttore generale della Viola, Joe Barone, a raccontare in conferenza stampa la genesi dell’operazione: «Valentino Angeloni due anni fa era ds al Venezia ed ha segnalato immediatamente Maleh, visto che lo conosceva: lo abbiamo seguito in una partita particolare dove fece un gol splendido di sinistro con la Nazionale Under-21».

Youssef è un ragazzo che si spiega in fondo con poco. Gli piace definirsi con la faccia della determinazione assoluta, quella che ci vuole per emergere in un contesto via via più difficile: «Cerco di essere sempre concentrato su quello che devo fare in campo. Faccio pochi sorrisi». Quando arriva in conferenza stampa nel suo nuovo club, non si nasconde la difficoltà di misurarsi in un campionato che ancora non ha conosciuto, ma che si è guadagnato con le buone prestazioni in Laguna: «La Serie A non l’ho mai giocata, so che è una categoria difficile. Anche in C e in B ho dovuto fare un periodo d’adattamento, poi abbiamo conquistato la promozione. Ora mi metterò con la testa giusta, per migliorarmi ed adattarmi». Comunica subito che gli piace osservare da vicino Jack Bonaventura, che occupa la sua posizione in campo e dal quale c’è da imparare. Si percepisce dalle sue parole che è conscio della nuova sfida rappresentata anche dalla concorrenza interna: «Mi hanno sorpreso un po’ tutti, hanno grande qualità». Quanto alle sue caratteristiche tecniche, la sua auto-presentazione è chiara: «Ho giocato in più ruoli, in passato mi è stato chiesto di giocare da più parti del campo, sia da Dionisi che da Zanetti. Il ruolo che preferisco è la mezzala sinistra, ora sto cercando di recepire quanto mi chiede mister Italiano. Sono fortunato perché il modulo è il 4-3-3, se poi dovesse essere diverso non ci sarebbero problemi perché sono abituato».

Nel 2021-22 Maleh gioca non poco con Vincenzo Italiano. Sono 28 le gare in campionato, 33 complessive, 2 gol in Serie A e uno in Coppa Italia. Il suo primo exploit avviene a Bologna, club che successivamente lo cercherà sul mercato quando le cose vanno meno bene a Firenze.

La rete lo rende felicissimo, è una deviazione di testa sottoporta. Stupisce che al contrario di altri che impazziscono quando rompono il ghiaccio, lui quasi non sottolinea ciò che ha combinato se non mimando un cuore. Forse l’accelerazione del battito cardiaco lo blocca invece di farlo sfogare, per di più è nato nei pressi di Bologna, stenta a credere a ciò che ha fatto: «Un’emozione unica ed indimenticabile, non mi aspettavo di segnare a casa mia. Ho esultato un po’ timidamente perché ero un po’ stanco, però è così che esulto da quando sto con la mia fidanzata e finora ha portato fortuna».

L’anno successivo non è altrettanto positivo. Per questo, a gennaio, Pantaleo Corvino fiuta l’occasione e decide di portarlo al Lecce.

Sergio Mencucci, l’amministratore delegato della società salentina, rimane colpito dal nuovo arrivato: «É un bravo ragazzo e un gran lavoratore, spero possa rimanere a fine stagione. Ovviamente è tutto legato alla nostra salvezza». Perché l’esperienza in Puglia possa proseguire e il prestito oneroso con diritto di riscatto si trasformi in acquisizione definitiva, è necessario che il Lecce rimanga in Serie A. Un’operazione che riesce, senza neppure eccessivi patemi d’animo: un po’ la concorrenza oggettivamente esprime minore qualità; un po’ i giallorossi, soprattutto quando incontrano le grandi, dimostrano di avere coraggio a sufficienza per meritarsi di raggiungere l’impresa. Youssef non fa nulla di eccezionale, ma il tempo per giocarsi le proprie carte è quello di adesso, con una stagione piena da vivere tutta e con un nuovo allenatore come Roberto D’Aversa che può cambiare le gerarchie codificate l’anno scorso da Marco Baroni.

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