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Buon compleanno a… Maarten Stekelenburg

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Oggi Maarten Stekelenburg compie 41 anni. Un anno fa ha detto basta al calcio e ha salutato il pubblico di Amsterdam in occasione della gara con l’Utrecht. I suoi compagni segnavano 3 gol – e tra questi c’era quello del futuro “italiano” Klaassen -, lui chiudeva una lunga carriera che proprio dall’Ajax ha preso le mosse nel lontano 2002, per poi direzionarsi altrove e chiudere nuovamente nel club che lo ha reso grande.

E che lo ha visto giocare un grandissimo Mondiale nel 2010, fino a raggiungere la finale che la sua Olanda ha perso con la Spagna solo ai supplementari per effetto del gol di Iniesta. Mancavano solo 3 minuti ai calci di rigore. Anche se certo, il ricordo più piacevole è sicuramente la serie di ottimi interventi nella sfida che ha determinato l’eliminazione del Brasile. Un livello di rendimento che non ha mai più raggiunto e che lui aveva bene in testa. Tanto da riderne apertamente, come sa fare chi possiede il senso della realtà, in un colloquio con i giornalisti quando tre anni dopo arriva a dire: «Voglio diventare il portiere migliore del Mondiale che si giocherà in Brasile nel 2014». Aggiungendo un divertito: «Spero che voi giornalisti non vi siate dimenticati di me…». Non andrà così e l’ultima grande competizione con la sua nazionale sarà l’Europeo nel 2021, dove sarà il titolare e non è un evento secondario riuscire a tornare in prima fila a una certa età, come succede solo a chi davvero ha saputo essere un numero 1.

É molto probabile che i tifosi della Roma non abbiano nei suoi confronti un giudizio così lusinghiero o anche solo comprensivo. Dal 2011 al 2013 il biennio trascorso nella capitale è piuttosto deludente. C’è, anzi, chi ritiene che per la scelta fatta da Walter Sabatini si possa parlare di vero e proprio flop. La prima stagione non inizia bene, in Slovan-Roma trascorre 80 minuti in tutta tranquillità, per poi farsi «freddare come un bambino da Dobrotka di testa», scrivono le cronache dell’epoca. La sensazione prevalente è che Luis Enrique non trovi in lui quella sicurezza che dovrebbe avere per statuto. Va peggio l’anno dopo con Zdenek Zeman, fino addirittura a perdere il posto. Con l’uscita di scena si riscatta, ritrova titolarità e motivazioni, non nasconde di essere soddisfatto: «Con Andreazzoli è cambiata la fiducia, la squadra gioca con un nuovo sistema di gioco e io ho ritrovato il campo». Si rende protagonista di un discreto finale, dice apertamente di volere restare, ma poi va via. Peraltro, con spirito autocritico, quando ritroverà i giallorossi da avversario, non cercherà giustificazioni di sorta sulle sue mancanze e non accamperà scuse incolpando altri: «Se non è andata bene è stata colpa mia, sono stati anni difficili ma è stata una bella esperienza, seppur complicata».

Una sincerità che esprimerà anche al termine dell’esperienza successiva a quella italiana: «Sono arrivato al Fulham per giocare in Premier League e conquistarmi un posto per i Mondiali, ma ho fallito su entrambi i fronti». Tanto da finire come portiere titolare, sì, ma della squadra dei giocatori deludenti del 2013-14, stilata dal Daily Mail e composta con la presenza anche di alcuni compagni del presente e del passato: Stekelenburg (Fulham); Lowton (Aston Villa), Amorebieta (Fulham), Diakite (Sunderland), Cissokho (Liverpool); Lamela (Tottenham), Fellaini (Manchester United), Kallstrom (Arsenal); Cornelius (Cardiff), Van Wolfswinkel (Norwich), Bent (Fulham). Da lì in poi, il percorso sarà ancora orientato su diverse tappe Da Londra si sposterà in Ligue 1, al Monaco, dove collezionerà una sola presenza in campionato. Poi ci sarà il ritorno in Inghilterra, prima al Southampton, quindi all’Everton.

A Liverpool trascorrerà un anno da protagonista e tre lunghe stagioni da comparsa, per poi fare ritorno a casa, nell’Ajax dove, da giovane, «era casa mia e tutto era perfetto».

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