Bundesliga

Buon compleanno a… Timo Werner

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Oggi Timo Werner compie 27 anni. Venerdì sera si trovava a Dortmund, a osservare dalla panchina il confronto tra il Borussia e il suo Lipsia. Buttato nella mischia da Rose per gli ultimi minuti al posto di Nkunku, si è fatto notare andando vicino al gol che avrebbe determinato il pareggio. Una situazione non felicissima, ma tutto sommato migliore se paragonata alla notizia che sei anni fa aveva dato la Bild: il ragazzo non sarebbe andato al Westfalen Stadion a causa dell’eccessivo frastuono che di solito caratterizza l’impianto. Poco tempo prima, infatti, in occasione del match di Champions League con il Besiktas, il ragazzo si era fatto sostituire accusando un malore e la motivazione sembrava il troppo rumore, tanto che si era fatto dare dei tappi dalla panchina.

Sembrerebbe il ritratto di un timido, o meglio, di un intimidito o se preferite di un infastidito, il che lo rende umanissimo. Il contrario dell’immagine che di solito si associa agli attaccanti, che si vuole spietati, cattivi, rudi, più forti delle botte dei difensori, che dovrebbero fare più male delle condizioni acustiche. Lui no, è altra cosa. Rimanendo comunque una punta di buonissimo livello, che da 7 stagioni – compresa quella in corso – chiude in doppia cifra e che nell’RB Lipsia perché nessuno ha segnato come lui dalla fondazione a oggi.

Però, quella sensazione d’incompiutezza è realmente forte, lo accompagna da un bel po’. Forse perché Lipsia è il luogo ideale, quello nel quale è diventato il capocannoniere della Bundesliga al suo primo anno e dove ha capitalizzato quello che aveva combinato prima nella sua Stoccarda, diventando il più giovane calciatore a raggiungere quota 100 presenze all’età di 20 anni e mezzo. Altrove, invece, c’è stato qualche problema, anche molto discusso. Con la Nazionale non è che abbia numeri scarsi (24 i gol in 55 incontri, gli ultimi 2 segnati proprio all’Italia), ma ai due appuntamenti Mondiali ha bucato: in Russia deludendo, in Qatar saltando (ma non è che i suoi compagni siano stati molto presenti, pur essendo lì…).

Oppure, più probabilmente, è stato il biennio londinese a cucirgli addosso il ruolo dell’incompreso, dell’insoddisfatto e dell’insoddisfacente. Dal 2020 al 2022, nel Chelsea Werner è arrivato a risultare più convincente in Europa che in Premier League. Detto così, potrebbe sembrare persino meglio per un club che la Champions se l’è vinta, ma numericamente le gare che lo hanno messo nel mirino sono state troppe per non sapere di bocciature. Clamorosa, in quanto esplicita, fu quella di un opinionista dal parere oggettivamente pesante: Marco Van Basten. L’ex milanista fu tranchant: «È quasi commovente vederlo all’opera. Si vede che non ha fiducia, ma da allenatore si nota che è sempre nel posto giusto. Non credo sia abbastanza forte per giocare ad alti livelli».

E dire che lui si è sempre mostrato disponibile. Quando l’anno scorso si è trovato Lukaku di ritorno da Milano, lo ha accolto come dovrebbe fare un vero compagno di squadra: «Al Lipsia mi ha sempre aiutato avere un centravanti di stazza al mio fianco. Penso che sia un bene perché non sono il più grosso e quando giochi da solo in attacco hai l’attenzione di uno o due difensori di stazza».

Forse è anche per questa sua propensione a non essere egoista, a non accampare diritti, ad un certo punto non ce l’ha più fatta. E non le ha mandate a dire, indirizzando a Tuchel il suo pensiero, sottolineando come in certe scelte tecniche ci fossero di mezzo ingombranti parametri economici a condizionarle: «Il problema più grande è stato avere davanti un attaccante come Lukaku, un grande attaccante che doveva giocare dopo essere costato 120 milioni».

Anche in questa edizione di Champions League, Timo ha trovato il gol due volte nella fase a gironi, contro Celtic e Real Madrid. Se tra un po’ di giorni giocherà il ritorno di Manchester City-RB Lipsia, un’occhiata sarà bene dargliela per evitare di esserne sorpresi.

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