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Buon compleanno a… Paulo Roberto Falcao

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Buon compleanno a… Paulo Roberto Falcao, storico ex centrocampista brasiliano della Roma che compie oggi 70 anni

Oggi Paulo Roberto Falcao compie 70 anni. Una ricorrenza importante, per la quale è lecito che qualche romanista della sua età, o anche chi era bambino e ha sognato vedendo le sue gesta, spenda qualche lacrima e nutra un po’ di sana nostalgia. E se, ha qualche tifoso più giovane al quale raccontare chi sia stato il Divino, magari si eserciterà a confrontare i giorni del suo arrivo con quelli di Big Roma Lukaku. Entrambi Re, entrambi produttori di delirio collettivo, con la differenza che del belga si sa tutto e persino troppo, oltre al fatto di essere molto conosciuto nei pregi e nei difetti, già solo per averlo affrontato da avversario. Invece Falcao arriva nell’estate del 1980 come unico e primo straniero dopo la riapertura delle frontiere, si accompagna a una fama guadagnata in patria con l’Internacional di Porto Alegre, in quanto nazionale verde-oro fa sognare perché il mito del Brasile all’epoca ha una potenza oggi inimmaginabile. Anche se lui è anomalo, non è un giocoliere, pur possedendo una grande tecnica. Vedendolo all’opera, si rimane incantati da come si muove senza palla, accorciando sempre sul compagno più vicino per aiutarlo, ripulire l’azione, aprire nuove strade. Roma cade ai suoi piedi, lo proclama Ottavo Re della città, lo segue con una curiosità morbosa e un affetto estremo. E come in ogni storia d’amore, finisce anche col sentirsene tradita quando lui sceglie di non calciare il rigore in Roma-Liverpool, l’apogeo della storia giallorossa, la finale di Coppa dei Campioni. Un atto di “diserzione” così clamorosa che il suo compagno Cerezo ritiene semplicemente impossibile ancora adesso, ad anni di distanza: «Io a questa storia non ho mai creduto. Per me Paulo Roberto avrebbe calciato il quinto rigore. Ma con lui non ne ho mai parlato: troppo dolorosa quella partita».

Il giovane supporter della Magica, probabilmente, se non lo conosce ne ha però sentito parlare durante quest’estate. Principalmente per le sue dimissioni da coordinatore dell’area tecnica del Santos, quando è stato accusato di molestie sessuali, alle quali ha risposto facendo prontamente un passo indietro con un comunicato: «Nel rispetto dei tifosi del Santos Football Club, per le recenti proteste di fronte alle prestazioni della squadra in campo, ho deciso di lasciare la carica di coordinatore sportivo in questa data. Il mio sentimento è innanzitutto difendere l’immagine dell’istituzione. In merito all’accusa fatta questo venerdì, ricevuta con sorpresa dai media, affermo che non è avvenuta».

In precedenza, Falcao è stato coinvolto in un’importante trattativa – pre-Lukaku – non andata a buon fine: «Marcos Leonardo è stato cercato dalla Roma che ha parlato con il presidente, io non mi sono messo in gioco, non lo faccio mai. Ho parlato con il presidente e l’offerta della Roma, oltre alle condizioni, era bassa. Non c’è modo di fare l’affare». Insomma, avere un ex romanista coinvolto non è servito. Anche se lui il club non l’ha mai dimenticato, vuoi per lo storico scudetto vinto, vuoi per quello che ritiene di avere meritato.

Un po’ di tempo fa, richiesto di un commento sulle alte aspettative che si vivono nel mondo giallorosso e – segnatamente – quando si era nel pieno della gestione di James Pallotta, ha fornito una spiegazione acuta: «Credo sia un po’ colpa nostra. La mia generazione ha modificato la mentalità, l’ambiente. Ha abituato i romanisti a pensare in grande. Quando arrivai io, lessi subito il motto: la Roma non si discute, si ama. Bellissimo dal punto di vista dei tifosi, che ti sostengono sempre. Ma dannoso per chi deve amministrare una squadra».
Infine, giusto per alimentare la discussione più bella che esista tra generazioni diverse di tifosi, quella dei paragoni, chi ha visto Falcao dal vivo e chi no si confrontino insieme su questa idea lanciata quando un suo presunto erede giocava nel Brescia. Ne è autore Massimo Cellino: «Tonali mi ricorda Falcao. Un giocatore completo, un po’ atipico. Ha il sangue freddo di un killer, il sorriso di un bambino e ha ancora 19 anni. É una bella sorpresa, un bel giocatore. Un mezzo marziano».

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