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Buon compleanno a… Sergio Conceiçao

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49 anni oggi per Sergio Conceiçao, uno degli allenatori più interessanti sul panorama internazionale, da 7 anni al Porto

Oggi Sergio Conceiçao compie 49 anni. Con lui stiamo parlando certamente di uno degli allenatori più interessanti del panorama europeo. Anche se non è facile, e non lo sarà neanche nel futuro, strapparlo al Porto, il club dove ha giocato in due riprese diverse e che guida da 7 stagioni. Un tempo lungo, tenendo conto ormai delle consuetudini del calcio contemporaneo, dove è sempre più difficile stare molto sulla stessa panchina. Ma i risultati sono stati sempre all’altezza: in patria ha un andamento regolare, alternando un primo al secondo posto; in Europa la sua squadra è sempre stata all’altezza di una tradizione importante, fatta di due Coppe dei Campioni/Champions League, che ha “lanciato” un mister epocale come José Mourinho e che lo stesso Conceiçao ha riassunto in un concetto quando i suoi giocatori lo hanno celebrato per avere raggiunto il traguardo delle 200 partite: «In questo club non si festeggiano le vittorie ma i titoli. E noi vogliamo sempre di più». Che quest’anno significa la pressoché certezza di accedere agli ottavi della massima competizione europea, dove condivide il primato con il Barcellona e potrebbe persino andare a disturbarlo per poter guadagnare il primo posto e apparecchiarsi un sorteggio migliore.

C’è possibilità di vedere Sergio Conceiçao fuori dal Portogallo? A giudicare dal suo percorso, è un’eventualità da non escludere. In tutti questi anni, ha fatto solo una breve esperienza, peraltro positiva, in Francia, quando è subentrato in corso d’opera nel Nantes.

Dopo quei mesi, è iniziata la lunga avventura nel Porto, che non ha esitato a rinnovare il contratto, anche per il legame forte che esiste, sottolineato dallo stesso Conceiçao in maniera esplicita e quanto mai forte: «Sento l’affetto che i sostenitori hanno per me, perché sentono che sono uno che li difende e porta vittorie al club. Non vogliono un allenatore simpatico, meno bello o meno alto, quello che vogliono è vincere, come me anche il presidente».

Ma in qualche maniera, è un cane che si morde la coda: più vinci, più fatalmente l’attenzione degli altri aumenta e con essa la forza attrattiva che possono esercitare nei suoi confronti. Già 6 anni fa, quando ha iniziato a farsi conoscere ed apprezzare, non aveva nascosto di guardare altrove, in una panoramica che partiva dall’Italia, dove si è fatto apprezzare e tanto come giocatore: «Mi è rimasta nel cuore dopo gli anni di Roma, Parma e Milano. Voglio tornare, anche se non escludo la Premier League che affascina. Ma c’è tempo, prima devo far bene con il Porto». A La Gazzetta dello Sport, nel 2017, si presentò con le idee chiare sugli esempi dai quali prendere ispirazione: «Mourinho, Eriksson, Sacchi… Tutti spettacolari, ma voglio essere Conceição. Senza presunzione. Negli ultimi anni il calcio è cambiato, oggi si lavora tanto sui dettagli. Prima non era così. Anche volendo, diventa difficile fare dei paragoni con il passato».

Dai e dai, vinci e ti confermi, il suo nome si è fatto negli ultimi mesi per due piazze molto importanti. Una era Parigi, prima che si concretizzasse la candidatura di Luis Enrique, un’altra è stata Napoli, dove avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di proseguire nel lavoro di Luciano Spalletti.

Un’eventualità smentita solennemente da Aurelio De Laurentiis: «Jorge Mendes è un vero amico. Abbiamo avuto diverse conversazioni negli ultimi tre mesi e lui ha proposto tre o quattro allenatori, ma non abbiamo mai avviato alcuna trattativa. Non ho mai parlato con Sérgio Conceição».

L’ultimo viaggio professionale da noi l’ha fatto lo scorso anno, da avversario in Champions dell’Inter di Inzaghi. In quel caso, sempre alla Gazzetta, Dario Marcolin, che è stato compagno di entrambi alla Lazio, ha tracciato un ritratto di due allenatori molto somiglianti: «Li vedo molto simili nell’attenzione alla fase difensiva, ne sono entrambi ossessionati. E questa è una grande sorpresa se pensiamo che in fondo da giovani erano due attaccanti. Il Porto di Sergio è una squadra granitica, difficile da sorprendere, molto fisica, sempre super equilibrato». Se a qualcuno piace la concretezza e l’organizzazione di Simone, chissà che non punti prima o poi sulla versione lusitana, potrebbe essere la scelta giusta.

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