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Buon compleanno a… Theo Hernandez

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Oggi Theo Hernandez compie 26 anni. Quando si parla di lui, in ottica futura, si oscilla fra due posizioni. In una ci si domanda…

Oggi Theo Hernandez compie 26 anni. Quando si parla di lui, in ottica futura, si oscilla fra due posizioni. In una ci si domanda se il Milan saprà resistere alla corte che nei confronti del francese arriva da più parti. In una formula, se non succederà anche per lui quel che è capitato la scorsa estate con Sandro Tonali: quando suonano le sirene della Premier League non è un allarme, bensì il segnale che stanno arrivando valigie piene di soldi per importare un giocatore nel campionato più ricco e visto del pianeta.

Anche per questo, oltre che per sottolineare l’importanza strategica di Theo nello scacchiere di Stefano Pioli, uno dei tormentoni più gettonati è quello di pescare da qualche parte un vice. Non tanto per eleggere e poi promuovere un sostituto, ma per avere qualcuno in rosa che lo possa far rifiatare.

Perché da tre anni a questa parte, conteggiando anche le importanti apparizioni in nazionale, stiamo parlando di un giocatore che ara la fascia sinistra una cinquantina di volte all’anno. E questo succede nonostante non manchi qualche leggero fastidio fisico, superato il quale sembra mettersi in moto più veloce e scattante di prima. Cosa muove il passo di Hernandez? Sul piano delle motivazioni, in un’intervista alla rivista Undici, il giocatore ha spiegato la sua costante voglia di perfezionarsi, non così scontata per uno che parte da una base naturale già di buonissimo livello e potrebbe anche avere la tentazione di vivere un po’ di rendita: ««Quando sono arrivato al Milan non difendevo bene. Adesso sono migliorato, ma posso ancora migliorare di più: devo migliorare, in tante cose diverse. Migliorare con la Champions League? No, io cresco qui, in allenamento, tutti i giorni, lavorando, facendo quello che dice il Mister. Ho quasi 25 anni e devo continuare a lavorare, perché voglio crescere e migliorare ancora. Sono molto felice al Milan, la gente qui mi aiuta e mi ama, la squadra è forte e lavoriamo bene». Si potrebbe aggiungere a questo riconoscimento del club quanto da lui espresso in una conferenza stampa importante. Era l’ottobre di due anni fa, Didier Deschamps aveva convocato insieme i due fratelli, Theo e Lucas, che non avevano nascosto che in famiglia si erano commossi per l’evento. Il milanista buttò lì una considerazione che aveva dentro, partiva da lontano proprio come certe sue azioni travolgenti: «È il lavoro che ha pagato. Non abbiamo avuto un’infanzia facile, questo è ciò che ci ha fatto ambire a diventare calciatori professionisti». Indagando invece le ragioni fisiche del suo dinamismo, si può partire – come hanno fatto molti – cercando di capire come sia possibile riuscire in quei coast to coast palla al piede che a Milano avevano già visto, ma a farli era un certo George Weah, non un difensore capace di superare tutti con uno slancio incontenibile.

Il gol di Hernandez con l’Atalanta ha provato a spiegarlo a Tuttosport Paolo Camossi, allenatore appena lasciato da Marcel Jacobs: «Quello che ho visto in lui è una corsa più simile a quella dei velocisti rispetto a quella cui siamo abituati a vedere in un campo di calcio. É bello perché quando si trova in campo libero, Theo riesce a farlo quasi come se non ci fosse il pallone. Con una corsa così sciolta sarebbe interessante vederlo all’opera sui 200 metri». Di certo un unicum, anche non mancano esterni bassi rapidi. Nel calcio del passato, c’è chi si è riconosciuto in lui, come il fu milanista Serginho: «Mi piace Theo, è uno che mi fa ricordare un po’ me. È uno aggressivo, è uno a cui piace tirare in porta, crea. Ogni tanto sbaglia in difesa, ma è normale. Credo che non abbia ancora trovato il suo equilibrio, è ancora giovane e sicuramente lo troverà. Diventerà il prima possibile il terzino più forte del mondo». Il suo compagno di sinistra, Leao, è meno dubitativo e lo ha scritto sui suoi profili social vedendolo all’opera nella semifinale in Qatar tra Francia e Marocco, dove è andato in gol dopo 279 secondi: «Theo miglior terzino sinistro al mondo». Senza indugi e dritti al punto, come in certe azioni che esaltano San Siro.

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